CULTURA

Un ponte di acciaio e granito sulla storia

LAI CAMILLA,EGITTO/ALESSANDRIA

«La Bibliotheca alexandrina torna per far rivivere lo spirito di tolleranza e per condividere la conoscenza umana»: così si leggeva, qualche giorno fa, sul quotidiano egiziano al Akhbar. Inaugurata alla presenza del presidente egiziano Hosni Mubarak, di Carlo Azeglio Ciampi e del presidente greco Kostis Stephanopoulos, sulle note intonate dalle filarmoniche greca e londinese, la rinata Biblioteca alessandrina - che aprirà ufficialmente al pubblico questa domenica -, avrebbe dovuto essere inaugurata lo scorso 23 aprile, mentre i carri armati israeliani avanzavano su Gaza e su Jenin, ma certo «non era il momento opportuno», taglia corto Craig Dykers, uno dei tre architetti che nel lontano 1989 vinse - tra ben 524 proposte - il bando di concorso internazionale per la costruzione della biblioteca insieme a Christoph Kappeller e Kjetil Thorsen, del gruppo norvegese Sn¢hetta. Di passaggio a Roma, Craig Dykers dice con un certo compiacimento che «noi di Sn¢hetta non abbiamo scolpito un sogno, abbiamo creato un posto dove si possa sognare.» I suoi studi, gli chiediamo, le hanno consentito di farsi una idea di come fosse la antica biblioteca di Alessandro? «Se si mettono due storici in una stanza, si uccidono prima di dare una risposta. Non possiamo basarci altro che su leggende, non è noto il numero dei volumi che conteneva, sebbene si dica che fossero dai cinquecento ai settecentomila i papiri raccolti. Ma non è tanto il numero dei libri a impressionare quanto la levatura di chi frequantava la biblioteca, i discorsi e i temi di discussione.»

Il nome dello studio architettonico Sn¢hetta viene dalla montagna del Peer Gynt di Ibsen, dove gli elfi portarono il ragazzo che mentiva troppo per ricordarsi che bugie avesse inventato... «Sì, ma Sn¢hetta è anche la montagna dove si ritiene si trovi il Valhalla, l'antico luogo sacro dei vichinghi - spiega l'architetto -. Riprendendone il nome pensavamo di sintetizzare il tipo di lavoro al quale tendiamo, creando un legame profondo e inscindibile tra l'architettura e il paesaggio che la circonda. La nuova biblioteca, per esempio, è un cilindro tondo inclinato, che non è adagiato sul terreno e anzi sembra quasi che lo trafigga.» La rotondità del corpo principale della biblioteca sta a simbolizzare i pianeti, il dio faraonico Ra, la luna, non è vero? «Sì, per più di un milione di anni la vita degli uomini era regolata sulla caccia, dunque erano le ore della notte e quelle dell'alba a essere dedicate al lavoro, le ore illuminate dalla luna, il cui ciclo rimase a lungo un mistero».

Intanto la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (in via Castro Pretorio n. 105) ospita, fino al 21 dicembre, una mostra che racconta la Biblioteca d'Alessandria tra passatto e presente. Attraverso una selezione di testi, fotografie, disegni, modellini, oggetti e materiale multimediale, diviso in tre sezioni, il percorso espositivo - curato insieme al Museo di architettura di Oslo e all'Aib (Associazione italiana biblioteche) - illustra nei dettagli anche il progetto (costo totale trecento milioni di dollari) della nuova Bibliotheca alexandrina firmata da Craig Dykers insieme al gruppo norvegese Sn¢hetta.

Una Biblioteca con numeri davvero «faraonici»: oltre ottantaciquemila metri quadrati su tredici metri di altezza, tre musei, due auditorium, un planetario, un conservatorio e due sale conferenze, un muro di granito esterno di ottomila metri quadrati incisi con lettere e simboli di oltre trecento scritture a rappresentare gli alfabeti di tutto il mondo.

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