SOCIETÀ

La Ue vuole l'acqua dei paesi più poveri

MOLE TONY,MONDO

L'Unione europea ha preparato piani segreti per imporre la liberalizzazione di diversi settori dei servizi nei paesi più poveri del pianeta. Le domande della Ue nel negoziato Wto sull'Accordo generale sulla commercializzazione dei servizi - il Gats - riguardano ben 109 paesi, inclusi i 50 paesi più poveri al mondo, e permetterebbero alle imprese europee di far pagare, tra l'altro, la fornitura dell'acqua ad una parte dei 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. E' quel che rivelano i documenti di cui sono entrati in possesso ieri numerose organizzazioni della società civile globale, inclusa la ong canadese «Polaris institute». Sembra quasi che il commissario europeo al commercio, Pascal Lamy, stia preparando uno scambio mortale con i paesi del sud, chiedendo una liberalizzazione selvaggia dei servizi in cambio di un maggiore accesso ai mercati europei per i prodotti agricoli del sud - senza per questo ridurre i sussidi all'agroindustria europea a svantaggio dei piccoli contadini, del nord come del sud del mondo. La campagna italiana «Questo mondo non è in vendita», che si prefigge di fermare il Wto alla prossima conferenza ministeriale di Cancun di settembre, denuncia come Lamy non si vergogni a chiedere, tra l'altro, che la Bolivia permetta alle multinazionali dell'acqua di operare senza restrizioni nel paese, nonostante la rivolta popolare di Cochabamba del 2000 abbia cacciato l'americana Bechtel, responsabile dell'aumento dei prezzi dell'acqua del 200 per cento in pochi mesi. Lo stesso vale per Panama, dove scioperi e manifestazioni nel 1998 avevano bloccato la privatizzazione dell'acqua.

Fino ad oggi sono state le imprese europee, riunite nello European services forum, a dare la linea a Lamy, in piena segretezza. D'altronde il Gats è una creatura delle multinazionali dei servizi: secondo uno studio del 1996 del National defense university di Washington, che si riferiva all'adozione del Gats in ambito Wto, con la nascita dell'istituzione globale del commercio un anno prima, «Una limitata coalizione era abilmente riuscita ad influenzare il sistema decisionale del governo americano e contribuito a stabilire delle regole commerciali globali».

Le campagne contro il Gats nel mondo si sviluppano a partire dal 2000 sull'onda dell'entusiasmo di Seattle e di fronte al lancio del «round negoziale del millennio» del Wto a Doha nel novembre 2001, definito senza pudore «agenda dello sviluppo» e di cui il rafforzamento del Gats rappresenta il primo tassello. La priorità che le aziende europee mettono sull'allargamento del mercato dei servizi - che globalmente rappresenta il 60 per cento del pil - spinge Lamy perfino a negare all'europarlamento l'accesso alle richieste che la Ue aveva fatto nel luglio scorso ai paesi del sud, oggi per fortuna rese pubbliche a forza. E' quindi venuto il momento dell'offerta dei servizi che la Ue vuole liberalizzare a casa propria: e all'inizio di febbraio Lamy ha trasmesso ai governi nazionali della Ue la proposta europea, lasciando solo tre settimane di tempo per elaborare una risposta. Sono stati proprio i parlamentari nazionali a spingere per una consultazione, in Inghilterra, Belgio ed Olanda; e a favorire una «pubblicazione forzata» dell'offerta. E' emerso subito che la Commissione ha presentato un'offerta contenuta, che oggi contrasta con l'atteggiamento aggressivo delle richieste verso il sud del mondo, quasi una compensazione commerciale all'impotenza militare europea nei confronti dell'imperialismo americano.

Lamy ieri si è difeso dicendo che i documenti erano già pubblici, ma pochi ormai gli credono. Chi sa cosa chiederanno oggi ad Adolfo Urso, vice-ministro per le attività produttive con delega al Wto, i senatori delle commissioni agricoltura, esteri e commercio che lo ascolteranno in seduta congiunta proprio sull'emergenza Wto. Forse lo stesso Urso non sapeva, o faceva finta di non sapere.

All'inizio del 1997 dalle fredde stanze dell'Ocse a Parigi qualcuno ebbe il coraggio di consegnare a qualche attivista anti-globalizzazione il testo della proposta di accordo multilaterale sugli investimenti tra i 29 paesi più industrializzati al mondo. Quell'accordo, definito scellerato dai più, sarebbe stato imposto a tutto il pianeta, prevedendo una liberalizzazione totale degli investimenti e dando alle compagnie multinazionali il potere di andare contro gli stati nazionali, ricorrendo ad una corte internazionale ad hoc se gli stati avessero imposto legislazioni ambientali, sociali e sul lavoro troppo vincolanti. L'allora segretario-generale del Wto Ruggiero lo definì la nuova costituzione globale, il paradigma finale dell'ideologia liberale. Chi sa se oggi la società civile globale ha posato la prima pietra per l'inizio del fallimento del Gats.

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