UNA DI NOI

«La nostra inviata»

TICINO
BERETTA GIANNI,LUGANO

«Giuliana Sgrena è una professionista estremamente seria, molto attendibile e precisa, che ci racconta quello che vede succedere, si attiene ai fatti separandoli dalle opinioni e a lei chiediamo, come a tutti i collaboratori, anche dei commenti presentandoli come tali. Per questo è lei il nostro punto di riferimento a Baghdad». Parla Roberto Antonini, responsabile dell'informazione alla Radio Svizzera Italiana, emittente pubblica alla quale Giuliana collabora da anni, sia al giornale-radio che al magazine di approfondimento Modem. Il sequestro di Giuliana ha avuto un impatto forte nella Svizzera italiana, ben al di là dell'aspetto mediatico, perché la sua è una voce conosciuta e per i suoi reportage sul quotidiano liberal-progressista La Regione (il secondo per diffusione nel Ticino) e sul settimanale sindacale Area. Non è casuale che la direzione della Rtsi abbia diffuso fin dai primi giorni un comunicato denunciando il sequestro della «nostra collaboratrice» e la preoccupazione per la sua integrità fisica, oltre che per l'idea stessa di libertà e indipendenza della stampa. Antonini ci segnala poi che «la direzione della Rtsi ha espresso soddisfazione per l'intervento della nostra ministro degli esteri, Micheline Calmy-Rey, che ha messo a disposizione dell'Italia i suoi buoni uffici, cioè il massimo sostegno diplomatico per una collega italiana che collabora per una testata svizzera». Per il nostro interlocutore, l'inusuale iniziativa della ministro di un paese che non è parte della coalizione e che anzi negò fin dal principio il sorvolo del proprio spazio aereo ai velivoli di guerra Usa, oltre che significativo per il dramma che vive Giuliana, costituisce un segnale di evoluzione nella tradizionale concezione della neutralità svizzera che «talvolta può venire utile ma che non può solo significare non prendere posizione».

Antonini si riferisce poi alla costituzione del gruppo svizzero-italiano di Reporters sans Frontieres, che sarà formalizzato questa sera all'università di Lugano in un incontro pubblico che ha per tema «giornalisti in pericolo»; alla presenza del fondatore francese di Rsf, Robert Menar, e di George Malbrunot, giornalista ex ostaggio in Iraq: «In Svizzera abbiamo una lunga tradizione di attenzione agli eventi esteri, soprattutto nelle radio; così come sono frequenti le collaborazioni transfrontaliere con colleghi italiani (come nel caso di Giuliana Sgrena) o di svizzeri romandi con i francesi». «Abbiamo pochi mezzi - continua Antonini - ma anche noi siamo sul terreno come gli altri e abbiamo perduto un collega della radio romanda nei Balcani; perciò è naturale la nascita della sezione ticinese di Rsf, per la costante difesa della libertà di stampa minacciata dal cecchino di turno, o in un paese democratico come la Svizzera o l'Italia da indebite pressioni politiche o da un oligopolio delle testate».

Da Besso, sede della radio, saliamo a Comano agli studi della Televisione Svizzera Italiana, dove ci riceve Maurizio Canetta, direttore del tg, nonché presidente dell'Associazione ticinese del giornalisti: «Dal giorno del sequestro della collega Florence, le radio e tv svizzere non hanno più inviati in Iraq; tant'è che noi stessi ci siamo avvalsi delle corrispondenze della nostra collaboratrice Barbara Schiavulli, che condivideva la stanza a Baghdad con Giuliana; due giornaliste di grande onestà intellettuale».

Canetta vede nella costituzione di Rsf in Ticino «un'antenna in più per la libertà d'informazione e per una mobilitazione delle coscienze per Giuliana e gli altri colleghi sequestrati, nella convinzione che pur essendo la nostra una piccola realtà giornalistica, tante di queste gocce insieme possono fare un fiume che va verso il mare». Il direttore del tg della Tsi apprezza poi «la scelta di sobrietà tenuta da il manifesto in questa drammatica vicenda, rispetto al diffuso atteggiamento patriottardo e di piagnisteo che contrasta col composto richiamo all'identità e all'unità nazionali».

Alle spalle di Maurizio Canetta fa capolino un coloratissimo calendario che raffigura il mese di febbraio con degli stormi di uccelli che tornano per la primavera (disposti in maniera di leggere il logo Tsi). Lo ha realizzato Enzo Baldoni, consulente pubblicitario della Televisione svizzera italiana fino all'ultimo giorno.

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