CULTURA

Lo stile del rigore

RUTH LEISER FORTINI
MASI EDOARDA,ITALIA/MILANO

A ogni sia pur debole tentativo di difesa del secolo trascorso (diciamo meglio: i cento anni fra i settanta del XIX e i settanta del XX) Ruth rispondeva con decisione: no, è stata un'epoca orribile, di sangue e di massacri insensati. Eppure al secolo di speranza e di liberazione, attraverso e contro il sangue sparso e i massacri, ella è appartenuta per intero. La Ruth degli anni recenti con quella condanna categorica ci diceva la disperazione di quanti si sono identificati in quei cento anni (percorsi in parte dai genitori) quando si è visto distruggere la speranza e annientare la liberazione - il senso stesso delle vite nostre e di milioni e milioni di donne e uomini. La diceva senza aggiungere fronzoli, con l'immediatezza e la semplicità che erano sue. Così come con immediatezza e semplicità proclamava il disprezzo per i politicanti italiani - aggiungendo subito dopo: ma gli italiani sono un popolo meraviglioso. Un popolo che ha saputo amare pur senza mai rinnegare le sue origini svizzere; quando vecchia, dopo la morte del marito Franco Fortini, avrebbe potuto ritornare nel proprio paese, ha scelto di restare in Italia, nella sua casa di Milano. Con immediatezza e semplicità proclamava il suo laicismo: una volta che, forse per scherzo e un po' per gusto del paradosso, in un incontro conviviale con alti prelati milanesi Franco disse: «Mia moglie sostiene che Gesù non è Dio», lei confermò senza scomporsi: «Certo, è stato una personalità di immensa grandezza, ma non certo Dio». Chiunque l'ha conosciuta sa con quanta franchezza - e coraggio - sapesse dire a ciascuno quello che gli spettava, nelle cose piccole e nelle grandi. Ma non si confonda questa franchezza con la «semplicità» dell'incolto. Dai genitori modesti artigiani socialdemocratici, dalla Zurigo centro internazionale di cultura durante la guerra, dal colloquio ininterrotto col marito - uno dei pochissimi intellettuali italiani di statura europea - ha tratto gli elementi per la sua formazione di donna libera e spregiudicata: lontanissima dal provincialismo di tante donne italiane di sfera colta e magari femminista, vera cittadina del mondo, capace di parlare e scrivere cinque lingue, ha saputo coltivare pure una propria sfera indipendente di rapporti e di conoscenze e ha inventato un proprio lavoro di terapeuta, oltre quello di traduttrice in collaborazione col marito.

Ad alcune, quasi sue coetanee, poteva apparire troppo rigidamente legata a principi etici tradizionali, quasi appartenesse a una generazione precedente. In realtà essa era ben stretta ai precetti di morale e di civismo di eredità a un tempo illuministica e romantica, di tradizione anche ottocentesca. Gliene veniva una forza, una capacità di fedeltà e di costanza sconosciute ai molti che nell'ultimo trentennio considerano cosa naturale, per esempio, il passaggio dall'una all'altra formazione politica di opposto colore. Al di là della disperazione, fedeltà e costanza l'hanno vista impegnata nei suoi ultimi anni in una delle ultime lotte per la speranza e la liberazione, quella dei palestinesi per la loro terra.



Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it