Il programma del "presidente"

PIERGIORGIO PESCALI - DI RITORNO DALPANSHIR

Il programma del "presidente"
Intervista a Burhanuddin Rabbani, capo politico dell'Alleanza del nord, da ieri padrone di Kabul
PIERGIORGIO PESCALI - DI RITORNO DALPANSHIR

AFaizabad, nel Badakhshan, dove ha sede il governo in esilio dello Stato Islamico dell'Afghanistan, abbiamo incontrato, due settimane fa, la massima autorità del regime deposto dai Taleban, il Presidente Burhanuddin Rabbani - capo dello stato afghano dal 1992 al 1996. Ora è di fatto il leader più rappresentativo dell'Alleanza del nord ed è diventato, ieri, il primo ministro del governo d'emergenza autoproclamato dall'Alleanza del Nord a Kabul, in aperto spregio della coalizione internazionale anti-terrorismo a guida degli Stati uniti, preoccupata di una spartizione di fatto del paese e quindi dell'avvio di una nuova guerra intestina.

Presidente Rabbani, cosa pensa dell'attuale caotica situazione in Afghanistan? Ora vi si prospetta un'occasione d'oro per raggiungere di nuovo Kabul dopo il 1996.

Ha ragione. Ma io mi chiedo: bisognava arrivare a tanto per far capire alle grandi potenze che il problema Taleban non era un problema solo interno dell'Afghanistan, ma di tutto il mondo? Se gli Stati Uniti e l'Occidente ci avessero dato ascolto prima, tutto il dramma subito dalla popolazione statunitense e il terrore che attanaglia l'Occidente oggigiorno, avrebbe potuto essere evitato.

Sembra che Washington tergiversi sul futuro governo afghano. Non vuole i Taleban, ma non gradisce neppure un governo sullo stampo di quello da lei retto e che ha regnato nel Paese tra il 1992 e il 1996.

Il futuro del governo afghano non deve essere un problema degli Stati Uniti, ma del solo popolo dell'Afghanistan. Solo il popolo ha il diritto di decidere quale governo volere.

Lei davvero pensa che gli Stati Uniti, dopo aver ammassato migliaia di truppe in Pakistan, aver fatto decollare bombardieri dall'isola Diego Garcia, speso milioni di dollari per questa operazione, si ritirino dalla regione senza pretendere nulla in cambio?

Non sono così ingenuo. Gli Usa chiederanno garanzie. Dipende quali e su che basi le chiederanno. Non accetteremo alcun tipo di interferenza politica e militare in Afghanistan. Del resto, noi non siamo terroristi, non alleviamo terroristi e non appoggiamo il terrorismo. Questo dovrebbe bastare agli Usa

Anche ammesso che basti, cosa di cui dubito, ci sono altri stati che hanno enormi interessi in Afghanistan perché questo Paese possa trovare da solo una via per la stabilità. Penso alla Russia, all'Iran, al Pakistan, ma anche alla Cina, ai Paesi del Centro Asia.

L'Afghanistan è un Paese povero e sottosviluppato. L'unica risorsa che abbiamo è la nostra gente: orgogliosa, fiera, lavoratrice e desiderosa di pace. Quando dico che non accetteremo interferenze, non intendo affermare che chiuderemo il Paese ai nostri vicini come hanno fatto i Taleban. Abbiamo bisogno di tutti quegli Stati che vogliono davvero aiutarci. Potremo discutere sul modo, sulle contropartite.

Cina e Russia stanno approfittando della guerra in Afghanistan per regolare i conti con le loro minoranze islamiche. Pensate di muovere qualche passo in aiuto dei vostri correligionari?

E' una domanda molto difficile. Qui si tratta di minoranze sì islamiche, ma che vivono in Paesi di cui noi non abbiamo e non vogliamo avere alcuna giurisdizione. Inoltre molti di loro, immagino lei parli dei Ceceni e degli Uiguri, sono stati addestrati da al-Qaeda e hanno combattuto tra le file dei Taleban. Sicuramente chiederemo che vengano rispettati i diritti di quelle minoranze che non conducono azioni terroristiche.

L'Alleanza del nord, che lei rappresenta, continua a chiedere elezioni generali, senza presentare un programma economico e di giustizia sociale veramente efficace che potrebbe smussare le divergenze tra le varie fazioni e etnie. Sta commettendo lo stesso errore che avete commesso durante la sua prima presidenza, se ne rende conto?

Non è vero che non abbiamo programmi economici e di giustizia sociale. Del resto, come avremmo potuto resistere 5 anni all'opposizione, contando sull'appoggio del popolo afghano, se non avessimo dimostrato di avere una politica giusta e corretta? Il fatto è che prima di applicare i nostri programmi, vogliamo avere l'appoggio di tutti gli afghani. Per questo l'obiettivo primario una volta al governo, sarà quello di indire elezioni generali.

Il 38% della popolazione afghana è di etnia Pashtun e la maggioranza di essi sono solidali con i Taleban. L'Alleanza del nord è dominata da tajiki, uzbeki, hazari mentre i pashtun sono in netta minoranza. Immagino che lo stesso futuro eventuale governo rifletta questo sbilanciamento etnico, esattamente come è accaduto tra il 92 e il 96.

Nella nostra Alleanza vi sono elementi di spicco pashtun, anche se, devo ammettere, che lei ha ragione: sono una minoranza. Ma il governo che intendiamo formare non sarà immagine dell'Alleanza del nord. Sarà il popolo, tramite le elezioni generali, a decidere la sua composizione.

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