UNA DI NOI

Lettera a chi vota sulla guerra

STRADA GINO,IRAQ/ITALIA

Onorevoli Senatori, In questo momento siete riuniti per votare sul rifinanziamento della «missione italiana» in Iraq. La nostra Costituzione, al suo Articolo 11, ripudia la guerra, «l'Italia» ripudia la guerra. Quel voto non dovrebbe esistere, dovrebbe essere scontato che i membri del Parlamento rispettino la Costitu¡zione. E' grave che si riuniscano per decidere se violarla o meno. Vi scrivo da cittadino italiano, perché ho visto troppe volte governi di colore e segno «diverso» calpestare quella Costituzione e quell'articolo: il ripudio della guerra. Vi scrivo perché mi preoccupa sapere che il mio Paese, a cui tengo molto, è in mano a persone che non provano orrore, sgomento, ribrezzo all'idea di uccidere. Chiunque sia la vittima, sia chiaro. Di fronte alla guerra - che altro non è se non l'orrendo macello che abbiamo visto nei decenni passati, anche nel nostro Paese - non possono esistere categorie né giudizi politici. Perché la guerra nega il diritto alla vita, e nessuna «politica» può esistere se gli esseri umani mancano all'appello, ammazzati dalla guerra. Il non uccidere non è solo un comandamento cristiano, è un imperativo assoluto che deve valere per ciascun essere umano. Non si può accettare di uccidere, anche se in modi indiretti: se lo si fa, parole come democrazia e giustizia, diritti e solidarietà, cultura e convivenza civile perdono ogni significato. Sono convinto che la scelta per la pace e contro la guerra, per la vita e contro la morte, non possa essere soggetta agli andamenti della politica, ma debba sempre costituire il fondamento comune ad ogni politica. Non dovreste votare, Onorevoli Senatori, dovreste piuttosto fermarvi a riflettere, specie ora che ancora una volta una cittadina italiana è a rischio della vita per la guerra e per la sua logica, per quella sovversione totale di ogni regola che la guerra comporta. Giuliana è una amica, e ciò rende tutto più doloroso, ma ci siamo impegnati in passato anche per cercare di aiutare persone che neppure conoscevamo. Non ci devono essere truppe italiane a partecipare a una aggressione e a una occupazione militare. E' contro la Costituzione, ed è anche contro la coscienza di molti, l'essere di fatto complici degli orrori che abbiamo visto in questi anni in Iraq, dai bombardamenti ai sequestri, dalle autobombe alle cannonate, alle esecuzioni, alle sgozzature, alle torture. Uscire dalla guerra aiuterà non solo Giuliana e gli altri ostaggi, aiuterà milioni di iracheni che non ne possono più di guerra, a due anni dalla «liberazione». Purtroppo non potrà aiutare gli oltre centomila che sono morti in questi anni - come al solito, bambini e donne in prima fila. Ma potrebbe aiutare anche noi italiani a riprendere un po' di fiducia nella Costituzione, vedendola per una volta rispettata. Ci farebbe bene sapere che i nostri politici ritengono la guerra un crimine e magari, con un atto di orgoglio nazionale, decidono di riportare a casa «i nostri ragazzi». Vogliamo che tornino tutti, sani e salvi, civili e militari. Che si smetta di morire in Iraq e negli altri orrendi luoghi di guerra del pianeta. Sono certo che sia un sentire condiviso, e che la maggioranza degli italiani vuole che l'Italia esca dalla guerra.

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