POLITICA

BALCANI, NUOVA MINACCIA NAZIONALISTA

CROAZIA
SCOTTI GIACOMO,CROAZIA/ZAGABRIA

I timori della vigilia non erano infondati: con la vittoria della destra nazionalista espressa nella conquista della maggioranza relativa dei seggi in parlamento da parte dell'Hdz, consolidata dall'affermazione del partito post-fascista di Anto Djapic alleato di quello fondato da Tudjman (oggi guidato da Ivo Sanader), la Croazia torna indietro di quattro anni. Certo l'Hdz di oggi non è più quella del «Supremo»; se sono andati, fondato tre-quattro partitini di estrema destra, i nostalgici guidati dal figlio del defunto e da un branco di arrabbiati erzegovesi; ma se ne sono andati pure i centristi di Mate Granic (ex ministro degli Esteri) che non ce la facevano più a convivere con gli estremisti. Inoltre la base dell'Hdz brulica ancor sempre di tipi violenti con il dente avvelenato del revanscismo, e di coloro che - arricchitisi con le leggi di rapina varate dal «Supremo» durante la guerra - non intendono restituire il bottino. Certamente la Croazia non starà meglio di quanto lo è stata nel quadriennio del tentennante, ma pur sempre democratico, governo del centrosinistra; e sarà più difficile, più lungo, il suo cammino verso l'Europa. Nonostante Sanader abbia chiesto (e dica di aver ottenuto) l'appoggio di Berlusconi. L'esito delle elezioni in Croazia, oltretutto, pone Sanader di fronte al dilemma: consegnare all'Aja i criminali di guerra e alienarsi il sostegno dei «superpatrioti» che di quei criminali hanno fatto i loro eroi ed eroi della patria? Oppure ne impedirà la cattura (come del resto ha fatto il «socialista» Racan), attirando sulla Croazia nuovi e terribili fulmini di Carla Del Ponte e della comunità internazionale? L'esito delle elezioni in Croazia, oltre tutto, sarà un incoraggiamento per le forze nazionaliste e più retrive in Serbia e in Bosnia-Erzegovina, senza peraltro favorire il processo di rappacificazione e di ripristino della collaborazione a tutti i livelli fra gli Stati sorti dalla frantumazione dell'ex Jugoslavia. L'euforia manifestata in queste ore dai vincitori delle elezioni in Croazia non promette nulla di buono per questo paese e per i Balcani. C'è solo da sperare che l'Europa riprenda il monitoraggio e tenga puntati i suoi cannocchiali su Zagabria, denunciando ogni eventuale violazione delle regole democratiche, dei diritti umani e delle minoranze, fra cui quella italiana dell'Istria e del Quarnero dove le forze destrorse potrebbero rilanciare una campagna discriminatoria.

L'aspetto positivo che si coglie nei risultati di queste elezioni sta nel fatto che il centrosinistra, sia pure sconfitto e frantumato come un arcipelago, mantiene una notevole forza e potrà dare del filo da torcere ai vincitori nel parlamento e nel paese. Inoltre, dopo quattro anni nei quali si è respirata aria abbastanza pulita, aria di democrazia, e in assenza di conflitti armati, sarà impossibile riportare i cittadini e il paese al clima pesante, irrespirabile, pauroso come quello conosciuto nel decennio tudjmaniano fra guerra e prima dopoguerra. Gli squadristi non potranno più scatenarsi impunemente. Sarà però arduo affrettare il cammino verso lo stato di diritto e l'eliminazione della malavita organizzata che, generata dal regime di Tudjman, ha messo profonde radici. I sanaderiani si trovano pure ad affrontare tutti i problemi che il governo di Racan non ha saputo o voluto risolvere: disoccupazione, industria disastrata, precaria situazione dei pensionati, rientro dei profughi serbi, rapporti tesi con la Slovenia, riconciliazione con Belgrado eccetera.

Nell'immediato Sanader - che troverà nel Capo dello stato Stjiepan Mesic un uomo che è tutto l'opposto di Tudjman e perciò odiato dalla destra - avrà il problema della formazione del nuovo governo. Da sola l'Hdz non può formarlo. Se inserirà i post-fascisti (Hsp) di Djapic offuscherà l'immagine «pulita» del suo partito che si è sforzato di presentare all'interno e all'estero. Per ora ha lanciato un appello di Contadini (Hss) dell'ex presidente del parlamento, Tomic, che nicchia: non sa se mantenersi fedele al centrosnistra e condividere con Racan il ruolo dell'opposizione, oppure saltare sul carro dei vincitori. Di più Sanader non offre a nessun alleato. Lo ha già detto e precisato: tutti i ministeri saranno distribuiti agli accadizetini, agli altri andranno cariche in parlamento o sottosegretariati. Le trattative non saranno facili, l'Hdz non è abituata a spartire con altri con altri i potere, è disposta a concedere le briciole.

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