Il premio - il Label di Europacinemas (l'organismo del piano Media che incentiva nelle sale la proiezione di film europei), deciso da una giuria composta da esercenti/distributori - il polacco Gute, il greco Demopulos, il tedesco Elwadit e Georgette Ranucci - è andato a un documentario: L'incubo di Darwin, dell'austriaco Hubert Sauber. Una pellicola straordinaria (dopo Venezia a Toronto e a San Sebastian ) su una storia straordinaria che emerge solo dalle parole dei protagonisti, perché mai si sovrappone la didascalica voce narrante: i pesci «persico del Nilo», enormi bestie introdotte artificialmente anni fa nel lago Vittoria, dove hanno ingoiato le tantissime specie acquatiche che prima abitavano il bacino, vengono portate in Europa (dove ogni giorno li mangiano due milioni di persone), trasportati da aerei e piloti russi riciclati. Che, quando scendono vuoti a prelevarli, portano armi per le guerre africane. Un traffico eccellente, di cui tutti sanno e nessuno parla, punto d'arrivo un improbabile aeroporto tanzaniano assordato dal rombo di voli tanto frequenti da credere di essere alla Malpensa.
Attorno, l'immensa miseria del continente, appena mitigata dallo sviluppo di decine di fabbrichette cresciute come funghi per sfruttare l'improvvisa manna. Tutte destinate a chiudere perché l'artificioso innesto dei giganti egiziani sta consumando l'ossigeno, così condannando a morte ogni forma di vita nel lago più grande del mondo. Darwin è stato scelto fra undici film notevolissimi - il fiammingo Confituur, i francesi Morisseyx e L'oeil de l'autre, lo sloveno Suburbs, il danese Streams, l'inglese Dead man shoos, il russo 4, il portoghese A costa do murmurios e i tre italiani: Tartarughe sul dorso di Pasetto, Il giorno del falco di Bisatti, Nemmeno il destino di Gaglianone - da Giorgio Gosetti (coadiuvato da tre stranieri fra cui il direttore del Festival di Londra), direttore delle neonate «Giornate degli autori», il nuovo programma interamente gestito dagli autori, una sorta di cannense «Quinzaine de realisateurs», o berlinese Forum, che ha finalmente introdotto anche in Italia uno spazio «altro», aperto soprattutto agli esordienti, autonomo dalla struttura ufficiale del festival di Venezia. Anche finanziariamente: 300.000 euro di budget preventivo (contributi di sponsor privati e istituzionali, Bnl, Lottomatica, Siae, Raisat), più molto lavoro volontario dei 19 meravigliosi stagisti del Dams di Bologna (e di tutti gli amici che si trovavano a passare).
Un miracolo se si tiene conto che - oltre alla rassegna (che comprendeva anche otto minuti inediti di un film con Gasmann - Caro Vittorio - diretto da Marco Risi, mai portato avanti per la morte del grande attore cui è stata dedicata ora una Fondazione; due documentari, uno di Cabiddu e l'altro di Giuliana Gamba prodotto da «Un ponte per...» e proiettato con molta commozione proprio l'indomani del rapimento delle due Simone) - gli autori hanno anche gestito uno spazio aperto in una villa adiacente l'Excelsior, dove ogni giorno la squadra gastronomica veneta del ristorante Miron di Nervosa della Battaglia ha servito 150 pasti, annaffiati dai vini portati dalla Film Commission del Piemonte e da quella della Toscana; e dove si sono svolti quotidiani dibattiti, informali ed affollati soprattutto da giovani, sui temi caldi del cinema europeo: le nuove tendenze creative, i low budget, il cinema del reale, le politiche per il cinema, un punto quest'ultimo reso particolarmente caldo dalla pubblicazione, ancorché ufficiosa, dei regolamenti dì attuazione del nuovo decreto governativo: molti meno soldi e, visti i meccanismi predisposti, fatalmente destinati solo alle 5-6 imprese più grosse. La ricchezza creativa che il giovanissimo cinema italiano sta mostrando rischia di venir soffocata, hanno denunciato il presidente Barzanti e i due vicepresidenti che rappresentano nell'iniziativa rispettivamente l'Anac, Citto Maselli, e l'Api, Emidio Greco. E con loro i molti registi che hanno partecipato alle discussioni.
Foltissima è stata la partecipazione degli autori stranieri di ogni continente che hanno giudicato il luogo come il posto più «umano» e interessante del festival. Come del resto è stato, a modo suo, un altro spazio libero: la Global Beach, alla spiaggia di S.Niccolò, gestita dal Forum sociale del Veneto, con cui del resto frequenti sono stati i contatti. Darwin, il film premiato dalle Giornate degli autori, è del resto una efficacissima metafora della globalizzazione.