PRIMA

Rigurgiti

CASTELLINA LUCIANA,EUROPA

Questa volta dobbiamo elogiare Prodi. Il presidente della Commissione dell'Unione europea ha fatto bene: prima ad annullare il seminario comune sull'antisemitismo da lui stesso proposto, in risposta all'oltraggiosa accusa mossa al suo esecutivo dai due leader della comunità ebraica che l'avevano indicato come responsabile sia di colpevole inazione che di colpevole azione nei confronti del fenomeno; poi, dopo la loro ritrattazione, ad averlo ripristinato, così riaprendo un dialogo indispensabile per evitare che anche ogni minima ombra, fondata o meno che sia, cada su un problema che evoca tante drammatiche vicende. Può darsi che Edgard Bronfman e Kofi Benatoff, presidenti, rispettivamente del Congresso ebraico mondiale e di quello europeo, siano stati vittime di una manovra ordita sia da chi - il Financial Times, in nome di una piccola speculazione antieuropeista - ha voluto rendere pubbliche le loro dichiarazioni quando già si era avuto, secondo quanto hanno adesso affermato, un positivo chiarimento; sia da quelle compiute dagli esponenti del nostro governo, che vi hanno immediatamente «inzuppato il pane». E però questo non li giustifica certamente a pieno perché forse qualche dubbio sulle ragioni che spingono gli ambienti più filoamericani ad attaccare in questo momento l'Europa e, soprattutto, sulla buona fede dei neofiti paladini della lotta all'antisemitismo, lo dovrebbero nutrire (siamo tutti soddisfatti che Fini sia andato a Gerusalemme a chiedere scusa, ma non ci abbandona il dubbio che egli non avrebbe forse fatto altrettanto se a capo del governo israeliano ci fosse stato Rabin). Ben venga, dunque, il seminario chiarificatore. Un rigurgito antisemita in Europa c'è certamente, ma è bene capire da dove viene: innanzitutto dal più generale e preoccupante dilagare del razzismo, di cui, in Europa e nel mondo, è bene ribadirlo, sono in questo tempo vittime soprattutto i musulmani e in secondo luogo tutti gli immigrati, quale sia la loro razza o religione. Se si prodigassero maggiori sforzi nel combattere questo fenomeno l'antisemitismo ne risulterebbe certamente più colpito di quanto non sia dalle specifiche campagne in atto. Non è in discussione - credo questo sia evidente - il carattere fino a oggi unico della persecuzione che ha colpito gli ebrei in Europa, ma di capire che nel nostro tempo il razzismo di ogni specie si alimenta di mortiferi ripiegamenti identitari difensivi, al limite dell'integralismo, che nascono dall'insicurezza e dalla spersonalizzazione di una società che ha lasciato i cittadini, ridotti a semplici consumatori, faccia a faccia, senza intermediari, con il mercato. Uscire dalle proprie gabbie riconoscendo l'altro e facendosi riconoscere è essenziale, ma per dialogare e interpretare le rispettive differenze è necessario ci sia parità fra i diversi soggetti. («un dialogo fra diversi è altra cosa da un dialogo fra diseguali» avvertiva, giustamente diffidente a proposito dei greci, Laoconte).SEGUE IN ULTIMA

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