MONDO

Migliaia di scudi umani in Iraq

MEDIO ORIENTE
SANGIOVANNI ORNELLA,IRAQ/USA

L'Iraq chiama e il mondo arabo risponde. Non certo i governi ma quella che comunemente viene chiamata la gente comune. Sarebbero migliaia infatti i volontari pronti a partire per Baghdad per offrirsi come scudi umani in caso di attacco americano, secondo quanto riportato di recente dal giornale iracheno al Qadissiyah. Anche se questa viene presentata come una iniziativa internazionale - i volontari, scrive al Qadissiyah, proverrebbero da tutti i paesi del mondo - il contingente di gran lunga più numeroso è quello atteso dai paesi arabi, Giordania ed Egitto in primo luogo. La conferma viene da Mansour Mourad, un responsabile giordano della campagna per l'arruolamento dei volontari citato dal giornale iracheno, secondo cui le persone pronte a partire sarebbero addirittura centomila. Giordania ed Egitto - aggiunge Mourad - sono fra i paesi in cui la campagna ha avuto più successo.

Proprio la preparazione dell'invio di scudi umani in Iraq è fra le priorità della «Dichiarazione del Cairo»: documento finale di una conferenza internazionale contro la guerra all'Iraq svoltasi il 18 e 19 dicembre scorso nella capitale egiziana, con la partecipazione di numerose personalità internazionali e del mondo arabo, fra cui l'ex ministro della giustizia Usa, Ramsey Clark, gli ex coordinatori umanitari dell'Onu in Iraq Denis Halliday e Hans von Sponeck, Samir Amin e il parlamentare arabo-israeliano Azmi Bishara.

Organizzata dalla Egyptian Popular Campaign to Confront US Aggression, vasta coalizione di attivisti e intellettuali egiziani creata alcuni mesi fa e che ha fra i suoi fondatori anche l'ex-funzionario Onu Ashraf El Bayoumi, il suo obiettivo era quello di lanciare una «campagna internazionale» in solidarietà con i popoli di Iraq e di Palestina.

Anche il marine Nichols si fa scudo

Ma quello arabo non è l'unico filone delle iniziative che vanno in questa direzione. Un appello ad andare in migliaia in Iraq per stare fianco a fianco della popolazione irachena che subisce, oltre all'embrago, anche i bombardamenti è stato lanciato da Ken Nichols O'Keefe, che ha fondato a Londra una associazione chiamata «Whe the people», insieme ad un'altra che si chiama Universal Kinship (Fratellanza Universale). La vicenda di Nichols O'Keefe però è singolare. Arruolatosi nei marines all'età di 19 anni, prese parte nel 1991 alla guerra del Golfo. Successivamente, pentito e disgustato, anche per il comportamento del governo Usa nei confronti della «Sindrome del Golfo» - «Quando i leader di una nazione non rispettano neanche le vite dei loro "figli e figlie", il nemico non entrerà mai nella loro sfera di considerazione», ha scritto di recente sul settimanale britannico Observer - nel 1999 ha rinunciato alla cittadinanza americana, nella convinzione (è ancora lui che parla) «che il mio governo non meritava i miei soldi - attraverso le tasse - e certamente non la mia fedeltà».

Oggi invita tutti coloro che vorranno a unirsi a lui e ad andare in Iraq come scudi umani, dichiarandosi non cittadini dei propri paesi ma «cittadini del mondo», e onorando in tal modo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. L'idea è quella di una carovana di pacifisti che parta da Londra (data proposta è il 18 gennaio, ma non c'è ancora una decisione definitiva) e raggiunga l'Iraq via terra, attraversando, con tappe successive, vari paesi europei, e poi Turchia e Siria.

Secondo Nichols O'Keefe, le adesioni sarebbero già centinaia.

Dal canto suo Baghdad sembra adesso aprire ai pacifisti.

Di recente il vice premier Tariq Aziz. L'Iraq, ha dichiarato che l'Iraq accoglierà con favore i volontari, perché «la resistenza agli Stati Uniti non riguarda unicamente gli iracheni ma la nazione araba e i paesi liberi del mondo». L'arrivo di un primo contingente di scudi umani era stato annunciato il 23 dicembre in una conferenza stampa dal segretario generale della Conferenza delle Forze Popolari Arabe, nonché alto dirigente del partito Ba'ath, Saad Qasim Hammoudi. Queste persone - aveva dichiarato Hammoudi - sarebbero state «distribuite presso installazioni vitali e strategiche in tutte le provincie irachene».

Respingono invece l'etichetta di scudi umani i pacifisti dell'Iraq Peace Team: americani che con delegazioni a staffetta sono in Iraq dalla fine di settembre. «Non ci consideriamo scudi umani più di quanto possano considerarsi tali gli inviati di guerra», dichiarano «siamo venuti qui in solidarietà con il popolo iracheno, per sperimentarne le condizioni di vita e le sue sofferenze». Ricordando così che c'è un approccio radicale e non subalterno, anche occidentale: quello dell'interposizione di pace sperimentata nei Territori occupati palestinesi.

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