Dal Nu Jazz islandese all'avanguardia di Anthony Braxton, dal mainstream degli Heath Brothers alla musica afroamericana che incontra quella liturgica ebraica (Steve Bernstein con Sam Rivers). Il programma del 27° Roma Jazz Festival (27 ottobre-18 novembre) ruota a 360 gradi nel tentativo di abbracciare il vasto e sfrangiato universo del jazzistico e del para-jazzistico (ivi comprese le cantanti Malia e Cibelle). Esprime, in questa filosofia, una forte continuità con le edizioni precedenti, come la vocazione ad aprirsi a pubblici diversi. Di nuovo c'è la centralità del Parco della Musica come sede principale (integrato dal club La Palma, l'auditorium del Massimo e quello di Tor Vergata): sentire jazz in strutture appositamente create per la musica proietta artisti e spettatori in una dimensione europea, con una valenza culturale ampia ed il rovescio della medaglia di prezzi salati per alcuni recital (quattro concerti sui 25 euro, gli altri tra 10 e 15; vantaggiosi gli abbonamenti).
Nella prima tranche della rassegna hanno brillato le esibizioni del quintetto guidato da Enrico Pieranunzi e del trio di Bojan ZulfikarpaÜic, entrambi pianisti (30 e 31 ottobre). Altri tratti hanno accomunato i due concerti: la presentazione di un lavoro discografico (Fellinijazz della Cam Records; Transpacifik della francese Label Bleu); la presenza di organici del tutto diversi da quelli utilizzati in sede di registrazione; un repertorio mirato e circoscritto. Finiscono qui le somiglianze, anche perché la serata dedicata alle musiche di Fellini si è svolta nella sala Sinopoli, ha previsto la consegna del premio Cam-Rota ad Andrea Guerra (autore di musiche da film per pellicole piuttosto note come Prendimi l'anima e Le fate ignoranti) ed ha avuto una dimensione mondana, al contrario di quella del Bojan Z trio, seguito da un pubblico più ristretto e motivato nella sala Settecento.
Enrico Pieranunzi è, da tempo, artista di statura europea: solista ed improvvisatore ferratissimo, è anche compositore di vaglia e valente arrangiatore. Per Fellinijazz ha agito su commissione dell'etichetta Cam che, a dieci anni dalla scomparsa del celebre regista, gli ha chiesto una rilettura delle musiche dei suoi film, scritte da Nino Rota. Pieranunzi ha sfruttato la propria esperienza avendo lavorato nel mondo delle colonne sonore ed essendosi già misurato, con successo, con il repertorio di Ennio Moricone. Dal vivo si è servito di un eccellente gruppo con Bert Joris (tromba e flicorno), Tony Malaby (sax soprano e tenore), Marc Johnson (contrabbasso) e Marcello Di Leonardo (batteria). Dopo una sigla ricavata da La dolce vita, il pianista ha proposto il materiale dell'album (inciso con jazzisti americani) entrando con delicatezza, fantasia, ironia ed affetto nell'universo sonoro di Fellini-Rota. Si sono ascoltati un Amarcord sapientemente jazzificato, un'incantevole Le notti di Cabiria seguito dal lunare Cabiria's Dream composto da Pieranunzi, due temi provenienti da La dolce vita (tra il circense e lo straniato) ed il sognante Fellini's Waltz.
Bojan ZulfikarpaÜic -serbo di nascita, francese di adozione - è un pianista in crescita perché connette le ricche tradizioni sonore della patria d'origine con un linguaggio jazz venato di blues e funky. In più ama sperimentare tecnicamente sul suo strumento, indagandone nuove possibilità ritmico-timbriche agendo sulla cordiera. Il contrabbassista Scott Colley ed il batterista Nasheet Waits (presenti nel cd) sono stati ottimamente sostituiti dal vivo da Remi Vignolo e Ben Perowski ed il trio si è avventurato in una musica scabra, tagliente, ritmica e terremotata. Il funky free di Set It Up, gli echi balcanici di Bulgarska, l'Istria immaginaria di Groznian Blue hanno confermato il trentatreenne jazzista serbo uno dei migliori musicisti del Vecchio Continente. I prossimi concerti del festival prevedono Dhafer Youssef (5), Nu Spirit (7) e i Take Six (9).