Le più recenti dichiarazioni del presidente Usa non lasciano adito a dubbi: il conto alla rovescia è cominciato e l'attacco all'Iraq potrebbe avvenire al più presto. Ma la storia non è mai scritta prima di svolgersi. Esiste ancora la possibilità di fermare la macchina bellica. Sta anche a noi agire, e lo stiamo tutti facendo. In Italia si è infatti sinora espresso, probabilmente, il più alto livello di mobilitazione contro la guerra nei paesi occidentali: dalle manifestazioni nelle cento città del 5 ottobre dei Social Forum, al milione di persone in piazza a Firenze, alle fiaccolate del 10 dicembre e al mezzo milione di firme all'appello di Emergency, alla più ampia delegazione parlamentare europea in Iraq, al pronunciamento di decine di parlamentari, alle centinaia di bandiere della pace esposte nelle piazze, alle decine di iniziative quotidiane (...). Nello stesso tempo tutti i sondaggi continuano a registrare una larghissima contrarietà popolare. L'Italia è però tuttora il paese europeo, con la Gran Bretagna, maggiormente allineato con la posizione Usa. E' evidente quindi che il livello di mobilitazione sinora sviluppato non è sufficiente. La sommatoria di tante buone iniziative non è bastata né a modificare la posizione del governo, né a far prendere sul serio alla opposizione la questione della guerra, né ad incidere sull'orientamento dei media. Occorrono fatti politici nuovi di grande portata. E' per questo che pensiamo che sia opportuno dare vita ad una ampia coalizione nazionale, senza altra limitazione che la volontà di agire per impedire la guerra, che produca uno sforzo che ci permetta di mettere in campo, su obiettivi mirati e condivisi, sufficiente peso politico, convogliando su questi l'iniziativa locale e nazionale. Pensiamo che, a questo punto, non basti manifestare la contrarietà alla guerra nelle mille forme di cui siamo stati capaci. Occorre giungere ad influenzare le scelte che ogni singolo deputato e senatore, e il parlamento e il governo nel suo complesso, si apprestano a fare. Negli ultimi mesi si è parlato della proposta di una coalizione contro la guerra all'Iraq, da parte di diversi soggetti, ma sinora non si è riusciti a realizzarla. La riunione indetta dai promotori della giornata del 10 dicembre per l'8 gennaio potrebbe essere, a nostro parere, il luogo in cui verificare questa ipotesi. Non c'è più molto tempo. * presidentedi Un ponte per... Baghdad