SOCIETÀ

Un ospedale con troppi misteri

ROMA
BARRUCCI TIZIANA,ITALIA/ROMA

Muri di recinzione, tunnel di collegamento tra padiglioni, barriere anticarro: questi segni esterni della militarizzazione in corso dell'ospedale Spallanzani di Roma, uno degli istituti di ricerca più importanti in Italia, potrebbero diventare legge. Lunedì la camera voterà la conversione del decreto sul «pericolo salute pubblica» - già passato al senato - che prevede «l'istituzione, presso il ministero della Salute, di un centro di coordinamento tra le istituzioni nazionali e regionali per la valutazione e gestione dei rischi e per la comunicazione alla popolazione e agli operatori». Un decreto - seppure leggermente diverso - già bocciato alla camera il 16 marzo scorso perché ritenuto incostituzionale che invece, riproposto, sembra aver superato l'ostacolo. Se nel documento non si fa mai riferimento allo Spallanzani come sede del nuovo centro di coordinamento, molti elementi lasciano prevedere tale possibilità. Almeno a tenere presenti gli ultimi anni di vita della struttura e i tanti e misteriosi cambiamenti a cui gli utenti dell'ospedale hanno dovuto assistere. Già nel 2001 i media riportavano di una possibile militarizzazione dell'Istituto al fine di creare un centro per la sicurezza nazionale, con il compito di fronteggiare sotto il versante sanitario eventuali attacchi bioterroristici. Lo Spallanzani diventerebbe così un presidio in cui virus letali come il vaiolo, l'Ebola, o l'antrace verrebbero isolati. A parlare della trasformazione dell'ospedale sono gli stessi responsabili della struttura, che nel settembre di quell'anno scorso diffondevano la notizia dell'esistenza di un laboratorio di alta sicurezza, chiamato BSL4 o semplicemente P4. Ovvero, una stanza adibita alla coltura di agenti pericolosi (secondo le direttive del Centres for Disease Control and Provention di Atlanta, Cdc), come ce ne sono diverse al mondo, in particolare in alcune zone degli Stati uniti, ma che nel caso italiano si troverebbe nel mezzo della capitale, rappresentando così un pericolo per i cittadini.

Eventualità però sempre smentita dal commissario straordinario Raffaele Perrone Dannorso, che in diverse occasioni ha negato qualsiasi possibilità di rischio, specificando che compito dello Spallanzani è esclusivamente la diagnosi degli agenti patogeni e non già la loro coltura.

Dichiarazioni tranquillizzanti, che non fanno però luce sulla vicenda. Non è chiaro, ad esempio, chi abbia deciso, e con quali scopi, di far diventare questo presidio medico una struttura per la difesa nazionale. Chi finanzia o finanzierà questi cambiamenti? Cosa prevede un simile piano e quali potrebbero essere le ripercussioni sulla popolazione? Ripetutamente deputati e senatori dell'opposizione hanno presentato interrogazioni parlamentari per ricevere chiarimenti. A partire da quando, nel novembre 2002, un'ordinanza del Commissario straordinario chiudeva definitivamente il reparto di degenza pediatrico di malattie infettive dell'istituto. Nel gennaio del 2003 è quindi il ministro Sirchia a inaugurare il nuovo reparto «Baglivi», attrezzato per la diagnostica molecolare avanzata, che insieme al «Del Vecchio» viene presentato come centro per la lotta al bioterrorismo. Qualche settimana dopo un giornale nazionale annuncia che potrebbe essere proprio l'Italia a «ospitare il centro sanitario di emergenze anti bioterrorismo per l'Europa del Sud, un centro previsto dallo «scudo biologico» voluto dall'amministrazione Bush. Ma è solo nell'ottobre del 2003, rispondendo ad un'interrogazione del senatore del Prc Giovanni Russo Spena, che per la prima volta Sirchia risponde spiegando che lo Spallanzani «è chiamato a svolgere particolari compiti nel campo della ricerca scientifica delle malattie infettive e delle patologie connesse al bioterrorismo».

Per questo, forse, nell'ospedale si svolgono riunioni poco o per nulla pubblicizzate come quella, tenuta nel maggio dello scorso anno, dal gruppo di esperti per le emergenze infettivologiche dei paesi del G7 più il Messico. A cui si aggiunge un'alleanza Italia-Usa in tema di bioterrorismo, forse anche sulla scelta del sito da utilizzare.

Nonostante questi nuovi elementi, ancora non arriviamo al dunque. Cosa si dovrebbe fare concretamente nelle camere ad alta sicurezza dello Spallanzani dove sono presenti due laboratori di livello tre e uno di livello quattro? Il commissario straordinario ripete che lo Spallanzani si occupa solo della diagnosi degli agenti patogeni. Ma la sua affermazione stride con le direttive del Cdc, per cui per la raccolta e il trattamento dei campioni sono sufficienti laboratori di livello due o tre».

Alla lista delle interrogazioni parlamentari si aggiunge così anche quella della senatrice ds Tana De Zulueta che sottoporrà nei prossimi giorni a Sirchia e nella quale per la prima volta si pongono domande anche sulla sicurezza della struttura. «Esistono i sistemi di allarme? - chiede infatti la parlamentare - Si è verificata l'esistenza di un sistema di scarico resistente che preveda anche la decontaminazione dei liquidi? Ci sono teleschermi interni? Gli spogliatoi e le docce sono in numero congruo?». Dello stesso tenore il documento presentato venerdì alla direzione dello Spallanzani dai sindacati medici Nau, Cimo e Cgil che chiedono delucidazioni sui tipi di laboratorio presenti, su eventuali autorizzazioni e collaudi. Ma probabilmente anche queste domande resteranno senza risposta, almeno fino a lunedì. A quel punto la parola spetterà alla camera.

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