CULTURA

La storia sospesa di un manoscritto

BASSO LUCA,GERMANIA

«Abbandonammo tanto più volentieri il manoscritto alla rodente critica dei topi, in quanto avevamo già raggiunto il nostro scopo principale, che era di vedere chiaro in noi stessi». Così si esprime Marx, nella Prefazione a Per la critica dell'economia politica del 1859, a proposito dell'Ideologia tedesca. Proprio il fatto che quest'ultima non costituisca un testo concluso, bensì un insieme di scritti dotato di un carattere frammentario, è l'acquisizione più rilevante del Marx-Engels-Jahrbuch 2003 (Akademie Verlag, Berlin 2004, pp. 400, € 59,80): come sostengono nell'introduzione Herfried Münkler e Gerald Hubmann, «non esisteva, né nella primavera né nell'autunno del 1845, il progetto di un'opera in due libri, l'Ideologia tedesca». Eppure, quando nel 1932 apparve per la prima volta, nell'edizione storico-critica della Mega (Marx-Engels-Gesamtausgabe), l'Ideologia tedesca si presentava come uno scritto unitario e coeso, composto tra il 1845 e il 1846 da Marx e Engels con la collaborazione di Moses Hess, e restato a lungo inedito per motivi contingenti: il suo tema è costituito dalla polemica contro «la più recente filosofia tedesca», incarnata da Feuerbach, Bruno Bauer e Stirner, e contro il socialismo tedesco.

Nel dopoguerra questa impostazione venne mantenuta nell'edizione delle opere a cura dell'Istituto del marxismo-leninismo della Repubblica Democratica Tedesca: l'individuazione di una struttura sistematica svolgeva la precisa funzione, teorica e politica, di considerare il testo la prima esposizione del materialismo storico.

Alla luce di tale consolidata tradizione si rivela importante l'uscita del Marx-Engels-Jahrbuch 2003, il primo della nuova serie dell'annuario, incentrato proprio sul lavoro dei ricercatori della Mega2 (così chiamata per distinguerla dalla prima, che venne concepita dal russo Rjazanov negli anni `20 e rimase largamente incompleta), in vista di una nuova pubblicazione dell'Ideologia tedesca.

Il Marx-Engels-Jahrbuch 2003 è diviso in due volumi: il primo contiene il capitolo I su Feuerbach e il capitolo II su Bauer (a sinistra della pagina vengono riportati i passaggi del testo, nell'ordine e nella modalità con cui sono stati elaborati, e a destra le aggiunte e le correzioni dello stesso Marx), e il secondo mette a disposizione il rispettivo apparato critico. L'esame dei manoscritti compiuto dalla Mega2 fa emergere il loro carattere non sistematico ma frammentario, visto che essi non danno vita ad un blocco omogeneo: tale acquisizione non risulta rilevante solo sul piano filologico in senso stretto.

La posta in gioco risiede in una sostanziale ridefinizione della valenza complessiva dell'Ideologia tedesca, che in passato è stata oggetto di un acceso dibattito all'interno del marxismo: la mancanza di una teoria perfettamente organica esclude l'esistenza di una fondazione del materialismo storico, a differenza di quanto era stato sostenuto nelle precedenti edizioni critiche, e fornisce così un quadro più «mosso» dell'intero itinerario marxiano.

Tale «decostruzione filologica» non mira però ad un depotenziamento della critica marxiana, con la sua capacità di mettere in discussione i fondamenti stessi su cui si regge la società capitalistica, al di là di qualsiasi spirito di conciliazione nei confronti di assetti e saperi costituiti. Lo scopo del Marx-Engels-Jahrbuch 2003 consiste piuttosto nel riformulare, a partire da un'accurata indagine dei manoscritti, una serie di questioni senza inserirle all'interno di una teoria perfettamente codificata e conclusa. Si tratta, da un lato, di non ricadere in un rigido dogmatismo, in una ripetizione di schemi del marxismo più ortodosso, e, dall'altro, però, di non intendere la riflessione marxiana in modo così generico e indeterminato, da renderla compatibile con le più varie posizioni, persino con il liberalismo, seppur nella sua componente più «progressista».

Ad esempio, nel mondo anglosassone si è tentato di applicare a Marx la struttura della filosofia analitica, e in particolare l'idea della separazione fra proposizioni descrittive e proposizioni prescrittive: Jon Elster, un celebre esponente del marxismo analitico, in Making Sense of Marx (1985) ha interpretato Marx a partire dalla categoria di «individualismo metodologico», e quindi sulla base dei presupposti della teoria della scelta razionale, indebolendo la nozione di classe e neutralizzando la politicità dell'analisi marxiana.

Come risulta anche dai testi contenuti nell'Ideologia tedesca, se forte è la tensione verso la realizzazione individuale, in distonia con l'idea rousseuaiana di alienazione di tutti i diritti individuali alla comunità, tale elemento viene però concepito secondo una prospettiva radicalmente altra rispetto al liberalismo: la critica al vecchio luogo comune dell'organicismo marxiano non può far dimenticare che, allo stesso tempo, viene messo in crisi ogni approccio individualistico.

Un altro tema di notevole interesse, per delineare sviluppi teorici innovativi, è costituito dalla storia: un'indagine attenta permetterebbe di riconoscere la presenza di una molteplicità di piani e di livelli, irriducibili allo schema generalizzante e finalistico della filosofia della storia, con l'idea di progresso che la sottende. Tale orizzonte di ricerca richiede un costante riferimento alla critica dell'economia politica, e in particolare al Capitale, che fornisce le coordinate complessive necessarie per mettere a prova l'ipotesi teorica indicata, dal momento che le formazioni sociali sono inseparabili dal modo di produzione esistente.

Per comprendere questo scenario articolato non risultano adeguate né la codificazione del Diamat propria dei paesi del socialismo reale, con l'oscuramento di determinati testi in quanto non ancora veramente «marxisti», né la contrapposta valorizzazione «occidentale» delle opere rimaste a lungo inedite (ad esempio, in fasi diverse, i Manoscritti economico-filosofici e i Grundrisse), ritenute a priori più vitali e più libere, rispetto alle altre, da condizionamenti teorici e politici.

Il ragionamento svolto per l'Ideologia tedesca potrebbe quindi venir esteso, secondo peculiarità e modalità differenti, ad altri momenti del percorso marxiano, visto che quest'ultimo è costellato di scritti non pubblicati, di manifesti politici, di testi connessi strettamente ad eventi contingenti, di opere non concluse: non ci si trova di fronte ad una dottrina monolitica, ma ad un vero e proprio «laboratorio», frutto di un'incessante rielaborazione teorica e di un serrato confronto con la pratica politica, in grado di riaprire e dislocare continuamente i termini del discorso.



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