VISIONI

Settecolli hip hop

MUSICA
CORZANI VALERIO,ITALIA/ROMA

Alcuni dei protagonisti della scena sono diventati grandi con essa. In vent'anni puoi trasformarti da «pischello» a uomo, ed è quello che è successo, esattamente, adalcuni dei protagonisti di Sangue e Oro (edizioni Arcana), volume reportage del sociologo Vincenzo Patané Garsia che racconta, appunto, vent'anni di cultura rap aRoma. Lo fa attraverso un collage di voci e testimonianze, dozzine di interviste, organizzate secondo la regola aurea del reportage: il puzzle tematico. Un puzzle tanto più necessario, nei confronti di una scena come quella romana insieme compatta - nelle intenzioni iniziali, nelle furie creative della prima ora, nell'istintod'identificazione con la cultura di riferimento statunitense - e variegata, differenziata, divergente - nelle strade da percorrere, nelle scelte commerciali, nel look, nel riferimento ad un impegno politico barricadero. «Dal rap in inglese di Mad Dj Band e Power Mcs ad alcuni dei rappresentanti più focosi della Pantera e del rap politicodegli Onda Rossa Posse, dagli scratchers più forti d'Italia come Lory D e Dj Style per arrivare al funk romano del Colle der Fomento, agli esponenti di Robba Coatta, ai ragazzi della Flaminio Maphia, ai bboys del Rome Zoo e ai writer del Tremaroma così come ai Vandali in rivolta o agli outsiders come Frankie Hi-Nrg si è data voce alle generazioni di quelli che hanno scelto le culture di strada per combattere le proprie vicissitudini». Lo stesso Patanè Garsia sottolinea nella premessa del volume l'orizzonte «ecumenico» di questo libro che per il resto lascia parlare interamente i suoi protagonisti: mc's, djs, musicisti, discografici, giornalisti, produttori, negozianti. Da questa panoplia di voci, storie, pensieri viene fuori un collage efficacissimo che racconta in diretta e decodifica. Un libro grimaldello nel quale vengono affrontati frontalmente dinamiche e orizzonti. «Il rap per chi lo fa - dice a un certo punto Er Piotta - è un genere che va dai quattordici anni in su e attraversa tutte le fasce della tua vita: dai quattordici ai diciotto sei nella formazione della tua personalità; spesso più che affermare quello che sei, cerchi di annullare quello che sono gli altri, con un'attitudine quasi anarchica nel mandare affanculo ciò che sembra tutelato da entità grosse, private, commerciali. Poi c'è una fase intermedia in cui fai solo musica e non sai se rimarrà sempre un hobby o diventerà qualcosa di più e infine la fase finale in cui fare musica diventa un vero lavoro».

L'intero dipanarsi di questa saga tutta italiana diventa nel volume di Patané Garsia un coro di voci, tanto meno «accordate», tanto più ricco, fervente. In cui le tappe e gli obbiettivi che i vari protagonisti si sono dati erano e sono molto più diversificate rispetto alla triplice mozione teorizzata da Er Piotta. C'è insomma chi ha vissuto l'hip hop a Roma come amore giovanile, e lì è rimasto, chi, quell'amore ha finito per trasformarlo in un fuoco ardente da bruciare in fretta (splendido l'intervento di Ice One sulla morte prematura di un indimenticabile personaggio della scena capitolina: Crash), chi lo ha trasformato in palestra linguistica e basta, chi ha cercato di usarlo come arma sociale e così via, di declinazione in declinazione. Temi e approfondimenti che sono stati affrontati anche l'altroieri alla Casa delle letterature in un incontro-spettacolo nel quale protagonisti e sociologi, giornalisti e filmakers si sono confrontati.

A fare da spunto, oltre alla presentazione di Sangue e Oro anche la proiezione del mediometraggio di Aj Sikabonyi dal titolo Semiautomatico, opera prima di questo giovane regista che viene allegata al volume dell'Arcana e venduta in un cofanetto indivisibile. La storia del film è quella di una rapina che finisce malissimo, ideata e consumata nella desolata Roma d'agosto. A far da contrappunto sonoro i rappers di Roma, a tessere i fili della storia nelle vesti di attori, ancora quasi e solo rappers. Un opera prima che paga qualche ingenuità di regia e di interpretazione e mette allo stesso tempo molta carne al fuoco con qualche colpo d'ala davvero creativo. E non è un caso forse che i destini tragici del film siano percerti versi dettati da egoismi, piccole faide, gelosie inutili, guerre tra poveri. Dinamiche disgregative che la cultura hip hop di Roma ha celebrato spesso nello stesso momento in cui stava celebrando successi, creatività, progetti nuovi. Una disgregazione che a molti degli stessi protagonisti del libro e del film appare oramai irreversibile e inevitabile. Inevitabile, come l'«intro» strumentale di meno di un minuto all'inizio della scaletta di qualsiasi disco hip hop. Romano e non.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it