POLITICA

Forum sociali nella Germania di Schroeder

SINISTRA
CASTELLINA LUCIANA,GERMANIA/BERLINO

Incontro e lavoro comune fra sindacati e movimenti sociali. E' un sogno che da sempre abbiamo perseguito e che raramente si è realizzato per colpe dell'uno (chiusura conservatrice ) e dell'altro soggetto (estremismo e ideologismo). Qualcosa, come sappiamo, da Seattle in poi, è invece cambiato in questi ultimi anni. Ma l'Italia - dove a partire dalla grande manifestazione dei 3 milioni per la difesa dell'articolo 18 un'intesa si è sviluppata, e si è poi rinsaldata con il Forum sociale europeo di Firenze - è restata fino ad oggi una felice eccezione: altrove il legame è restato minoritario e intermittente. Ebbene adesso qualcosa di simile si sta invece sviluppando anche in altri paesi e mi pare un gran salto di qualità per l'alternativa. Per molte ragioni mi è capitato di essere uno dei quattro relatori introduttivi alla annuale conferenza dei Socialist Scholars a New York a metà marzo, e uno dei due al Perspektiwenkongress tenuto a Berlino quest'ultimo weekend (15 minuti a disposizione negli Usa, ben 45 in Germania, le diversità culturali continuano a contare!). In ambeude i casi, pur nel quadro di situazioni politiche oggettivamente assai differenti, il fatto nuovo era, per l'appunto, la presenza corposa dei sindacati accanto alla tradizionale moltitudine di gruppi, quelli che ora animano in vario modo il processo di Porto Alegre.

Se negli Stati uniti la cosa è importante e tuttavia non molto significativa dal punto di vista dei riflessi che può avere sul quadro politico, ben diverso è in Germania dove i sindacati sono tuttora assai forti e dove al governo ci sono socialdemocratici e verdi.

Ed è proprio in polemica con questi partiti, e in particolare con la loro Agenda 2010 (che prevede l'inesorabile taglio di uno dei più straordinari welfare del mondo ) che la conferenza (2.000 delegati paganti, due plenarie e 120 workshops) si è tenuta. In polemica anche con la povera Pds, per via della sua presenza nel Senato di Berlino, una città che si ingigantisce a vista d'occhio ed ha accumulato 53 miliardi di euro di deficit , che ora tenta di coprire con una sventagliata di tagli alla spesa sociale. Avere ministri nella città-stato divenuta capitale aveva segnato per il partito venuto dall'est uno straordinario salto di status che ora sta pagando ad un prezzo assai più caro di quello che pagano i Verdi per ben più gravi malefatte. Ma i verdi hanno ormai un'altra base sociale, quella che un tempo aveva il partito liberale, cui della caduta del welfare importa assai meno che non ai due partiti qui detti «rossi». Spd e Pds, ambedue ancora molto «movimento operaio».

Più che del mondo e della guerra (da cui i tedeschi si sentono fuori), temi centrali nei nostri raduni, a Berlino si è parlato proprio di stato sociale, di salari, di disoccupazione. Qui la socialdemocrazia aveva strappato conquiste serie e ora, in particoloare i metalmeccanici e l'enorme impiego pubblico , non ammette di perderlo. E quel che c'è di movimento (meno che altrove, ma Attac Germania, nata di recente, cresce ed è la sola rete che coinvolge i più giovani ) fa propri i temi sociali. A novembre, e poi nuovamente il 4 di aprile, sono scesi in piazza in mezzo milione; e una simile mobilitazione - con lo slogan Berlin von Unten («Berlino dal basso») - ha smosso i vertici sindacali. (E persino gli Jusos, l'organizzazione giovanile della Spd, che, sebbene la dimostrazione fosse contro il governo del suo partito, vi ha aderito).

E' da questa esperienza che è nato il Perspektivenkongress: «per una altra politica, perchè ce ne può essere un'altra», come ha recitato il titolo. Preparata da 70 organizzazioni, fra cui in particolare Attac, la IG Metal, la IG Bau ( edili), Ver.di ( cui fanno capo tutti i lavoratori dei servizi, da quelli che lavorano nei media ai postini) e molte organizzazioni cattoliche ed evangeliste, si è posta il problema di come superare i confini di una lotta puramente sociale, di come - in sostanza - mettere i piedi nella politica. Fino anche a delineare l'ipotesi di un altro partito della sinistra, come ad un certo momento aveva fatto intendere lo stesso leader dei metalmeccanici, Jurgen Peters (presente al congresso, nel quale non ha tuttavia ripreso l'idea).

«La questione del partito non deve dividerci - ha detto incontrando il consenso di tutti Frank Bsirske nel suo discorso conclusivo -. Il che non vuol dire non fare politica. Questo congresso ci ha insegnato che movimenti e sindacato possono lavorare assieme». «Dobbiamo continuare ad utilizzare il rapporto con la Spd - ha aggiunto Horst Schmitthenner, a nome della IG Metal - ma dobbiamo costruirci una seconda gamba nel movimento».

Dal Congresso è unscito l'impegno a costruire un Forum sociale tedesco che ancora non esiste. Si riuniranno ancora - il 17-18 luglio a Francoforte - per discutere come costruire alleanze ovunque, nei laender e nei comuni.

La Germania, insomma, si sta muovendo. Per ultima e lentamente, chè in questi due anni la sua presenza era stata assai fiacca. Ma dimensioni e tradizioni ne fanno sub ito un soggetto essenziale del movimento.

Domenica, alla fine della conferenza, sul grande viale 17 giugno antistante la Technische Universitaet dove si era tenuta, il traffico era bloccato: 20.000 pensionati si erano dati appuntamemnto per protestare.



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