MONDO

RIYADH: SCONTRO CON GLI ISLAMISTI, 8 MORTI

TOMMASINO PIER MATTIA,ARABIA SAUDITA/RIYAD

Il regno saudita è di nuovo al centro del ciclone islamista. Dopo l'annuncio, dell'arresto della settimana scorsa, di 16 presunti militanti e il sequestro di un ingente arsenale di armi e esplosivi; nella giornata di ieri, sono morti in uno scontro a fuoco 6 presunti estremisti islamici e 2 agenti delle forze di sicurezza governative. La sparatoria è avvenuta presso Ayun al-Jawa, nella regione di al-Qassim, 350 km a nord della capitale Riyad, secondo quanto affermato dal ministro dell'interno saudita in un comunicato trasmesso alla televisione di stato. Quest'ultimo attacco contro il «terrorismo», considerato dalle fonti ufficiali del tradizionalismo saudiano come «immorale e incompatibile con i principi di tolleranza e i precetti di tutte le religioni rivelate, in particolare quella islamica», è avvenuto nell'ambito del giro di vite portato avanti dal regno wahabita, dopo i gravi attacchi suicidi sferrati nella capitale lo scorso maggio, che hanno visto morire 35 persone di cui 9 di nazionalità statunitense. L'episodio di ieri è andato a colpire una zona, quella nord-orientale del paese, nota come una vera e propria roccaforte dei militanti legati ad al-Qaeda, il cui vero obiettivo sarebbe proprio il rovesciamento della dinastia saudita, rea per decenni di un blasfemo filo-americanismo. Il comunicato, letto alla televisione di stato, reciterebbe «le forze di sicurezza hanno assediato una fattoria nella regione di al-Qassim, dopo aver ricevuto informazioni che vi si nascondevano alcuni ricercati. Ai sospetti è stato chiesto di arrendersi, ma essi hanno risposto aprendo il fuoco contro le forze di sicurezza, lanciando anche bombe a mano». Nell'operazione sarebbero state arrrestate anche quattro persone, molto probabilmente i proprietari della fattoria. Celatamente tesi rimangono i rapporti dei seguaci di Ibn Saud con gli Stati uniti: un rapporto del congresso Usa sul 11 settembre, di qualche giorno fa, avrebbe accusato il regno di Fahad e del principe Abdullah, di non fare abbastanza per la lotta contro il terrorismo internazionale. Secondo una parte del rapporto uno degli «aiutanti» dei dirottatori del 11 settembre, il cui nome non è ancora stato reso noto, avrebbe avuto accesso a fondi dell'Arabia saudita, sebbene non del governo stesso. Il ministro della difesa, il principe Sultan, ha sùbito smentito le accuse: «Sono solo chiacchere - ha detto - l'amministrazione americana di Bush ha dichiarato ufficilamente che il regno non ha avuto parte alcuna negli attentati».

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