Osservatorio sul presente

G. SBA. - ROMA

Osservatorio sul presente
A Firenze dal 3 al 9 dicembre i documentari del Festival dei popoli
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Andare dritti al cuore della realtà è sempre più complesso quando questa insegue e supera il modello della messa in scena buona per andare in onda. Una sfida accolta dal Festival dei popoli, alla sua 42ma edizione, a Firenze dal 3 al 9 dicembre. Non è allora un caso che la manifestazione si apra con una giornata, evento speciale, tutta incentrata su proiezioni dal contenuto più marcatamente politico. Frammenti di storia recente che hanno rimesso in discussione la legittimità e il senso dell'immagine filmata. Dunque vedremo il documentario di Paolo Pisanelli Genova: notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, la marcia antiglobalizzazione del popolo zapatista in Marcos: aquì estamos di Gianni Minà (dopo il film segue dibattito moderato dall'autore a cui partecipa anche Antonio Tabucchi), la disperazione per il permesso di soggiorno negato a un profugo afghano in Green card dell'iraniano Mohammad Jafari, il viaggio di Christophe de Ponfilly alla scoperta di Massoud, l'afghano (il film ritorna al festival dopo essere stato premiato nel 1998), e le donne del Belucistan svelate da Mehrnoosh Hashemi sedigh.
Saranno invece due le sezioni competitive. Un concorso internazionale (la giuria è presieduta da Howard Becker e composta da Giuseppe Gaudino e Didier Husson), con materiale inedito per l'Italia. Da 800 km di distanza di Claire Simon, che dividono l'amore di due adolescenti francesi, alle pennellate di Viswanadhan in Dalle mani di Calcutta, il Caso Pinochet di Patricio Guzman e la ricerca di identità che parte da un caso di omonimia ne Il suono più dolce di Alan Berliner.
Nella competizione dedicata alla produzione esclusivamente italiana (giudicheranno le opere Stefano Socci, presidente, affiancato da un gruppo di studenti universitari) vedremo invece Latina-Littoria di Gianfranco Pannone (vincitore della categoria documentario al recente festival di Torino), Roma A.D. 000 di Paolo Pisanelli, il Gay Pride nell'anno santo, Chiusura di Alessandro Rossetto, Dakar/Arte/Persona, lo sguardo sull'arte contemporanea in Senegal di Massimo Luconi.
Momenti di riflessione, con tavole rotonde e proiezioni, si apriranno sull'evoluzione del rapporto tra documentario e contemporaneità. "L'uso dell'immagine nella ricerca sociale" (lunedì 3), "Documentario e transmedialità" (martedì 4), si parlerà del "Trattamento della realtà" (al dibattito si affiancherà, tra gli altri, il gioco su cinema-realtà Mi piace il suono del Kalaschnikov, mi ricorda Chaikovski di Philippe Vartan Kazharian), e di "Migranti: ieri e oggi" (sabato 8) per fare il punto sulle mutazioni che hanno ridisegnato i confini geopolitici del mondo e cambiato le prospettive. La quarta sezione tematica "la zecca del cinema" (mercoledì 5) sarà l'occasione per vedere Il vaglia di Ousmane Sembene, Una locanda di Osaka di Heinosuke Gosho, Cresus di Jean Geno con un intervento di Jacques Meny che presenterà il suo Mistero Giono. Il festival si chiude con un omaggio incrociato a Albert Maysles (con Martin Scorsese, Running fence e L'arte del documentario di Albert Maysles di Federico Siniscalco) e a Martin Scorsese di cui sono in programma Italianamericans e An american boy (un profilo di Steven Prince).

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