CULTURA

Camillo de Piaz, un cristiano al valico del mondo

MASI EDOARDA,ITALIA

Fra i beni dell'eredità cancellata (e da ritrovare, pena la perdita definitiva del presente) è la nozione del significato, in Europa, di fascismo e antifascismo. Le distorsioni del pensiero unico hanno dettato la riduzione del fascismo a violenza più «ideologia», e hanno voluto poi equiparare al fascismo proprio quello che è stato il nocciolo stesso della resistenza al fascismo: la teoria e la prassi dei comunisti e dei cristiani. Nelle quali confluisce la grande tradizione di civiltà dell'Europa moderna. Ne sono essenza gli ideali di libertà e di rispetto dell'uomo, nel senso kantiano. Il fascismo, specie nella versione nazista, è stato la negazione assoluta di questa tradizione: prodotta non da agenti esterni ma scaturita dal seno della medesima civiltà. Urge ricordarlo perché il fenomeno si sta ripetendo su scala più vasta, e l'unica via alla salvezza è ancora il ricorso alla resistenza. Chi per età non è stato partecipe di quella esperienza può trovare una via alla conoscenza e alla resistenza nell'opera di alcune personalità, portatrici viventi della storia degli ultimi 50 anni. Fra queste occupa un posto di primo piano il frate servita Camillo de Piaz, che insieme con David Maria Turoldo è stato una delle voci di libertà a Milano, fino a quando la sua stessa Chiesa non ha frapposto ostacoli a quella predicazione (di Camillo de Piaz ha parlato Rossana Rossanda nelle «Note a margine» del 22 dicembre, «Un natale da pensare», ndr) . Come pochi, per la vita intera, e fino a oggi nella tarda vecchiaia, è rimasto e rimane fedele alla fede della giovinezza, fede in un Dio che si rivela e si incarna nell'intimo e dall'intimo dell'uomo. Perciò anche il lettore estraneo alla confessione cattolica fruisce degli scritti di de Piaz in una condizione di felice libertà e per così dire di uguaglianza.

Cinquant'anni di storia si riflettono nelle prediche di Camillo, raccolte in tre volumi (Ma io vi dico; Un'altra sete; Fu detto agli antichi, Servitium, 2000-2002). Sono testi molto meditati e scritti prima di essere detti, da un autore di parola avara e densa. Sicché riesce difficile riassumerne il senso. Meglio ricorrere a qualche citazione. Da un brano del `77 (non ancora spenti gli echi della grande epoca del Concilio, quando comunismo e cristianesimo erano parsi così vicini): «...Cristo nostro figlio... Assemblea liturgica, assemblea che fa la Messa... è generatrice di Cristo... Ogni vita invisibile, sepolta, rinnegata, inespressa, tenuta schiava nel mondo, si risveglierà ed esulterà se ogni cristiano... saprà valicare le montagne che lo separano dal prossimo, metterà in comunione ciò che ha in sé... È solo cercando e comunicando, non chiudendosi e difendendosi, non costruendo un mondo a parte, da contrapporre o da mettere in concorrenza con altri, che il cristiano arricchisce e nutre se stesso, mentre arricchisce e nutre gli altri... Certi integralismi, vecchi o ritornanti, sono l'esatto opposto di ciò che il moto dell'incarnazione vuol significare.» Nel 1972: «La liberazione storica di Israele diventa anticipazione - paradigma e archetipo, e pegno - del moto di liberazione che percorre e spiega la storia dell'umanità... che porterà un giorno a una nuova comunità... la quale avrà le dimensioni dell'umanità: per questo è detto `fino all'estremità della terra'... In un mondo diviso, dominato da potenze (...) pronte a schiacciare i propri simili pur di mantenere il loro potere, essere fedeli alla libertà dell'uomo, senza la quale è manomessa e profanata la sua immagine e somiglianza con Dio, cioè la sua vera natura, ... è il primo, vero culto che Dio vuole da noi.» Nel commento, 1972, a un brano di Isaia: «...Il senso primo e immediato ci viene incontro e ci sta lì davanti in modo molto concreto e poco equivocabile. `Spezza il tuo pane' 'vesti l'ignudo' 'allontana l'oppressione'. Gli affamati e gli ignudi, gli oppressi e i perseguitati si contano nel mondo a centinaia di milioni, ci stringono da vicino, e sono in aumento, perché questa è la logica di un sistema che catalizza ricchezze e poteri sempre più grandi attorno a chi è già sazio. A ricordarlo, si prova perfino un senso di disagio e di inautenticità. Ma il disagio si fa ancora più grande se ricordiamo che questo sistema è nato e sostenuto, e magari benedetto, dai cristiani. ...» Fra il 1954 e il 1968: «Persuaderci che tutti noi del mondo siamo legati allo stesso destino e non accade niente nel più remoto e ignorato angolo della terra al più piccolo degli esseri umani che non abbia, attraverso vie imponderabili, una portata in qualche modo universale. ... Dio si trova in quel punto archimedico... che solo ci può permettere ... di liberare l'uomo da se stesso e dagli altri uomini. Di fronte a una società (...) intimamente totalitaria che ha bisogno, per il suo sviluppo, di prefabbricare l'uomo e di condizionarlo fin nei suoi pensieri, fin nel suo tempo libero (tacitandolo con l'offerta di beni sempre maggiori e di libertà secondarie) questa verità è destinata a riemergere...».

Anche le citazioni sono inadeguate a suggerire la ricchezza di questi scritti, da consigliare a chi, giovanissimo, desideri sapere cosa sia stato il movimento verso il comunismo.

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