VISIONI

Il sax di Marshall Allen, immagini sfuocate dal pianeta di Sun Ra

LORRAI MARCELLO,MILANO

Nati nell'84 come appuntamenti di musica classica, gli Aperitivi in concerto hanno più tardi aperto il proprio cartellone a varie forme della contemporaneità musicale, indirizzandosi in particolare verso il jazz ( e da questo punto di vista per alcune stagioni riempiendo opportunamente un clamoroso vuoto di programmazione che questa musica stava conoscendo a Milano), non senza negli ultimi anni puntate sempre più frequenti ma molto selezionate in ambito rock (Sakamoto, Faithfull, Costello, Patti Smith, Byrne). Ora, mentre festeggiano vent'anni di proposta (dove ai contenuti musicali si è aggiunta la particolarità della formula della matinée domenicale), gli Aperitivi annunciano una nuova mutazione: con quest'anno un ciclo, quello fortemente indirizzato appunto al jazz, volge al termine e se ne prepara un altro, orientato alla creatività espressa dalle musiche popolari del mondo (si rimpiangeranno gli Aperitivi jazzistici, ma ci si potrà consolare perché su quest'altro fronte la programmazione milanese non è al momento delle più forti). Intanto nelle scelte jazzistiche di questa stagione prevale una consistente rimeditazione di figure e momenti di quell'avanguardia storica dall'età d'oro dalla quale ci separano ormai diversi decenni.

Vedendo Marshall Allen sul palco del Teatro Manzoni si può stentare di rendersene conto e bisogna fare mente locale, ma, portate egregiamente, le primavere ci sono tutte: ottant'anni suonati, di cui più della metà di onorato servizio nell'Arkestra di Sun Ra, la mitica formazione protagonista del concerto inaugurale degli Aperitivi. Entrato nelle file della compagine nel lontano '58, Allen è stato uno dei pianeti più importanti del sistema solar-musicale di Sun Ra, che Allen ha contribuito a tenere in movimento anche dopo che nel `93 l'astro intorno al quale tutto ruotava è venuto a mancare. Uscito raramente dall'ambito dell'Arkestra, risolvendo in essa e nella devozione a Sun Ra la quasi totalità della sua carriera, dopo la morte nel `95 di Pat Patrick, altra figura cruciale dell'universo musicale di Sun Ra, Allen si è assunto la responsabilità diretta della band. Comprensibile per vari motivi che voglia continuare con la gloriosa orchestra (anche se piacerebbe finalmente poter vedere un sassofonista del suo interesse impegnato in qualche progetto più personale: ma probabilmente per Allen non c'è niente di più personale dell'Arkestra): col rischio però alla lunga di tradire nella sostanza la lezione e l'arte di Sun Ra.

I mantelli, le casacchine, i copricapi sberluccicanti, la ballerina che si produce con veli di vari colori, le discese dei fiati in platea: una serie di elementi della messa in scena dell'Arkestra ci sono tutti. Ma di per sé questi elementi, a oltre dieci anni dalla scomparsa di Sun Ra, finiscono per apparire come l'inutile e un po' malinconico prolungamento esteriore di una poetica totale che ha avuto il suo meraviglioso senso in un tempo e in un contesto che non sono più quelli di oggi, e con l'impronta di una personalità che non è più presente ad animarla. E a maggior ragione lo appaiono se la musica ci offre non più che un'immagine sfuocata della grandezza passata dell'Arkestra. Pochi sprazzi free al posto di uno sfavillante anticonformismo, brani di piuttosto sbiadito swing al posto della impagabile capacità dell'Archestra dei tempi che furono di riprodurre autenticamente - perché Sun Ra, con tutto il suo futurismo, veniva da lì - il sound e l'approccio delle vecchie orchestre. Questa Arkestra postuma propone al massimo dell'intrattenimento neanche tanto eccentrico, anzi abbastanza scialbo, che qualche aggricciante uscita del sax alto di Allen o dei buoni soli di altri non bastano a riscattare. In Sun Ra c'era anche, ed eccome, l'intrattenimento, ma un intrattenimento che, come nelle migliori forme dello spettacolo neroamericano, si nutriva di innovazione e creatività. Il pubblico ha mostrato comunque di gradire: ma forse non erano molti gli spettatori che potevano per esempio fare un confronto fra la ballerina in scena e l'indimenticabile June Tyson.

Sulle avanguardie jazzistiche ormai antiche o più recenti non mancheranno le occasioni per rifarsi, a cominciare da un appuntamento, quello del 10 ottobre con il trombettista Ahmed Abdullah e il poeta Louis Reyes allievo di Amiri Baraka, ancora dedicato all'opera di Sun Ra.

Si continua il 31 con Steve Coleman; l'8 novembre con il trio di Jack DeJohnette, John Scofield e Larry Goldings in un omaggio a Tony Williams; il 14 con una rievocazione di Coltrane con i sassofonisti Sonny Fortune e Odean Pope, John Hicks e due grandi partner di Trane, il contrabbassistsa Reggie Workman e il batterista Rashied Ali; il 15 col quartetto di Archie Shepp e Roswell Rudd.

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