VISIONI

Yves Montand, un amore parigino

CORZANI VALERIO,PARIGI

1944. In una sera di febbraio, Yves Montand affronta per la prima volta il pubblico di Parigi. Audiffred, il suo nuovo impresario, è riuscito a procurargli un contratto con il teatro Abc. Dovrà cantare alla fine dello spettacolo, al termine di una lunga serie di artisti molto più noti di lui. Quando arriva il suo turno, intona semipietrificato il brano Plaines du Far West. «Tutto era immobile - racconterà tempo dopo - Ho avuto il tempo infinito di domandarmi e poi di convincermi che non gli era piaciuto affatto. Dopodiché è partito, è stato fragoroso, lo giuro. Non la smettevano più d'applaudire». E non avrebbero praticamente smesso più, perché la grande storia d'amore tra Parigi e Yves Montand stava solo iniziando. A questa storia all'interno del celeberrimo Hotel de Ville - fino al 30 ottobre - è stata dedicata una mostra multimediale ricca ed esaustiva. Nel corso di tutta la sua carriera, il poliedrico artista di origine italiana (il suo vero nome è Ivo Livi, suo padre Giovanni e sua madre Giuseppina si trasferirono a Marsiglia dalla Toscana), non ha mai cessato di regalare prove d'amore alla sua città preferita. Gli anni targati «Montand» sono indissociabili dal suo rapporto con la capitale e con il XX° secolo. Sous le ciel de Paris, Le grand boulevard, A Paris, Il n'y a plus d'après (con il riferimento a St.Germain des Près), Lettre anonyme a monsieur le conservateur du musée du Louvre: da Prévert a Kosma, passando per Francis Lemarque, Henry Salvador, Michel Legrand, Montand ha cantato la Ville Lumière sottolineandone ogni sfumatura ed esportandone i toni in tutto il mondo.

Nello stesso anno dell'Abc sarebbero arrivate altre sale, tutte pronte a consacrare il nuovo fenomeno - l'Alhambra, il Bobino, le Folies-Belleville - e a luglio, il Moulin Rouge al fianco di un'Edith Piaf che lo accetta nel suo show come vedette «americana». L'incontro è decisivo. Grazie all'influenza e all'incoraggiamento della grande vocalist, Montand sposta e plasma il suo repertorio, fino a farlo identificare con la grande canzone popolare parigina. È l'epoca di Grands boulevards, Luna Park e di Battling Joe. Da Montmartre alla rue de Belleville, dai Quais della Senna al Faubourg Saint-Martin, Montand inizia a esplorare musicalmente la città e a «decantarla» meglio di chiunque altro. La Parigi di Montand è innanzitutto quella degli innamorati, la cui «felicità si costruisce su un aria fatta per loro» (Sous le ciel de Paris). Ma è anche la Parigi della gente normale, degli operai della Citroën che, appena finito il lavoro, sciamano sui grandi viali tra la Porta Saint Denis e il Boulevard des italiens dove «ci sono tante cose da vedere» (Les grands boulevards). Un luogo che non ha eguali per il cantante umanista d'origine toscana e che nelle sue canzoni viene trattato non come una geografia, ma come un personaggio.

La mostra dell'Hotel de Ville ci offre l'incontro con numerosi documenti d'epoca: film, fotografie, locandine, registrazioni, testimonianze... ci sono perfino il diario personale dell'artista e la ricostruzione del suo camerino. Un luogo privilegiato dove reimmergersi nella carriera luminosa di questo emigrante di lusso, rivivere gli anni del cabaret e della canzone d'autore, sfiorare il gossip dei suoi numerosi amori e scoprire o riscoprire anche le sue prese di posizione militanti e barricadere (tra gli scaffali della mostra spuntano anche le tessere più volte rinnovate del Partito comunista francese e le immagini dell'incontro cinematografico con Costa Gavras, Pontecorvo, Sautet). La doppia sala di proiezione consacra infine una retrospettiva dei suoi concerti e delle sue partecipazioni televisive. In una di queste, Ivo Livi ricorda l'infanzia modesta ma serena di Marsiglia, quando la madre lo richiamava dai suoi giochi di quartiere urlando dalla finestra: «Ivo monta!», in perfetto vernacolo toscano. Poco dopo l'imberbe Livi avrebbe cominciato a frequentare le sale di quartiere imitando Maurice Chevalier e Charles Trénet e sarebbe diventato l'Yves Montand pronto a cantare Parigi e ad immortalarla in alcune scene dei suoi film più celebrati.

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