CULTURA

Una vita curiosa e ribelle

CASTELLINA LUCIANA,ITALIA/MILANO

Dei comunisti Annamaria Rodari aveva la qualità primaria, senza di cui nemmeno ci si pone il problema di essere tale: era ribelle. In politica e nella vita, che poi sono state per tanti versi tutt'uno, sicché è impossibile concepirla senza la passione immessa nella battaglia per il Partito, dentro il partito, anche contro il partito quando l'ha ritenuto, lei e, sia pure in forme diverse tanti di noi, necessario. Era per questo che ragazzina, trovando il filo che l'ha portata alla Resistenza nella facoltà di filosofia di Antonio Banfi, era diventata staffetta partigiana: perché quella era stata la prima occasione per contrapporsi allo stato delle cose, per cercare di cambiare il mondo.

Poi il Pci, naturalmente. Era di quelle, Annamaria, che come molti, hanno continuato a dire «il partito», con questo riferendosi ad una entità che era pur sempre il Pci, sebbene ormai morto, ma che sopravviveva dentro il cuore e la testa, quale che fosse la formazione cui via via aveva aderito. Per nostalgia, forse, ma anche perché il Pci - al quale si era iscritta nel 1945 - era stato e restava la fonte dei valori, il codice morale, l'indicazione della pratica di vita.

L'estremo saluto Annamaria Rodari lo riceverà oggi nella sua città, Milano, nella sede dei Comunisti italiani, il partito cui era approdata dopo l'ultima lacerazione di Rifondazione comunista. Non per ortodossia, ché tutto meno che questo è stata, ma perché quella le era a un certo punto sembrata una scelta ordinata nel gran disordine della sinistra italiana.

All'inizio degli anni Settanta era diventata femminista fra le prime del nuovo movimento, naturalmente e anzi tra le fondatrici del milanese Circolo della Rosa, una storia importante. Ed era stata anche direttrice di «Fluttuaria: segni di autonomia nell'esperienza delle donne», prima mensile e poi bimestrale uscito dal 1987 fino al 1994.

Sempre, fin da giovanissima e poi fino all'ultimo, Annamaria è stata giornalista. Bravissima, perché curiosa e coraggiosa e duttile: i suoi giornali non sono stati solo quelli dei partiti ma anche le più bizzarre pubblicazioni. Aveva cominciato con l'Unità, appena finita la guerra, aveva diretto Abc e il settimanale Il tempo, e anche Teleradio Milano 2, la prima televisione libera di area comunista. Era poi stata a lungo a Paese sera e, all'inizio degli anni Novanta, aveva messo su con entusiasmo la redazione milanese di Liberazione e adesso collaborava a Rinascita.

Era allegra, vitale, ironica, spiritosa Annamaria. Qualità essenziali per una buona comunista. A piangerla noi del manifesto saremo in molti.

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