SOCIETÀ

Uccisi dal cancro, 20 avvisi alla Pirelli

BARRUCCI TIZIANA,ITALIA/TORINO

Lesioni e omicidio colposo. Sono le accuse mosse dalla procura di Torino a carico di venti dirigenti che dal 1966 fino al 1999 circa si sono succeduti ai vertici della Pirelli. L'indagine riguarda gli stabilimenti dell'azienda presenti nell'aria torinese ed è in corso da circa quattro anni. A farla partire, secondo il pubblico ministero che l'ha seguita, Raffaele Guariniello, 35 casi - 19 mortali - di dipendenti ammalati nel corso degli anni di tumori alla vescica e ai polmoni più alcuni casi di mesotelioma riconducibili invece al contatto con l'amianto.

Magistrati e consulenti ritengono infatti che il motivo di tutte queste malattie e morti sia da ricercare nel fatto che le persone colpite sono state esposte a sostanze nocive come gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), la nitrosamina e le ammine aromatiche, solitamente sprigionate durante la produzione della gomma e quotidianamente inalate o assorbito per via cutanea dai lavoratori in particolare dello stabilimento di Settimo Torinese.

Secondo Raffaele Guariniello, che nei giorni scorsi ha firmato i primi inviti a comparire, i responsabili dell'azienda erano a conoscenza dei rischi ai quali venivano sottoposti i dipendenti dei diversi settori coinvolti nel ciclo di produzione Pirelli. Ad avvalorare tale tesi materiale differente: dalle ispezioni di organi di vigilanza eseguite nel periodo preso in esame, alle testimonianze degli operai fino al materiale prelevato durante una perquisizione compiuta nella sede milanese della Pirelli di Milano. Per Guariniello e i suoi collaboratori a neutralizzare le polveri in quegli stabilimenti non esistevano mezzi tecnici di prevenzione, non c'erano, ad esempio, gli impianti di aspirazione e quando c'erano non erano adeguati.

Tutto quindi indurrebbe gli inquirenti a ritenere che, nonostante le diverse misurazioni ambientali avvenute nello stabilimento nel corso degli anni e nonostante le discussioni sulle conclusioni dei test, i provvedimenti presi dai vertici per tutelare la salute dei dipendenti non sarebbero mai stati sufficienti.

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