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CIOTTI LUIGI,IRAQ/ITALIA/ROMA

Che bello sarebbe se, per una volta, i potenti del mondo, dai governi ai capi militari guardassero negli occhi chi è vittima delle armi e del terrore. Se ascoltassero per davvero Giuliana, nelle parole accorate, spaventate ma lucide e piene di verità che ci ha rivolto, sapendo che la sua vita dipende anche da loro. Razionalmente, temiamo che ciò non succederà, ma dobbiamo e vogliamo avere fiducia che possa invece avvenire. Perché solo un'incrollabile fiducia nell'uomo, nella sua capacità di conversione, cioè di cambiamento, ci consente di capire cos'è giusto e di riconoscerci e accettarci l'un l'altro. Anche se l'altro non vuole vedere e capire, anche se i suoi occhi e il suo cuore sono accecati dal potere o dall'odio, dalla paura o dall'avidità. La pace oggi ha parecchi nemici. Tra di essi quanti sulla guerra costruiscono affari e carriere. Ma il nemico forse più insidioso è l'indifferenza, la passività. E questo riguarda tutti, non solo chi ha il potere delle scelte e delle decisioni. Non è casuale che Giuliana si sia rivolta a noi, a quanti hanno lottato con lei, al popolo italiano affinché si faccia pressione e opera di convincimento sul governo.

Oggi a Roma lo faremo in tanti. Saremo lì a chiedere libertà e pace, fine dell'occupazione; a dire basta alla morte e al terrore. Lo chiederemo con le parole dei colleghi di Giuliana e Florence che interverranno dal palco, con la musica, ma soprattutto con la presenza di ciascuno di noi. Una presenza attiva, per nulla rassegnata. Per non lasciare sola Giuliana. Per non lasciare solo il suo compagno, Pier Scolari e i suoi familiari, il papà Franco, la mamma Antonietta e suo fratello Ivan.SEGUE IN ULTIMA

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