L'Argentina trabocca di gente. Ogni ora il foyer dello stabile romano si svuota, la platea e la galleria si riempiono e subito all'ingresso la fila si ricompone in pochi minuti. Un ciclo continuo dalle 5 del pomeriggio fino a mezzanotte per poter vedere tra i broccati di un teatro, ancora un'ultima volta, Carmelo Bene. Tra la folla anche Mario Martone che lo ricorda: «l'ultimo dei grandi personaggi, dei mostri dell'avanguardia del 900, nella linea che da Artaud scende a Kantor o Julian Beck. Direi che non resta nessun altro e che la fine di Bene segna la fine di un'epoca, sarà una sorta di data spartiacque». In scena c'è la proiezione del suo Otello shakespeariano firmato per Rai Educational, girato nel 1979 e montato fino all'ultimo momento. Pochi giorni prima di morire ancora non si era placata l'ossessione del non finito che aveva spinto Carmelo Bene a rinunciare all'anteprima al festival Batik di Perugia a novembre scorso. Il colore sopratutto, dalla bile verde acido tra le labbra di Brabanzio al nero che si scioglie dal volto del Moro sul corpo di Desdemona e imbratta con dolore il panno egiziano, fino all'ultimo aveva inseguito la giusta sfumatura. Poi il 12 marzo il suo messaggio arrivato per posta a Renato Parascandalo, direttore di Rai Educational, che è stato accanto a Carmelo Bene in quest'ultimo impegno. Una sola riga: «Con la presente dichiaro che il montaggio di Otello è da ritenersi concluso». Così concluso lo ha visto ieri il pubblico dell'Argentina e lo vedranno oggi gli spettatori di Raitre alle ore 24.00, e quelli del canale satellitare di Rai Edu Cultura, tutti i giorni alle 21, fino a venerdì. Una lunga gestazione racconta Parascandalo: «Otello venne girato nel 1979 negli studi di Torino in versione televisiva, diversa da quella teatrale più o meno contemporanea. Carmelo Bene vi lavorò usando tecniche di vera avanguardia e ideò un sistema di riprese con cinque telecamere di supporto collegate a video registratori, ai fini di un montaggio su nastro a posteriori, piuttosto che in diretta come era uso allora. Adoperando con grande creatività tutti gli strumenti e le tecniche possibili, congegnò una serie di trucchi del tutto sorprendenti per un lavoro televisivo. Poi, però, tutto il grande materiale non venne utilizzato a causa della complicazione che comportava la sua lavorazione e per gli altri impegni di Bene. Si dedicò a questo montaggio nel 1980 a Roma, proprio vicino alla moviola di Michelangelo Antonioni che stava ultimando il suo Il mistero di Oberwald televisivo. Dopo ore di lavoro Bene andava dal maestro ferrarese osservando con curiosità, parlava a lungo con lui e poi tornava nel suo studio. A questo punto, montava e rismontava tutto quel che aveva fatto prima. E così fino a quando, un anno fa, mi telefonò già ammalato, e mi raccontò dell'Otello mai terminato, comunicandomi il suo desiderio di finirlo potendosi avvalere del lavoro della sua ex aiuto regista, Mariella Fogliatti. A lei Bene forniva indicazioni precise, discuteva, si faceva poi duplicare in cassetta il montato, lo visionava, correggeva. E si andava avanti».
Così fino alla fine. «Forse oggi ho capito perché ha rimandato qualsiasi presentazione a festival o in tv di questo film. - conclude Parascandalo - Desiderava che questo fosse l'ultimo e unico messaggio finale: una testimonianza di arte e vita al posto della tradizionale cerimonia di commemorazione funebre».