"Forze speciali straniere combattono con noi"

PIERGIORGIO PESCALI - KHWAIA BAHAUDDIN (PANSHIR)

"Forze speciali straniere combattono con noi"
Intervista al generale Fahim, successore di Massud e comandante militare dell'Alleanza del Nord
PIERGIORGIO PESCALI - KHWAIA BAHAUDDIN (PANSHIR)

Il generale Fahim, origine tagika, quarantatre anni, è considerato il successore di Ahmed Shah Massud, il comandante militare dell'Alleanza Settentrionale ucciso da due kamikaze di Osama bin Laden all'inizio di settembre e, ormai è convinzione diffusa, con la collaborazione dei servizi segreti pakistani dell'Isi.
Ho incontrato il nuovo Comandante in Capo delle forze militari Unifsa (Alleanza del Nord, la formazione "unitaria" dei mujaheddin che hanno preso il potere a Kabul nel 1992 e poi sono stati estromessi dopo una sanguinosa guerra civile dai talebani nel 1996, e che ora sono guidati dall'ex presidente afghano Rabbani) nel quartier generale di Khwaja Bahauddin, proprio nello stesso compound dove avevo incontrato Massud poche settimane prima dell'attentato che gli costò la vita.

Generale Fahim, può descrivere la situazione militare in cui versa l'Alleanza Settentrionale?

Abbiamo in corso diversi combattimenti sulla linea del fronte ed in queste settimane siamo avanzati su parecchi punti, sfondando le linee nemiche. Sono inoltre sempre più numerosi i taleban che decidono di passare volontariamente tra le nostre file, consegnando pacificamente le armi.

Molti affermano che tra i vostri reparti siano infiltrate squadre speciali britannici e statunitensi che avrebbero iniziato a compiere attacchi in punti strategici ben definiti. Conferma queste voci?

Le posso solo dire che abbiamo continui contatti con i comandi militari britannici e americani. Può essere che, in alcuni punti del fronte, ci siano piccoli gruppi di forze speciali straniere interessate a colpire basi di Osama bin Laden, ma oltre a questo non le posso dire altro.

Non può, o non sa dirmi altro?

Non posso. La situazione è particolarmente delicata.

Quanto manca Massud, la sua figura, quello che era considerato il suo carisma, la sua esperienza, in questo frangente, come dice lei, così delicato?

Molto. La sua morte ci ha privati di un punto di forza notevole e non le nascondo che, subito dopo l'attentato, abbiamo avuto grosse difficoltà nel mantenere le nostre postazioni sul fronte. Oggi, però, la situazione è cambiata in meglio. Abbiamo imparato che le divisioni interne servono solo a rendere più forte il nemico.

C'è voluto molto tempo. E resta davvero difficile essere convinti che il generale Dostum o Kharim Khalili continueranno ad accettare il ruolo di secondo piano imposto loro da Massud...

Le ripeto che non ci sono divisioni all'interno dell'Alleanza Settentrionale. Il generale Dostum continua a combattere sul fronte di Mazar-I-Sharif e Khalili controlla la situazione nel centro del paese. Entrambi continuano a tenerci informati sulla situazione del fronte.

Inutile negare che la favorevole situazione militare di cui oggi godete i benefici è principalmente frutto della reazione della comunità internazionale agli attentati di New York e Washington, nonché alla decisione degli Usa di intervenire militarmente in Afghanistan. Questo non rischia di mettere in discussione la vostra indipendenza e rendervi succubi delle grandi potenze?

No! Siamo disposti a garantire agli Usa tutto l'appoggio militare e logistico di cui necessitano all'interno del Paese, ma non permetteremo mai che la loro politica interferisca con la nostra. L'Afghanistan deve diventare una nazione libera e indipendente com'era negli anni Sessanta e Settanta, prima del colpo di stato di Daud. Se gli Usa pensano di poterci manovrare a causa del loro intervento militare in Afghanistan, si sbagliano. Noi abbiamo combattuto contro i sovietici, poi contro Hekmatyar, poi contro la coalizione taleban-bin Laden-Pakistan. e lo abbiamo fatto da soli, senza l'aiuto di nessuna potenza. Siamo noi i veri protagonisti della liberazione afghana ed a noi, in quanto afghani, spetta il diritto di guidare la nazione.

Pakistan, Iran e Russia, però non staranno a guardare l'evolversi della situazione senza muovere un dito.

Siamo pronti ad accettare consigli, ma non imposizioni.

Consigli anche dal Pakistan che continuate a considerare il vostro nemico numero uno sul piano internazionale?

Se la sua politica nei confronti del nostro Paese cambierà, sì, anche dal Pakistan. Dopotutto sono nostri vicini e noi abbiamo bisogno dell'appoggio di tutti, compresi i nostri ex nemici.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it