Continuano le manifestazioni in tutto Il Cairo. Inizialmente confinata negli atenei, la gente ormai riempie le piazze. Ieri, davanti la sede della Lega Araba, i blindati a protezione delle auto diplomatiche dei ministri degli esteri nascondevano i quasi 400 manifestanti. E nel caos del traffico pochi hanno notato le vignette dei caricaturisti appese lungo tutto il muro vicino all'entrata. Non si sono registrati scontri all'università del Cairo né ad al Azhar, dove la protesta va avanti ormai da settimane. Sulla grande strada davanti all'associazione degli avvocati egiziani, due cordoni di poliziotti in assetto anti-sommossa stringevano i manifestanti in cerchio, nascondendoli senza riuscire a coprire i loro canti in rima: "Palestina araba" "Mubarak svegliati: il prossimo obiettivo sarà al Cairo" e i soliti "Sharon assassino". Entrare è un'impresa che riserva molte difficoltà. Dentro, donne, uomini, giovani e meno giovani. Foto di parenti uccisi dallo sterminio israeliano. Nel cortile, un bambino corre sventolando una bandiera palestinese. "Quello che sta accadendo nei Territori Occupati è un grave crimine", dice Fatma, egiziana. La interrompe Salah: "L'America e' un buon padre per il terrorismo. Specialmente nelle terre arabe". Fatma ci traduce un volantino con la lista di prodotti Usa e israeliani da boicottare: Coca Cola, Nike, 7Up e McDonalds.
Secondo stime ufficiali rilasciate dall'Acnur locale, ci sono circa 3 milioni di rifugiati palestinesi in Egitto. "Ma torneremo tutti presto in Palestina", urla Mona. Quando? "Quando avremo le stesse libertà che avete in occidente. E quando saranno garantiti i diritti delle donne". Ma per ogni risposta ottenuta, controbatte una domanda: "E la comunita' internazionale che fa? Il tuo governo che fa? La tua gente che fa?" Marwan, un anziano avvocato ci spiega la scelta del posto: "Gli avvocati egiziani hanno sempre sostenuto la causa palestinese con conferenze, dibattiti, incontri. Mercoledi scorso hanno scioperato in tutti i tribunali. Sanno che la Palestina è uno stato legalmente riconosciuto. E comprendono il pieno valore della dichiarazione di ieri di Sourour, in una riunione nel parlamento egiziano a cui hanno partecipato parlamentari di altri stati arabi, e cioé che non ci sarà stato israeliano finché non c'é stato palestinese". Ma nessuno stato arabo (solo Egitto e Giordania) riconosce Israele, obiettiamo. "Stavolta è diverso: il popolo e il governo sono uniti dalla stessa visione".
Non sono d'accordo i compagni del Comitato pubblico di solidarietà con l'Intifada, che chiamano la causa. "La vittoria palestinese nasce per le strade del Cairo e di Baghdad - dice Marwan, dei Socialisti rivoluzionari, attivo dagli anni `70 -. E' un movimento di liberazione globale, contro il sionismo perché imperialista e contro il capitalismo Usa, che gioca un ruolo rivoluzionario nella società islamica e si batterà fino alla vittoria per uno stato laico dove ebrei, musulmani e cristiani convivano".