EFFETTO GUERRA
A meno di una settimana dalla presa di Kabul, l'Alleanza
del Nord mostra il suo vero volto tribale, smentendo
spudoratamente tutti coloro - Rabbani, Dostum, Massud, Ismail
Khan - che da anni giuravano sulla perfetta intesa militare e
politica delle diverse forze in campo. Mentre l'inviato speciale dell'Onu, Francesc Vendrell, a
proposito dell'arrivo di Burhanuddin Rabbani a Kabul ha
sibillinamente affermato che il leader dell'Alleanza del Nord "ha
il diritto di autoproclamarsi Presidente dello Stato Islamico
dell'Afghanistan (...) ma sta alla comunità internazionale
riconoscere ogni nuovo governo installato in Afghanistan",
all'interno del movimento anti-Taleban si sta assistendo ad un
vero e proprio scontro aperto tra il ministro degli esteri,
Abdullah Abdullah e il ministro degli Interni, Yunas Qanooni. Il
primo ripete che l'unico governo legittimo è quello di Rabbani e
che la formazione della Loya Jirga, come proposto dall'ex re
Zahir Shah ed appoggiata dalla Nazioni unite, non farebbe altro
che aumentare la confusione. Il secondo, oltre che ad appoggiare
il piano dell'ex re, accusa il collega di aver tentato di
screditarlo di fronte alla comunità internazionale, dando ordine
alle truppe dell'Alleanza del Nord di entrare a Kabul poche ore
dopo che, alla Tv Iraniana, Qanooni stesso aveva assicurato che
nessun soldato dell'Alleanza del Nord avrebbe avanzato verso la
città. Intanto l'euforia della vittoria sta lasciando il passo alle
prime preoccupazioni: da ovest migliaia di hazara di religione
sciita, che pur fanno parte dello schieramento dell'Alleanza del
Nord, stanno marciando su Kabul per prendere il controllo dei
quartieri periferici di Jalres e Syakhak, dove sono concentrate
le popolazioni hazara. Temono che i soldati tagiki e uzbeki
ricomincino a compiere i massacri etnici perpetrati tra il 92 e
il 96. Musa Arifi, rappresentante a Peshawar del Hezb-i-Wahdat,
il maggior partito hazara, ha detto che "esiste un grave problema
tra i gruppi etnici afghani. Purtroppo non è stato ancora
risolto". La marcia degli hazara evidenzia il sospetto reciproco
che divide le etnie della stessa Alleanza. E' questa sfiducia che
ha fatto affermare venerdì a Abdul Karim Khalili, leader degli
sciiti afghani, di sperare che nel futuro solo i soldati delle
nazioni unite saranno armati. Il problema etnico si ripropone
oggi con più profondità perché fino ad ora l'Alleanza del Nord ha
liberato le aree abitate da gruppi di cui essa stessa era
formata. Ora che si tratta di liberare aree pashtun, comincia ad
incontrare grosse difficoltà. Nella stessa Kabul ci si chiede
fino a che punto la popolazione pashtun accetterà la
sottomissione politica e armata dei tagiki. Le vecchie alleanze
si rompono. Il generale uzbeko Abdul Rashid Dostum che sabato
notte ha liberato Mazar-i-Sharif e subito dopo ha proseguito per
Shibergan, per unirsi alle forze di Ismail Khan, un tempo odiato
nemico, stanno litigando (per ora solo a parole) su chi deve
controllare la città di Herat. Per conquistare prestigio e peso politico, Ismail Khan venerdì ha
fatto sapere di essere in procinto di passare con le sue truppe
il Deserto della Morte, l'altipiano che separa Herat da Kandahar
per conquistare la città del Mullah Omar. Mossa, questa, che ha
indotto un centinaio di leader pashtun, guidati da Abdul Khaliq e
fedeli all'ex re Zahir Shah, a mandare un ultimatum al Mullah
Omar, chiedendo di lasciare la città senza combattimenti in
cambio di un corridoio sicuro per fuggire. Al tempo stesso il
Mullah Malung, uno dei sei comandanti militari pashtun che
combattono le forze Taleban, ha avvisato i mujaheddin
dell'Alleanza del Nord di stare lontano da Kandahar. "Non li
lasceremo mai venire a Kandahar. Se tenteranno di entrare in
città, faranno un grosso errore"., ha ha seccamente ammonito.
Mujaheddin, le divisioni alleate
PIERGIORGIO PESCALI
Rabbani contro l'ex
re
Hazara sciiti contro tagiki e uzbeki
Pashtun filo-Iran contro tribù
pashtun
Sullo stesso fronte, il rappresentante delle tribù pashtun, Haji
Zaman, ha detto che la sua etnia non accetterà mai un governo
afgano che la escluda. "Siamo felici che i Taleban siano stati
sconfitti, ma al tempo stesso non abbiamo gradito che Kabul,
città pashtun, sia caduta nelle mani dell'Alleanza del Nord.
Questo potrebbe portare ad una nuova guerra civile". Tutto questo
fa affermare ai Taleban che l'Afghanistan sta velocemente andando
verso una nuova era di anarchia. E questa volta, non gli si può
davvero dare torto.