Imamura. Giappone oggi

G. SBA.

Imamura. Giappone oggi
G. SBA.

"La nostra civiltà è superiore ed è destinata a conquistare e occidentalizzare i popoli". Forse l'affermazione di Silvio Berlusconi, già partito per le crociate, aiuta a capire perché nelle sale cinematografiche da questa parte dell'emisfero non arrivino al pubblico certi film. La produzione di Shohei Imamura (nella foto), per esempio, arriva nei festival, riceve premi, ma più spesso lì si ferma senza riuscire a varcare la soglia di un'adeguata distribuzione.
Un'occasione per recuperare è offerta dall'Istituto giapponese di cultura a Roma (via Gramsci, 74. Tel. 06/3224794) che dedica una retrospettiva al cineasta di Tokyo, classe 1926, dal 4 ottobre al 14 dicembre. Un modo per varcare i confini dell'immaginario, il lato più oscuro di Kurosawa e Ozu, un'opportunità per sganciarci dall'olografica percezione del Giappone tamagochi degli Usa, e andare oltre il manga mainstream. "Shohei Imamura, maestro di realismo" è il titolo della rassegna, con proiezioni a cadenza bisettimanale (dalle ore 19 a ingresso libero), e subito ci si proietta nel suo realismo magico (basta vedere Il profondo desiderio degli dei, il 16 novembre) che, usando le parole di Imamura, indaga "le relazioni tra la parte bassa del corpo umano e la parte bassa della struttura sociale, sulla quale si sostiene la realtà della vita quotidiana giapponese". Un mondo di personaggi invischiati nel torbido dell'esistenza, creature fragilissime come carta di riso o crudelmente spietate, descritte dall'inafferabile cifra di Imamura al limite tra il documentario e la più visionaria fantasia.
Diciassette i film in programma (in originale con sottotitoli in italiano o inglese) a partire da La ballata di Narayama (il 4 ottobre), premiato con la Palma d'oro al festival di Cannes nel 1983. Un ritratto straziante di morte e pietà, per sopravvivere alla legge della produttività. La stazione di Nishi Ginza (il 9 ottobre), Desiderio inappagato (giovedì 11), Desiderio rubato (martedì 16), le prime opere di Imamura, del 1958. E ancora Diario di Sueko (martedì 23), Porci e corazzate (venerdì 26), Cronache entomologiche del Giappone (martedì 30), e cominciano a prendere forma le eroine maledette come in Desiderio d'omicidio (venerdì 2 novembre) o La storia del Giappone del dopo-guerra raccontata da una barista (martedì 4 dicembre). Gli shomin (gente comune), persone ai margini del mondo sono l'anima di Introduzione all'antropologia (venerdì 6), sono le reali testimonianze di Evaporazione di un uomo (martedì 13). Sono l'umanità afflitta che si contorce nell'inquietudine di A me la vendetta (martedì 20 novembre), Perché no? (giovedì 29 novembre), Il mezzano (venerdì 7 dicembre), Pioggia nera (martedì 11 dicembre) e L'anguilla (Palama d'oro a Cannes nel 1997, venerdì 14 dicembre).

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