ARTICOLO

Il black out nel secchiello

PALLANTE MAURIZIO,ITALIA

In una delle lunghe sere d'inverno in cui, senza la televisione, in questa borgata lontana dalla città non so come far passare il tempo - leggo, ascolto musica, mi lascio ipnotizzare dalle fiamme del caminetto e dalle carezze, discuto, progetto, qualche volta scrivo, ma le ore di buio sono troppe per riuscire a riempirle tutte - in una di queste lunghe sere in cui non sapevo cosa fare, per ammazzare il tempo ho predisposto un test di una singola voce, a risposte bloccate. Eccolo: ho un secchio bucato e sto provando a riempirlo d'acqua con una bottiglia, ma non riesco. Cosa posso fare? a) sostituire la bottiglia con un bottiglione

b) sostituire la bottiglia con un bicchiere

c) chiudere i buchi del secchio in modo che dopo mi basti mezzo bicchiere a riempirlo, così consumo meno acqua.

Il giorno dopo, approfittando del fatto che vado a fare la spesa, ho sottoposto il test al mercato a un campione della popolazione scelto in base all'età - calcolata a occhio -, al sesso - qui i generi sono ancora ben distinti -, al titolo di studio e alla professione - verificati mediante autodichiarazione. Sarà che l'abitudine al risparmio e al buon senso in campagna è più sviluppata che in città, ma il 90 per cento degli intervistati ha posto la crocetta sulla «c» (chiudere i buchi del secchio in modo che dopo mi basti mezzo bicchiere a riempirlo, così consumo meno acqua). L'8,5 per cento, (composto di persone con reddito superiore alla media, attività in proprio, bisogno di ostentare il proprio benessere come segno di superiorità, fiducia nella scienza e nella tecnologia) ha messo la crocetta sulla «a» (sostituire la bottiglia con un bottiglione), dicendo che per entrare in Europa era ora di smetterla con le limitazioni. L'1,5 per cento ha messo la crocetta sulla «b» (sostituire la bottiglia con un bicchiere), dicendo che non vedeva la necessità di riempire il secchio, poiché l'acqua comincia a scarseggiare e a porre gravissimi problemi ecologici ed etici (i popoli in via di sviluppo, ecc).

Questi risultati mi sono tornati in mente le sere successive al giovedì nero del primo black out elettrico estivo del nostro paese, perché avevano una sorprendente rassomiglianza con le reazioni degli esperti a questo collasso annunciato. Insomma un modo idiota come un altro di ammazzare il tempo, che mi ero inventato estemporaneamente in una sera di noia, si rivelava di una straordinaria capacità predittiva. Il secchio bucato era una immagine fedele dei modi in cui usiamo l'energia. Più della metà se va in sprechi, inefficienze e usi impropri. Se la legge tedesca non consente di superare i 70 chilowattora al metro quadrato all'anno per i riscaldamento degli ambienti e in Italia (dove fa ben più caldo) se ne consumano da 150 a 200, vuol dire che dalla metà ai due terzi dell'energia termica prodotta nel nostro paese viene sprecata. Poiché il riscaldamento degli ambienti assorbe circa un terzo dei nostri consumi di fonti fossili, almeno il 15 per cento fuoriesce dai buchi del secchio. Un altro 33 per cento delle fonti fossili che importiamo viene utilizzato per produrre energia elettrica in centrali che hanno un rendimento medio del 35 per cento (da 100 unità di energia chimica contenuta nei combustibili si ottengono 35 unità di energia elettrica e se ne sprecano 65 sotto forma di calore inutilizzato), mentre i cicli combinati (non una tecnologia del futuro, ma del presente, quella con cui si costruiscono regolarmente le centrali oggi) hanno un rendimento del 55 per cento.

Ancora maggiore è il rendimento della micro-cogenerazione diffusa, in cui gran parte di quel calore che si disperde inutilmente nell'ambiente viene riutilizzato, così che da un solo processo di combustione si ha un doppio rendimento, in energia elettrica e in energia termica, la cui somma comporta una percentuale totale di sfruttamento del combustibile pari al 94 per cento. Insomma come nei supermercati, che mi capita di vedere le rare volte che scendo in città, con la micro-cogenerazione diffusa «paghi 1 e prendi 2». Una tecnologia del passato e del presente, anch'essa, non del futuro. Se la produzione di energia elettrica avvenisse esclusivamente in cicli combinati e micro-cogenerazione diffusa, per produrre gli stessi terawattora di oggi si consumerebbe meno della metà delle fonti fossili. Ciò vuol dire che almeno un altro 15 per cento dell'energia che utilizziamo fuoriesce dai buchi del secchio. Nei trasporti, la terza grande voce che assorbe il restante dei consumi di energia, si può fare ancora di più, sommando i risultati delle innovazioni tecnologiche finalizzate a ridurre i consumi dell'autotrasporto (esistono già, sotto forma di prototipi, autovetture di media cilindrata che percorrono 100 chilometri con un litro di benzina) con i risultati delle ristrutturazioni organizzative finalizzate ad accelerare i tempi di spostamento con i mezzi pubblici in modo da renderli più desiderabili del mezzo privato. In questo settore soltanto sprecando di meno si può avere un servizio migliore. Gli intasamenti e gli incolonnamenti da traffico comportano un enorme sperpero di energia che causa danni e disagi. L'acqua che esce dai buchi del secchio allaga la casa, fa marcire i parquets e ammuffire i tappeti. Di fronte a questa situazione, invece di pensare a chiudere i buchi del secchio, gli esperti concentrano la loro attenzione sulle fonti con cui riempirlo. «Il black out dimostra che occorre costruire le nuove centrali termoelettriche bloccate sino ad ora dalle proteste delle popolazioni che abitano nei dintorni dei siti in cui si è richiesta l'autorizzazione di costruirle.» «La domanda di energia elettrica è destinata a crescere ancora. Col caldo che fa è inevitabile che le persone acquistino sempre più condizionatori. Se vogliamo restare in Europa i contatori da 3 chilowatt dovranno essere sostituiti da contatori da 4,5 o 6 chilowatt.» (Sulla carta d'identità europea, oltre alle impronte digitali e all'iride sarà riportata anche la potenza del contatore elettrico che si ha in casa?). «Scusate, ma non possiamo accrescere ancora la nostra dipendenza dai paesi arabi. E poi, se aumenteremo i consumi di energia elettrica prodotta con fonti fossili, l'effetto serra andrà fuori controllo. Non sarebbe il caso che, con tutte le cautele necessarie, si riprendesse in considerazione l'ipotesi nucleare, visto che i progressi tecnologici degli ultimi anni hanno consentito di costruire reattori intrinsecamente sicuri?».

La logica del bottiglione. Se non ce la faccio a riempire il secchio bucato con la bottiglia, non mi resta che potenziare la fonte. Tanto la tecnologia ce lo consente. Perché porsi dei limiti quando la scienza ci consente di superarli? Per quanto assurda in termini logici, questa posizione ha un apparente realismo, confermato sino ad ora dai fatti. Anche se gli indizi, il caldo di questo giugno 2003 con temperature fino a 10 gradi superiori alla media stagionale, fanno supporre che si sia superata la soglia oltre la quale i disagi diventano superiori ai vantaggi e il progresso una rincorsa a mettere pezze alle lacerazioni che crea, con risultati che la sapienza popolare veneta definisce «pegio il tacon del buso». Ma cosa dire dei sé-dicenti «ambientalisti scientifici» (l'1,5 per cento del mio campione), che come un disco rotto continuano da anni, con una costanza degna di miglior causa, a ripetere l'elenco delle fonti alternative con cui si potrebbe riempire il secchio bucato? Sì, qualche accenno formale al risparmio e all'efficienza energetica lo formulano come una giaculatoria dovuta, ma tutto il loro interesse è concentrato sulle fonti rinnovabili, che chiudendo tutti e due gli occhi, spesso nobilitano con l'aggettivo di «pulite». Il loro cuore batte per il fotovoltaico, che costa 10 volte di più e diminuisce le emissioni di CO2 cinque volte di meno della micro-cogenerazione diffusa e, siccome non sta in piedi economicamente, deve essere sostenuto con grandi esborsi di denaro pubblico. Insomma, la loro ricetta per riempire il secchio bucato è di usare il bicchiere invece della bottiglia. «Col vostro bicchiere - replicano i fanatici della crescita economica e del progresso - il secchio non lo riempirete mai». «Ma almeno riduciamo l'impatto ambientale, mentre voi col vostro bottiglione lo aggravate».

E se, innanzitutto, chiudessimo i buchi? Il costo della chiusura dei buchi si ripaga da sé con l'eliminazione dei costi inutili causati dagli sprechi. Quando i buchi sono chiusi, a riempire il secchio basta mezzo bicchiere.

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