Il programma del "presidente" AFaizabad, nel Badakhshan, dove ha sede il governo in
esilio dello Stato Islamico dell'Afghanistan, abbiamo incontrato,
due settimane fa, la massima autorità del regime deposto dai
Taleban, il Presidente Burhanuddin Rabbani - capo dello stato
afghano dal 1992 al 1996. Ora è di fatto il leader più
rappresentativo dell'Alleanza del nord ed è diventato, ieri, il
primo ministro del governo d'emergenza autoproclamato
dall'Alleanza del Nord a Kabul, in aperto spregio della
coalizione internazionale anti-terrorismo a guida degli Stati
uniti, preoccupata di una spartizione di fatto del paese e quindi
dell'avvio di una nuova guerra intestina. Presidente Rabbani, cosa pensa dell'attuale caotica situazione in
Afghanistan? Ora vi si prospetta un'occasione d'oro per
raggiungere di nuovo Kabul dopo il 1996. Ha ragione. Ma io mi chiedo: bisognava arrivare a tanto
per far capire alle grandi potenze che il problema Taleban non
era un problema solo interno dell'Afghanistan, ma di tutto il
mondo? Se gli Stati Uniti e l'Occidente ci avessero dato ascolto
prima, tutto il dramma subito dalla popolazione statunitense e il
terrore che attanaglia l'Occidente oggigiorno, avrebbe potuto
essere evitato. Sembra che Washington tergiversi sul futuro governo afghano. Non
vuole i Taleban, ma non gradisce neppure un governo sullo stampo
di quello da lei retto e che ha regnato nel Paese tra il 1992 e
il 1996. Il futuro del governo afghano non deve essere un problema
degli Stati Uniti, ma del solo popolo dell'Afghanistan. Solo il
popolo ha il diritto di decidere quale governo volere. Lei davvero pensa che gli Stati Uniti, dopo aver ammassato
migliaia di truppe in Pakistan, aver fatto decollare bombardieri
dall'isola Diego Garcia, speso milioni di dollari per questa
operazione, si ritirino dalla regione senza pretendere nulla in
cambio? Non sono così ingenuo. Gli Usa chiederanno garanzie.
Dipende quali e su che basi le chiederanno. Non accetteremo alcun
tipo di interferenza politica e militare in Afghanistan. Del
resto, noi non siamo terroristi, non alleviamo terroristi e non
appoggiamo il terrorismo. Questo dovrebbe bastare agli Usa Anche ammesso che basti, cosa di cui dubito, ci sono altri stati
che hanno enormi interessi in Afghanistan perché questo Paese
possa trovare da solo una via per la stabilità. Penso alla
Russia, all'Iran, al Pakistan, ma anche alla Cina, ai Paesi del
Centro Asia. L'Afghanistan è un Paese povero e sottosviluppato. L'unica
risorsa che abbiamo è la nostra gente: orgogliosa, fiera,
lavoratrice e desiderosa di pace. Quando dico che non accetteremo
interferenze, non intendo affermare che chiuderemo il Paese ai
nostri vicini come hanno fatto i Taleban. Abbiamo bisogno di
tutti quegli Stati che vogliono davvero aiutarci. Potremo
discutere sul modo, sulle contropartite. Cina e Russia stanno approfittando della guerra in Afghanistan
per regolare i conti con le loro minoranze islamiche. Pensate di
muovere qualche passo in aiuto dei vostri correligionari? E' una domanda molto difficile. Qui si tratta di minoranze
sì islamiche, ma che vivono in Paesi di cui noi non abbiamo e non
vogliamo avere alcuna giurisdizione. Inoltre molti di loro,
immagino lei parli dei Ceceni e degli Uiguri, sono stati
addestrati da al-Qaeda e hanno combattuto tra le file dei
Taleban. Sicuramente chiederemo che vengano rispettati i diritti
di quelle minoranze che non conducono azioni terroristiche. L'Alleanza del nord, che lei rappresenta, continua a chiedere
elezioni generali, senza presentare un programma economico e di
giustizia sociale veramente efficace che potrebbe smussare le
divergenze tra le varie fazioni e etnie. Sta commettendo lo
stesso errore che avete commesso durante la sua prima presidenza,
se ne rende conto? Non è vero che non abbiamo programmi economici e di
giustizia sociale. Del resto, come avremmo potuto resistere 5
anni all'opposizione, contando sull'appoggio del popolo afghano,
se non avessimo dimostrato di avere una politica giusta e
corretta? Il fatto è che prima di applicare i nostri programmi,
vogliamo avere l'appoggio di tutti gli afghani. Per questo
l'obiettivo primario una volta al governo, sarà quello di indire
elezioni generali. Il 38% della popolazione afghana è di etnia Pashtun e la
maggioranza di essi sono solidali con i Taleban. L'Alleanza del
nord è dominata da tajiki, uzbeki, hazari mentre i pashtun sono
in netta minoranza. Immagino che lo stesso futuro eventuale
governo rifletta questo sbilanciamento etnico, esattamente come è
accaduto tra il 92 e il 96. Nella nostra Alleanza vi sono elementi di spicco pashtun,
anche se, devo ammettere, che lei ha ragione: sono una minoranza.
Ma il governo che intendiamo formare non sarà immagine
dell'Alleanza del nord. Sarà il popolo, tramite le elezioni
generali, a decidere la sua composizione.
Intervista a Burhanuddin Rabbani, capo politico dell'Alleanza del
nord, da ieri padrone di Kabul
PIERGIORGIO PESCALI -
DI RITORNO DALPANSHIR