MONDO

«Iraq, basta alla strage da embargo»

LAI CAMILLA,IRAQ/USA

E' ottimista, Hans von Sponeck, ex coordinatore umanitario Onu per l'Iraq a capo dell'Oil for food dal `98 al 2000. Si dimise perché contrario all'embargo. Porta sempre con sé le ultime foto scattate a Baghdad. Una in particolare lo colpì: un'aula senza sedie, libri e ormai neanche alunni. Da quando ha lasciato l'Onu, parla di «coscienza globale», lancia appelli per la fine della sofferenza dei civili iracheni e non smette di raccontare quello che ha visto.

Cos'è l'Iraq adesso?

Gli iracheni sono puliti. Hanno approvato il ritorno degli ispettori senza condizioni, senza limiti di tempo e senza insistere sulla fine delle sanzioni economiche. E' una concessione molto importante, che ha spiazzato gli americani. E come al solito ogni volta che qualcosa li ostacola, cambiano le carte in tavola. Se facciamo come vogliono loro, non otterremo mai giustizia.

Cosa pensa delle «prove» contro l'Iraq?

Ci sono 3 documenti chiave: quello dell'Istituto Internazionale per gli studi strategici, del 9 settembre, quello letto da Bush all'Assemblea generale il 12 settembre, e il dossier di Blair. In nessuno c'è alcuna prova di una minaccia da parte irachena, assolutamente niente che giustifichi un intervento armato. Il dossier di Blair è pieno di supposizioni, una buona analisi storica ma molto povero in termini di prove.

E' tornato in Iraq?

A metà luglio, per ispezionare due siti, che sembra, un tempo, producessero agenti biologici. Secondo i servizi segreti europei e americani erano «posti pericolosi». Così decisi di recarmi ad al Fallujah e al Dora. Ad al Dora ero stato nel `99. Allora era completamente distrutto, non c'era niente neanche a luglio. Si producevano vaccini per l'afta epizootica. Blair sostiene che questo sito sia «un impianto che desta preoccupazione». Ad al Fallujah l'intero impianto era completamente distrutto. Non è che funzionasse poco o male: non esiste. Se queste sono le prove per giustificare una guerra, allora siamo messi male.

Scopo dell'embargo era eliminare la produzione di armi. Quindi neanche funziona...

La connessione tra sanzioni economiche e disarmo è il motivo per cui ho lasciato l'Onu, perché attraverso le sanzioni la popolazione irachena viene ritenuta responsabile delle azioni del governo. Non è onesto. Affatto. Il cosiddetto «danno collaterale» è ormai così alto che non è più sostenibile in termini di obiettivi politici.

Si parla della nuova guerra in Iraq. Ma è mai finita? E la no fly zone, priva di mandato Onu?

In Iraq si combatte una guerra silenziosa, che intensifica la sofferenza dei civili. Una guerra sconosciuta. Gli aerei non autorizzati che sorvolano la no fly zone sono solo una scusa per attaccare.

Nella risoluzione di Bush, si citano a sproposito articoli della carta Onu sull'«uso della forza»...

Non c'è assolutamente niente che giustifichi l'applicazione degli articoli 39, 42 e 51 della carta Onu. L'art. 51 parla di «autodifesa». Gli Usa non sono minacciati dall'Iraq. L'Onu non può usare la forza.

Così dopo le guerre umanitarie, ora si scatenano guerre per imporre presunte democrazie?

Come se gli Usa fossero bravi a «costruire democrazie»... Hanno cooperato con regimi dittatoriali più spesso che con democrazie. No: viene fatto tutto per il petrolio, per il cambio di regime e per arrivare a una modifica del panorama politico nel Medio Oriente.

Cosa pensa accadrà nella regione?

Alcuni governi non sono più troppo favorevoli alla presenza militare Usa nei loro territori. E' come se il padrone di casa avesse dato il preavviso agli americani. Quindi l'urgenza: occorre chiudere subito la politica del contenimento e dare il via a quella dell'occupazione.

Riusciranno gli Usa a rimuovere Saddam?

E' questa la tremenda responsabilità del governo dell'Iraq. Ed è compito di Kofi Annan e Hans Blix assicurare che gli ispettori non vengano strumentalizzati dai servizi segreti, che la loro integrità sia protetta.

Questo improvviso interesse per l'Iraq porterà alla fine dell'embargo?

Se c'è chi pensa che la guerra porterà la pace, sta sognando. Non ci sarà alcuna modifica nel trattamento della questione irachena finché c'è Saddam, se gli Usa riescono nei loro intenti. Preferirebbero rimuoverlo con la forza. Se non sarà possibile, ostacoleranno, inventeranno, mentiranno, distorceranno, faranno di tutto per evitare la normalizzazione con l'Iraq. Devono capire che sono solo uno su 191 governi membri dell'Onu. E che hanno insultato troppa gente. Prima se ne rendono conto e prima torneremo a una situazione globale migliore.

E il ruolo dell'Europa?

E' una vergogna che un capo di governo, quello tedesco, finalmente, abbia cominciato a parlare e i suoi colleghi dell'Ue continuino a tacere. Gli scandinavi sembrano sordomuti. Chirac sostiene la pace, ma non troppo. Berlusconi è il miglior esempio di un politico irresponsabile.

Cosa può fare la società civile? Chi ora si è riappropriato delle piazze e dei conflitti sociali «globali», che può fare in politica internazionale?

Occorre coordinare gli sforzi delle Ong e mostrare che esiste una coscienza pubblica europea. La risposta pubblica spontanea è una risposta di onestà, l'emozione migliore per mostrare la rabbia contro politiche sbagliate. Non dobbiamo mai rinunciare. Questa guerra non riguarda solo l'Iraq. E' il nostro modo di vita che viene bombardato. Dobbiamo proteggere quello che abbiamo costruito dopo la seconda guerra mondiale: uno spazio per i diritti umani, istituzioni per la pace, un quadro legale ... Dobbiamo mettere in discussione tutto, e forse, solo forse, ce la faremo. Io non rinuncio.



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