SOCIETÀ

New York, la strategia dell'arresto preventivo

DILETTI MATTIA,USA/NEW YORK

Lukasz Lagucik è colpevole di incarnare due delle paure più grandi che oggi attraversano l'America: quella del terrorismo e quella della violenza dei suoi adolescenti. Per questo rischia fino a sette anni di carcere. Lukask Lagucik, 17 anni, vive nel Queens, a New York, in una zona giàoperaia e cattolica, Maspeth, e frequenta il liceo a Forrest Hills. Da qualche tempo aveva conosciuto in una chat room Lauren Hess, una coetanea di Wynne, Arkansas. A lei aveva confidato di odiare i suoi compagni di classe e di aver deciso di ucciderli a colpi di fucile. L'esecuzione di massa sarebbe avvenuta venerdì 25 febbraio alle 11 e 18. La sua compagna di chat ha avvertito la polizia della sua città, che ha chiamato quella di New York, che è risalita alla vera identità di «fivetomcat17» (il nickname utilizzato dal ragazzo nella chat room). Nella notte di giovedì la polizia ha fatto irruzione a casa dei Lagucik arrestando Lukasz, che ora si trova in carcere in attesa della prima seduta del processo, il 7 febbraio. E questo nonostante il fatto che a casa sua non sia stata rinvenuta alcuna arma da fuoco e che non abbia commesso alcun crimine. Come in «Minority Report» di Steven Spielberg, questo diciassettenne del Queens è stato vittima di un'azione di polizia preventiva. E dovrà difendersi dall'accusa di aver voluto commettere un crimine classificato come «minaccia terroristica» (articolo 490 del codice penale dello stato di New York), in seguito all'approvazione, all'indomani dell'11 settembre, di una nuova legge antiterrorismo voluta dal governatore repubblicano dello stato di New York George Pataki, creata con l'obiettivo di affiancarsi al «Patriot Act» di George Bush jr. L'insieme delle misure adottate dall'amministrazione Bush per combattere il terrorismo hanno già prodotto palesi violazioni dei diritti umani, soprattutto nei confronti di cittadini stranieri, e in particolare attraverso l'uso della detenzione preventiva. Ma questa vicenda apre una nuova frontiera, mostrando quanto sia dilatabile il concetto di «minaccia terroristica». Pataki ha voluto precisare che è solo grazie alla nuova legislazione antiterrorismo che oggi il neo-detenuto Lagucik può essere trattato come un adulto e condannato a scontare fino a sette anni di prigione, mentre un tempo sarebbe andato incontro a sanzioni di scarsa entità. E il governatore ha sottolineato anche la relazione tra l'intento omicida e l'uso della rete, un'arena attraverso cui non è più permesso palesare una volontà criminale impunemente («Queens student charged with making internet terror threat», recita il titolo del comunicato stampa dell'ufficio del governatore).

Intanto la giudice Suzanne Melendez ha fissato a 15mila dollari la cauzione per Lagucik che, in attesa dell'udienza di venerdì 7, le ha inviato una lettera in cui ha sostenuto di avere semplicemente voluto impaurire la sua nuova amica di chat. Ma anche in questo caso le parole dell'implacabile Pataki non lasciano spazio al perdono: «Minacce come questa causano allarmi non necessari, allontanando uomini e risorse da problemi ben più seri (...). Contiamo che l'arresto di oggi invii un messaggio chiaro: le minacce di violenza, vere o immaginarie che siano, non saranno tollerate».

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