MONDO

Osservatori di pace a Baghdad

UN PONTE PER
SANGIOVANNI ORNELLA,IRAQ/USA

Malgrado i venti di guerra sull'Iraq che, nonostante l'accettazione del regime della risoluzione-trappola del Consiglio di sicurezza, si fanno ogni giorno sempre più minacciosi, c'è chi prepara i bagagli per andare a Baghdad. Non parliamo solo degli ispettori dell'Unmovic - una prima squadra dovrebbe partire in avanscoperta a giorni, secondo quanto previsto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza - ma di osservatori di pace italiani. Si chiamano BIPOT - Baghdad Italian Peace Observer Team - e sono persone di diversa provenienza geografica, sociale, lavorativa, che hanno risposto all'appello lanciato dall'associazione «Un ponte per...» alle assemblee del Social Forum di Firenze. Il primo gruppo partirà da Roma alla volta dell'Iraq il 22 novembre. E' l'avanguardia di una iniziativa che da qui ai prossimi mesi porterà a Baghdad staffette di volontari italiani uniti dall'obiettivo di fermare la macchina bellica, dando un volto e una voce agli iracheni: le vere vittime di quella guerra che i mass media continuano a presentare solo come un regolamento di conti fra Bush e Saddam Hussein. Con i BIPOT andranno a Baghdad italiani delle più varie estrazioni, accomunati dall'obiettivo di dare una possibilità alla pace, trasformando di nuovo in persone quelle che vengono considerate solo numeri: gli iracheni.

Quelli che in questi dodici anni hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane all'embargo più totale e spietato mai imposto a un paese nella storia moderna; quelli che a decine, forse centinaia di migliaia- 50.000 vittime è la previsione minima contenuta in un rapporto di International Physicians for the Prevention of Nuclear War diffuso in questi giorni- pagherebbero con la vita questa nuova avventura bellica.

Non vogliono essere eroi né scudi umani le italiane e gli italiani che staranno a Baghdad. Divisi in gruppi di venti circa, si daranno il cambio ogni quindici giorni e lavoreranno per costruire una rete informativa capace di scavalcare le censure, perché la prima vittima di ogni guerra è sempre l'informazione il cui controllo serve a rendere impersonale l'uso della violenza, a renderla asettica, e, in definitiva, accettabile. Saranno osservatori e testimoni di pace, coinvolgendo i media della propria regione, provincia, comune. Invieranno testimonianze e corrispondenze a radio locali, alle cronache dei quotidiani e alle tv regionali per sensibilizzare i propri concittadini - e perché no i deputati e i senatori del proprio collegio - rendendoli partecipi del fatto che uno di loro ha deciso di mettersi in gioco in prima persona in favore della pace. I materiali prodotti saranno disponibili su un sito (www.unponteper.it/bipot; www.peacelink.it/bipot) curato dall'associazione Peacelink, che ha aderito con entusiasmo al progetto.

L'iniziativa è coordinata con altre di taglio analogo, promosse da gruppi di diversi paesi: in primo luogo i pacifisti americani di Voices in the Wilderness, che già dalla metà di settembre sono a Baghdad con le delegazioni dell'Iraq Peace Team. Tutti uniti dalla convinzione che la presenza di un contingente internazionale di pace nella capitale irachena può riportare al centro la questione delle conseguenze devastanti che una guerra avrebbe sulla popolazione civile, può far guadagnare ore preziose alla diplomazia e alla pace: forse può addirittura evitare la guerra.

Queste le date previste per le delegazioni: 1. gruppo: 22 novembre-6 dicembre; 2. gruppo: 6 dicembre-20 dicembre; 3. gruppo: 20 dicembre-3 gennaio; 4. gruppo: 26 dicembre-6 gennaio; 5. gruppo: 3 gennaio-17 gennaio; 6. gruppo: 17 gennaio-31 gennaio. Per informazioni e iscrizioni: www.unponteper.it/nontagliolacorda.

* Un Ponte per...

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