GUERRA
M
Nostra
bestemmia
GIULIO ALBANESE
Peccato che questo articolo della legge suprema dello Stato sia
misconosciuto dalla classe politica occidentale. Il dissenso
"missionario" per l'iniziativa militare anglo-americana in
Afghanistan, alla quale si è associata l'Italia con 2.700 uomini,
si fonda su motivazioni non ideologiche o viscerali, come
qualcuno crede, ma rigorosamente logiche. Gli atti criminali
dell'11 settembre esigevano una risposta di tutt'altro tipo.
Trattandosi di terrorismo, la risposta punitiva non poteva essere
affidata ai militari, ma alla giustizia internazionale:
magistrati e forze dell'ordine. E non è tutto. Anche sul piano
pratico la storia insegna che per contrastare fenomeni come
terrorismo e criminalità, la guerra è strumento inadeguato e
inefficace. Violenza chiama violenza e il magistero della Chiesa,
soprattutto dal Concilio Vaticano II ad oggi, è un valido punto
di riferimento per il discernimento. Anche perché le
responsabilità occidentali nelle tragedie del Sud del mondo sono
colossali. I talebani, come altri movimenti integralisti, per
anni sono stati al soldo di coloro che oggi invocano vendetta.
Quando si pensa che i Paesi occidentali spendono ogni anno 500
miliardi di dollari per la difesa (solo gli Usa 312 miliardi di
dollari) e il debito estero di tutti i paesi dell'Africa
Subsahariana è di circa 260 miliardi di dollari, i conti sono
presto fatti. Vero che ci si lava la coscienza con vagonate di
derrate alimentari o con gallette paracadutate sui campi minati:
ma questa è ipocrisia. Come ebbe a dire recentemente al Sinodo
dei Vescovi, monsignor Vincent Michael Concessao, arcivescovo di
New Delhi, esiste anche il terrorismo economico che affama il Sud
del mondo.
L'amarezza riguarda poi, inutile nasconderselo, la classe
politica occidentale asservita al dio denaro. Le vere opzioni
contro la malavita organizzata, il terrorismo e la miseria che
attanaglia milioni di uomini e di donne rimangono lettera morta.
Vi sono purtroppo ancora troppi "Paesi democratici" che non hanno
ratificato trattati importanti per la Pace: vale a dire quelli di
Ottawa sull'abolizione delle mine anti-uomo e di Roma sul
Tribunale penale internazionale permanente, o perfino la
Convenzione sui diritti del fanciullo. Viene alla mente il
messaggio rivolto da Paolo VI all'Assemblea dell'Onu il 4 ottobre
1965: "Finché l'uomo rimane l'essere debole e volubile e anche
cattivo, quale spesso si dimostra, le armi della difesa saranno
necessarie, purtroppo; ma voi, coraggiosi e valenti quale siete
state studiando come garantire la sicurezza della vita
internazionale senza ricorso alle armi: questo è il nobilissimo
scopo, questi i Popoli attendono da voi, questo si deve
ottenere". Queste parole furono pronunciate 36 anni fa. A
tutt'oggi sono ignorate e disattese per mancanza di volontà
politica, ma soprattutto per le negligenze dei grandi della
Terra. Una responsabilità grave che ci ha trovato impreparati di
fronte alla tragedia delle "Twin Towers", in cui ora la vendetta
ha preso il sopravvento sulla giustizia.
Giulio Albanese è direttore dell'agenzia
missionaria "Misna"