Mi ha telefonato il governatore di Jenin, Zuhair Almanasreh. Mi ha telefonato lui perché dall'Italia non si riesce a chiamare Jenin, dove il comitato di cooperazione decentrata Modena incontra Jenin, di cui Nexus Cgil fa parte, sostiene una serie di progetti a favore dei bambini di Al Quds open university e delle donne contadine. Il governatore è chiuso dentro Jenin la città che amministra, è prigioniero dell'esercito (e del governo) israeliano, è in trappola assieme a uomini, donne, anziani e bambini - la popolazione civile. La linea è disturbata, la sua voce arriva flebile, ma sicura. La situazione - racconta - è drammatica. I militari sono ovunque. Il coprifuoco è totale. Non ha dati precisi sui danni: non li ha perché non può uscire. Sa che nel campo profughi riescono ad entrare solo ambulanze di organismi internazionali, quali la Croce rossa. Stanno portando via i cadaveri: molti non identificati. Ci sono persone dentro al campo che non riescono ad uscire. Manca acqua ed energia elettrica.
Tutto questo lo sapevamo forse già. I giornali e la Tv sono arrivati a noi prima della telefonata del governatore. Ma il governatore lo conosciamo, è un interlocutore dei nostri progetti, è un fautore del dialogo.
A Jenin esiste una sede della Al Quds open university. Un progetto di cooperazione internazionale dal titolo: «Crescita democratica e consolidamento dei diritti fondamentali della popolazione palestinese attraverso l'accesso all'istruzione, alla formazione ed al lavoro. Distretto di Jenin, West Bank». E' stato cofinanziato dal Comitato Modena incontra Jenin e dal Ministero affari esteri del governo italiano per la creazione della biblioteca dell'università, inaugurata nel settembre 2000. Il primo anno di attività è terminato il 30 settembre 2000. I fondi per il secondo anno di attività sono stati erogati all'inizio dell'aprile 2002. Quasi contemporaneamente alla presa di Jenin. I fondi giacciono inutilizzati: a chi li dovremo girare? Forse alla biblioteca che non sappiamo se esiste ancora? Forse al responsabile del progetto, che vive nel campo profughi e a cui non sappiamo cosa sia successo? Forse al governatore, chiuso in qualche casa a Jenin? In questo momento i meccanismi del nostro lavoro sembrano altrettante trappole. Murad, il responsabile, ci aveva ripetutamente sollecitato a riprendere i lavori perché la biblioteca era il punto di incontro dei giovani e meno giovani di Jenin con voglia di parlare e di vivere. Non potevamo: l'iter burocratico non era stato ancora espletato. E ora? Le Ong hanno chiesto al Ministero degli affari esteri di poter utilizzare i fondi assegnati ai vari progetti per aiuti di emergenza e aspettano una risposta.
*Nexus Cgil