PRIMA

L'ovile di Bush

CASTELLINA LUCIANA,EUROPA/USA

Non è proprio vero, come è stato detto in questi giorni (forse per dare ancor maggior risalto alla missione di Bush in Europa) che quella di ieri sia stata la prima visita di un presidente americano alle istituzioni europee. Nel 1985, quarantennale della fine della guerra, Ronald Reagan venne addirittura a parlare al Parlamento europeo. Ma poiché si era nel pieno dell'installazione dei missili , una grossa fetta dell'assemblea di Strasburgo accolse il suo discorso alzandosi in piedi sui propri banchi, sul petto cartelloni che dicevano «no» e invocavano il disarmo. Fra loro non solo l'estrema sinistra ma moltissimi autorevoli deputati socialdemocratici, ex ministri, o ministri successivamente: inglesi, tedeschi, greci, spagnoli. Questa volta - i tempi sono cambiati - tutti sembrano molto più «corretti» (del resto l'incontro è stato oggi ristretto agli esponenti degli esecutivi), ma non è affatto vero che l'inedito sorriso inalberato da Condoleezza Rice e i toni accattivanti di Bush abbiano riportato tutti all'ovile atlantico, nonostante le educate parole di circostanza. Più franco di tutti il cancelliere tedesco che i suoi umori li aveva del resto espressi già due settimane fa alla conferenza per la sicurezza della Nato, a Monaco, proponendo che una commissione di esperti indipendenti studiasse una riforma della benemerita istituzione - il cui statuto è ormai da decenni del tutto privo di rispondenza alla realtà - affinché l'Europa vi contasse di più e così si creasse un luogo dove gli americani avrebbero discusso i loro progetti mondiali, oggi tutti decisi in modo unilaterale. Ma Rumsfeld, subito abbandonato il nuovo tono gioviale, gli aveva risposto a brutto muso che gli americani facevano quello che gli pareva. Persino i polacchi, campioni della nuova sudditanza a Washington, si sono arrabbiati. E quando la delegazione Usa ha illustrato le sue ultime idee sul da farsi in Iraq, e cioè un «contratto fra Stati uniti e Europa» in cui quest'ultima si dovrebbe impegnare ad addestrare 5.000 funzionari e 25.000 poliziotti iracheni; versare un miliardo di dollari per ricostruire quanto loro avevano distrutto nel paese e annullare il 50 per cento del suo debito, è stato l'ex tuttora autorevolissmo cancelliere tedesco Helmut Schmit a prendere la penna per dire che bisognava finirla con l'usare l'alleanza atlantica per «azioni volte alla diffusione della libertà e della democrazia al di là delle sue frontiere geografiche»; che, sebbene anche gli europei temano la proliferazione delle armi nucleari, sono consapevoli che «una speranza in questo senso si potrebbe avere solo se a dare il buon esempio fossero gli stati privilegiati dal Trattato», quelli che già ce le hanno, Stati uniti in testa, «attraverso una efficace autolimitazione»; che per Bush non sarà facile «cancellare l'impressione che Washington anche in futuro avrà tendenza ad agire senza riguardi per i trattati e le istituzioni internazionali, men che meno per l'Ue»; che, infine, sarebbe bene far capire «all'opinione pubblica americana che noi europei non vogliamo essere vassalli».SEGUE A PAGINA 4

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