MONDO

La sinistra divisa al voto nel Salvador

BERETTA GIANNI,EL SALVADOR

Per la terza volta dalla fine della sanguinosa guerra civile (nel 1992) si vota domani in El Salvador per eleggere un nuovo presidente della repubblica. E per la terza volta la sinistra tenta di scalzare dal governo la destra del partito Arena (Alianza republicana nacionalista), al potere ininterrottamente dal 1989 (quando si impose in pieno conflitto sulla Democrazia cristiana di Napoleon Duarte) con i presidenti Freddy Cristiani, Calderon Sol e l'uscente Francisco Flores. Ma le forze democratico-progressiste si presentano ancora divise alle urne. E' c'è il rischio, come paventano i sondaggi, che Arena si affermi nuovamente al primo turno con oltre il 50% dei voti, convertendosi nella forza politica più longeva alla guida del paese. Il candidato arenero, Antonio Saca, giornalista ed editore radiofonico, è dato al 45%, dieci punti sopra il suo diretto contendente, l'ex comandante guerrigliero Schafik Handal, che si presenta per il Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale (Fmln) oggi partito politico. Al terzo posto nei sondaggi, con un 6%, è dato Hector Silva, medico, per due mandati sindaco di San Salvador, alla testa di una coalizione di centro-sinistra formata dalla Convergenza democratica di Ruben Zamora e dalla Democrazia cristiana. Da ultimo Rafael Machuca, della destra del Partito di conciliazione nazionale, dato al 2%.

Se si ripartisse proporzionalmente il voto degli indecisi (che sfiorano il 20% dell'elettorato), sulla carta Arena potrebbe chiudere la contesa questa domenica stessa. E sarebbe una beffa visto che le forze del centrosinistra tutte insieme sono date poco sotto la destra e potrebbero avere delle chances di affermarsi all'eventuale ballottaggio.

La debolezza dell'opposizione democratica non viene solo dalla mancata alleanza, che peraltro si è dimostrata più volte vincente nel voto amministrativo; ma anche dalla conseguente scelta dello sfidante di Arena. Il candidato naturale doveva essere Hector Silva che da sindaco della capitale (ancora oggi amministrata dal centrosinistra unito) era stato assai apprezzato. Ma le logiche intestine all'interno del Fmln, e soprattutto la cocciutaggine di Schafik, capogruppo in parlamento, a voler essere lui il candidato, hanno costretto Silva ad abbandonare la commissione politica del Fmln e a passare alla Convergenza democratica di Zamora. E dire che già nei mesi scorsi era evidente che i sondaggi davano il candidato Shafick al di sotto dei gradimenti espressi per lo stesso Fmln come forza politica. E che la gran parte degli analisti consideravano Silva un facile vincente su Arena, per la sua popolarità di ex sindaco e per la sua immagine certamente meno intransigente rispetto all'anziano comandante Schafik, da sempre segretario del Partito comunista salvadoregno. Non è casuale che Arena, logorata da tre mandati di governo gestiti all'insegna del neoliberismo più sfrenato, abbia trovato buon gioco a polarizzare in maniera esasperata la campagna elettorale (con un ritorno a una violenza politica che non si vedeva da tempo); e Schafik Handal gli ha fatto da perfetto contraltare, riproducendo il clima e le logiche del passato conflitto armato, che spaventano non solo il ceto medio-basso ma le stesse classi popolari.

E così rischia di perpetuarsi un detto (e una pratica) comune nell'elettorato salvadoregno: che il Fmln e la sinistra possono amministrare le città più importanti del paese; e che il Fronte può anche diventare il primo partito in parlamento (31 deputati del Fmln contro i 28 di Arena, che ha pagato nelle legislative dello scorso anno un forte astensionismo), ma mai diventare forza esclusiva del governo nazionale del paese.

Quello che resta da augurarsi è che domenica l'oligarchica Arena (fondata dal defunto ex maggiore Roberto D'Aubuisson, che tirava le fila degli squadroni della morte durante la guerra civile) non si imponga alla prima tornata; per permettere alle forze di sinistra di rimediare nel ballottaggio al pasticcio di questa campagna elettorale.

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