VISIONI

Gli epici intarsi di Eugenio Colombo

ONORI LUIGI,ROMA

«Tempi Duri», un'espressione che ricorda gli «hard times» di Bob Dylan e che evoca, soprattutto, l'asprezza del momento presente, di questa pagina di storia delineantesi sotto i nostri occhi tra il terrorismo internazionale ed il neoimperialismo americano. «TempiDuri» è anche il nome che il polistrumentista e compositore Eugenio Colombio ha scelto per un gruppo/progetto già documentato in un cd della Splasc(h): il 12 novembre scorso il gruppo si è esibito in diretta radiofonica dalla sala A degli studi romani di via Asiago per Radiotre Suite Jazz. Colombo ha proposto al pubblico una nuova tappa del suo progetto, un ulteriore passaggio che vede la creativa presenza di ospiti importanti come Pino Minafra (tromba e flicorno), Nicola Pisani (sax baritono) e Gianni Lenoci (piano e tastiere); si aggiungono a Vittorio Gallo (sax soprano e tenore), Adolfo La Volpe (chitarra), Pierpaolo Martino (basso e contrabbasso) e Daniele Abbinante (batteria). Tempi Duri è nato dall'incontro di Colombo, artista sempre aperto alla sfida ed alla ricerca, con i giovani musicisti pugliesi del Diomira Invisible Ensemble.

«Da giovane ho studiato con i vecchi, da vecchio studio con i giovani» è una frase che il polistrumentista usa per far capire il senso di questa sua operazione sonora, come illuminanti sono i versi di Claudia Di Giorgio (usati nel brano Pavana): «Soffia la vita soffia la storia / Quello che resta e la nostra memoria», memoria che va trasmessa nel confronto / incontro generazionale.

Il repertorio proposto in radio è tutto firmato da Eugenio Colombo (unica eccezione il caleidoscopico Il cacciatore di taglie di Gallo), brani nuovissimi o risalenti al passato (Papere perverse, che ha aperto il concerto, è addirittura del 1978); tutto, però, è stato cucinato per questo organico e per i musicisti che ne fanno parte, cucito su misura per le personalità forti di artisti affermati o emergenti. Ecco, allora, il trasognato Apparente, il blues sanguigno di Mingus Jump (dedicato ad Antonio Balsamo), il mediorientale La Tachia (ispirato ad una città divisa tra Turchia e Siria). Nella Suite Spagna 1936 Colombo mette a fuoco alcune dei suoi nuclei tematici più cari: il forte senso della storia, il rapporto con la musica popolare, l'ispirazione politica (mai diretta o ideologica), la complessità della scrittura che esalta l'improvvisazione individuale, una capacità di suono epico eppure antiretorico. Eccellente tutto il gruppo, i più giovani per la forza del loro linguaggio, i veterani per la personale adesione alla musica di Colombo e l'apporto creativo (in particolare di Lenoci, davvero ispirato nell'uso delle tastiere). TempiDuri rappresenta una coerente e bella ricognizione nel presente sonoro.

Sempre a Roma, il 13 novembre, all'Alpheus, il chitarrista Sergio Coppotelli ha festeggiato in una riuscita serata i cinquantacinque anni di professione, suonando in quintetto con Gianni Savelli, Stefano Sabatini, Pino Sallusti e Gianni Di Renzo. Coppotelli, che ha uno stile personale basato sulla lezione classica di Charlie Christian, ha ripercorso la propria carriera che risale al 1948, fu allora ingaggiato da Bruno Martino, fino ad esperienze più recenti. Il chitarrista ha presentato anche il suo ultimo album, 55 Years Young... All the Jazz (Splasc(h) Records), inciso dal vivo nel 1985 con la partecipazione di Massimo Urbani.

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