MONDO

Escluso il «cocaleros»

BOLIVIA
BERETTA GIANNI,BOLIVIA

Sarà il neoliberale Gonzalo Sanchez de Losada a diventare il prossimo presidente della repubblica in Bolivia. Sanchez, del Movimento nazionalista rivoluzionario (Mnr), è riuscito infatti ad ottenere il sostegno del socialdemocratico Jaime Paz Zamora (del Movimento della sinistra rivoluzionaria, Mir, e uno degli 11 candidati presidenziali sconfitto nelle elezioni del 30 giugno scorso). Sanchez de Lozada era stato il candidato più votato al primo turno, ma ben lontano dalla maggioranza assoluta necessaria. Per questo si è reso necessario un ballottaggio, che, come prevede la legge elettorale boliviana, si definirà indirettamente in parlamento, il prossimo 4 agosto. Ma Sanchez si è già garantito i voti dei deputati del Mir, contando sulla carta su 88 parlamentari, ben oltre i 79 su 157 necessari per essere proclamato capo di stato per la seconda volta (la prima fu tra il 1993 e il `97). L'accordo era nell'aria fin dal primo momento per le pressioni di Washington che voleva scongiurare una ipotetica affermazione dell'altro contendente al ballottaggio, il leader indigeno dei cocaleros (i contadini produttori di coca) Evo Morales (alla testa del neo Movimento al socialismo Mas), piazzatosi clamorosamente al secondo posto al primo turno, poco sotto Sanchez. Sanchez de Losada ha stretto un vero e proprio patto di governo con Paz Zamora, denominato Plan Bolivia, che prevederebbe politiche per l'occupazione e la statalizzazione delle forniture del gas. Il Mir avrebbe ottenuto in cambio il 40% delle cariche ministeriali. Evo Morales ha fatto sapere che non si arrende e che continuerà fino all'ultimo a chiedere l'appoggio della maggioranza dei deputati. Ma l'ambasciata degli Stati uniti, sotto la regia del sottosegretario di stato per l'America latina, il cubanoamericano Otto Reich, ha blindato l'accordo fra i moderati del Mnr e la sinistra del Mir (di origine guevarista e oggi membro dell'Internazionale socialista).

In ogni caso Evo Morales, 42 anni, il primo indigeno ad arrivare vicino alla carica presidenziale nella storia della Bolivia (dove il 60% della popolazione è quechua o aymarà), potrà contare su 44 deputati del suo Mas, e sarà il secondo gruppo parlamentare. Un risultato lusinghiero al suo esordio, che si aggiunge alla sorpresa per il ballottaggio. Difficilmente Sanchez Losada e Paz Zamora potranno realizzare le spregiudicate riforme costituzionali che si propongono, senza il suo consenso. Morales non ha fatto mistero in queste settimane della sua ammirazione per la Cuba di Fidel Castro, e della necessità di «liberarsi dall'imperialismo nordamericano». Non solo: il leader dei campesinos cocaleros ha paventato la cacciata dell'ambigua antinarcotici-Usa Dea, nel caso fosse eletto. Dichiarazioni che hanno fatto accapponare la pelle alle formazioni moderate boliviane e rizzare i capelli alla Casa bianca, che ha subito minacciato che un'eventuale elezione di Morales avrebbe comportato la sospensione di ogni aiuto e appoggio Usa.



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