SOCIETÀ

L'inferno sul treno dei poveri

LAI CAMILLAIL CAIRO

Si preparavano a celebrare la maggiore festività del calendario islamico, Eid Bairam, a conclusione dell'Haj, il pellegrinaggio a La Mecca. Molti, che lavorano nella capitale, raggiungevano le famiglie rimaste nell'Alto Egitto. Ma "la festa del sacrificio", per almeno 373 persone, quest'anno non ha significato sgozzare una capra per ricordare che dio aveva risparmiato il figlio di Abramo. Hanno trovato la morte a soli 50 chilometri dalla capitale, sull'accelerato Cairo-Aswan.

I primi accorsi sul luogo dell'incidente avevano una sola parola per descrivere quanto accaduto: "Inferno".

L'incendio è scoppiato nella carrozza ristorante, ma ha raggiunto in breve sette delle altre undici. Ma il treno ha proseguito la sua folle corsa lungo il Nilo per altri 12 chilometri, con l'aria che entrava dai finestrini alimentando le fiamme finché il capomacchinista, Mansour Yuseef el Komos, non ha visto le fiamme dal finestrino del locomotore. Così, nella piccola stazione di Reqa al-Gharbiya, 75 chilometri a sud del Cairo, è riuscito a sganciare le rimanenti quattro carrozze e fermare il treno.

Il bilancio del disastro è di 370 morti, tra questi molti sono bambini. Alcuni passeggeri, scappando alle fiamme, si sono buttati dai finestrini, nonostante l'alta velocità del treno. "Avevo paura, ma poi ho capito che sarei morto comunque, e allora sono saltato", p stato il ricordo di Said Fuad Amin, uno dei sopravvissuti, ora ricoverato con gravi ferite. Altri sono stati meno fortunati e sono stati ritrovati sulle rotaie. I telegiornali hanno continuato per tutto il giorno a trasmettere l'immagine di un uomo rimasto incastrato tra le due sbarre di ferro di protezione del finestrino del treno. Molti altri sono stati ritrovati sotto i sedili, nell'illusione che potessero così scampare alle fiamme. Il treno era partito dal Cairo alle 11.30 di martedì sera. Era un treno di seconda e terza classe, di quelli che gli stranieri non possono prendere, permotivi di sicurezza che ora risultano improvvisamente chiari. "E' il treno dei poveri", commentano i contadini in galabeya. Il biglietto costa circa 4 euro. E poiché è quasi Eid, sebbene ogni carrozza fosse equipaggiata per 150 passeggeri e non ci siano ancora numeri ufficiali, sembra che ne contenesse almeno il doppio, per un totale di almeno 2000 persone, sedute a terra e sugli scomparti per i bagagli.

Il treno era sprovvisto di estintori. I sedili erano in legno e i vagoni rivestiti di una vernice facilmente infiammabile. Ancora non sono state chiarite le cause dell'incendio. Alcuni parlano di un corto circuito nel sistema elettrico, ma sembra più probabile che sia imputabile allo scoppio di due bombole di gas.

Il ministro dell'interno Atef Obeid, però, accorso sul luogo del disastro, ha suggerito ai cronisti di usare cautela nelconsiderare la ferrovia responsabile della strage. Soprattutto, di non pensare al terrorismo. Ha spiegato che "in questi lunghi viaggi (12 ore per l'intero tragitto, ndr ) molti passeggeri portano con sé fornellini e bombole di vario tipo per cucinare". E anche se non sono state la causa primaria dello scoppio dell'incendio, le altre bombole hanno potuto contribuire al divampare delle fiamme. Dal Cairo e da Giza, dove è accaduto l'incidente, sono arrivati i soccorsi: 45 camion dei vigili del fuoco, 66 ambulanze e una cinquantina di dottori. Gran parte dei feriti sono stati ricoverati in tre ospedali vicini, ad al Ayyat, ma i piùgravi sono stati riportati nella capitale. Il presidente Mubarak ha espresso le sue condoglianze ai familiari delle vittime. Così gli Usa e il presidente di turno dell'Ue. "In trentadue anni di servizio non ho memoria di un evento di questa portata", ha detto il direttore dell'Autorità ferroviaria, Ahmed al-Sherif. Il ministro Obeid continuava intanto a difendere le ferrovie, mentre i pompieri ammassavano corpi irriconoscibili.

Il governo egiziano ha stanziato dei fondi per il risarcimento alle famiglie delle vittime: tremila guineé (circa 700 euro) per ogni vittima e settecento (200 euro) per ogni ferito. E ovviamente si farà carico dei danni subiti, per ora calcolati intorno a oltre 100 mila dollari. Ma i 1300 treni al giorno che percorrono il paese continuano a essere gravati dai soliti problemi: mancanza di infrastrutture, cure, investimenti, servizi, manutenzione.

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