Raid sull'Iraq, 2 morti

CAMILLA LAI

Raid sull'Iraq, 2 morti
PRAGA "Il kamikaze Atta incontrò qui una spia irachena"
CAMILLA LAI


Due civili sono rimasti uccisi mercoledì nei bombardamenti effettuati dai caccia anglo-americani nei pressi di Shahban, circa 225 chilometri a sud di Bagdah. Con Ryadh Nahi Shaker e Murtadha Abdel Amir, il terzo attacco degli alleati in cinque giorni fa salire il bilancio dei civili iracheni uccisi in bombardamenti dal 1998 a 368 vittime. I feriti sarebbero, secondo dati comunicati dall'agenzia di stampa irachena Ina, 1.057.
Il portavoce della Task force statunitense e britannica, David Nagle, ha dichiarato che gli aerei avrebbero colpito due postazioni della contraerea irachena e gli attacchi, come al solito, sarebbero stati sferrati in risposta a non precisate "minacce" del governo di Saddam Hussein. Ma, altrettanto come al solito, il portavoce militare iracheno smentisce: hanno colpito "aree civili e infrastrutture di servizio". E aggiunge: "Gli aerei arrivavano dall'Arabia saudita e dal Kuwait. Abbiamo reagito e li abbiamo costretti alla ritirata".
Le forze anglo-americane non hanno mai smesso di bombardare l'Iraq da quando, dopo la guerra del Golfo, nel 1991 istituirono arbitrariamentele "zone di non volo" per proteggere le popolazioni kurde nel nord e i musulmani sciiti nel sud del paese, nonché per sorvegliare eventuali movimenti di truppe irachene verso il Kuwait. L'Iraq, d'altra parte, non le ha mai riconosciute, e visto che sono state istituite senza l'avallo delle Nazioni unite, si sente in diritto di reagire utilizzando la propria contraerea. Ma i bombardamenti degli alleati si sono intensificati a partire dall'11 settembre, dopo gli attentati terroristici di New York e Washington. Tanto che, dopo ogni bombardamento, l'esercito Usa si affretta a precisare che il raid non è in alcun modo legato agli attacchi.
Intanto, però, la Cia continua a indagare su un possibile coinvolgimento iracheno e anche a Washington c'è chi teme che Bush jr. voglia utilizzare gli attentati al Wtc come pretesto per continuare - e finire - l'impresa cominciata dal padre dieci anni fa. Già il 18 settembre fonti anonime della Cia avevano collegato Mohammed Atta, egiziano pilota di uno degli aerei-bomba, all'Iraq, riferendosi a un presunto incontro avvenuto in Europa tra Atta e un rappresentante del servizio segreto iracheno. Due giorni dopo, arrivano conferme anche dal Mossad, il servizio segreto israeliano, che però smentisce subito dopo. Il ministro degli esteri iracheno Naji Sabri, ha escluso, indignato, qualsiasi supporto anche solo logistico ai terroristi da parte del governo di Baghdad. Ma ieri il quotidiano ceco Hospodarske Noviny ha fornito ulteriori dettagli sulla controversa vicenda, rivelando che prima di arrivare negli Stati uniti Atta aveva incontrato nell'aeroporto di Praga, lo scorso giugno, una spia irachena. Arrivato dalla Germania, Atta sarebbe rimasto a Praga un giorno e proseguì poi per Newark, nel New Jersey.
Tra conferme e smentite, attesa e terrore, alla domanda se l'Iraq stesse prendendo delle precauzioni contro possibili attacchi Usa nella regione, il ministro Sabri ha risposto: "Certo, da 11 anni".

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