SOCIETÀ

Arrestato il boss Di Lauro

DELLA CROCE MARINA,ITALIA/NAPOLI

Cosimo Di Lauro - venticinque anni, figlio del boss Paolo Di Lauro e «braccio armato» della famiglia - è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Napoli nella tarda serata di ieri. L'uomo è stato sorpreso in un appartamento del Rione Fiori, altrimenti detto «Terzo Mondo», tra Secondigliano e Scampìa dove i Di Lauro hanno il loro quartier generale. Un rifugio ritenuto sicuro, da cui impartire ordine agli uomini dell'organizzazione. A tradirlo è stato il cellulare che pure il boss non utilizzava mai per paura di essere individuato. Una precuzione inutile: i carabinieri, infatti, utilizzando una sofisticatissima apparecchiatura sono riusciti ad intercettarne lo stesso i segnali. Cosimo Di Lauro - da quando era cominciata la latitanza del padre - era considerato il reggente del clan dominante nel quartiere di Secondigliano. Quello stesso clan coinvolto - da alcuni mesi - nella sanguinosa faida con gli «scissionisti» per il controllo del mercato della droga: trentaquattro morti dall'ottobre del 2004 ad oggi. La caccia era cominciata già nella mattinata di ieri: prima con un blitz dei carabinieri e - qualche ora più tardi - con un tentativo di sfondamento dei carabinieri della guardia di Finanza. Le due operazioni non avevano sortito l'esito sperato ma avevano comuqnue costretto il giovane Di Lauro a non abbandonare l'appartamento.

In serata, infine, il movimentato blitz risolutivo.

Contro i carabinieri che procedevano all'arresto del figlio di «Ciruzzo `o milionario», si sono infatti scatenate le proteste di un gruppo di donne del quartiere che - radunatesi sotto l'edificio in cui Di Lauro si era nascosto - hanno preso a inveire e a scagliare oggetti. Per procedere al trasferimento dell'arrestato in caserma è stato necessario attendere l'arrivo dei rinforzi del X Battaglione Campania. Quella di ieri è stata quasi una replica alla manifestazione di protesta contro le forze dell' ordine avvenuta il 7 dicembre scorso, nella stessa zona, in occasione del blitz che portò all' arresto di decine di presunti affiliati al clan Di Lauro e al gruppo degli «scissionisti».

Soddisfatto il sostituto procuratore della Dda, Giovanni Corona: «Mi auguro che dopo l'arresto di Cosimo Di Lauro - ha auspicato il magistrato - ci sia uno stop nella faida di Secondigliano'». Corona si è anche dichiarato ottimista per l'esito del processo, già istruito, nei confronti di Paolo Di Lauro e di alcuni presunti affiliati all'organizzazione che detiene il controllo del mercato della droga nell'area a Nord di Napoli, nonostante la ritrattazione da parte di alcuni testimoni nel corso del procedimento.

Plaude all'operazione anche il presidente della commissione antimafia Roberto Centaro: «Un risultato straordinario - ha detto - che potrebbe rappresentare una svolta per mettere fine alla faida di Scampìa e che è il frutto del pressing esercitato da tutte le forze ordine messe in campo dal ministero dell'Interno». «Ora - ha aggiunto il presidente dell' Antimafia - occorre passare alla seconda fase, e cioè al risanamento del tessuto sociale e alla creazione di posti lavoro. La reazione delle donne di Scampia contro i carabinieri dà conto della necessità di recuperare il terreno perduto dallo Stato e acquisito dalla camorra su questo versante. Altrimenti rischiamo che la camorra, dando lavoro, faccia ciò che lo Stato dovrebbe fare, come avviene in certi quartieri di città sudamericane».

Un tributo alle forze dell'ordine è stato espresso anche da parte del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino che ne registra «un altro significativo successo»: «Un successo - afferma - che dà coraggio ai cittadini perché dimostra che la reazione dello stato c'è ed è forte perché la legalità non potrà che prevalere. Certamente preoccupa la reazione registrata a Secondigliano. Bisogna stare molto attenti perché non ci sia alcuna saldatura tra ambienti malavitosi e il disagio di alcune zone della città».

L'arresto di Cosimo Di Lauro segue a pochi giorni di distanza quello del suo luogotenente Giovanni Cortese - ventiquattro anni - catturato il 5 gennaio scorso e ritenuto componente del gruppo di fuoco del clan.



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