Un giorno in Palestina. Le donne in nero raccontano
L'inferno quotidiano in Cisgiordania e Gaza, fatto di piccoli e
grandi soprusi, di umiliazioni e pestaggi, di miseria e di
morte
CAMILLA LAI
dal punto di vista della sicurezza, visto che nessun kamikaze si
sognerebbe di passare attraverso un posto di blocco imbottito di
esplosivo, servono solo a rendere la vita insopportabile ai
palestinesi". Nel tentativo di riappropriarsi della fascia
costiera della striscia di Gaza per "ripulire il territorio dai
palestinesi", dalla seconda Intifada (28 settembre 2000), Israele
ha istituito 63 nuovi posti di blocco. Gaza è ormai isolata.
Gerusalemme irraggiungibile. Il villaggio di El Mawasi è
circondato da insediamenti di coloni e quindi, per il governo,
pericoloso. Da settembre vige il coprifuoco e l'ingresso è
interdetto anche alla Croce Rossa. "Arriviamo verso le 5. c'è una
fila di almeno 70 persone bloccate dalle 11. Proviamo a forzarlo,
con le mani alzate, non senza timori: qui avevano sparato alla
delegazione parlamentare. Dall'alto dei suoi 50 metri il soldato
ci urla con l'altoparlante di fermarci o avrebbe sparato. Siamo
riuscite a negoziare: 3 di noi sarebbero rimaste e i palestinesi
sarebbero passati 5 a 5. Solo uno studente è rimasto fuori: non
si trovava al villaggio nei 3 giorni in cui le autorità
israeliane avevano registrato gli abitanti di El Mawasi. Ormai
non può più tornare a casa. Non potrò mai dimenticare gli sguardi
di umiliazione e rabbia dei palestinesi. Noi europei potevamo
negoziare con i soldati, non quelle persone stanche e affamate,
in diritto di tornare a casa. La vergogna ha ceduto solo di
fronte a 70 persone che sono potute rientrare nel villaggio".
Altrettanto preoccupante è il degrado ambientale, la shaved
land (terra rasa) che circonda Gaza. Gli israeliani si
vantano di avere trasformato il deserto in un giardino, ma
aranci, ulivi, palme sono stati sradicati, bruciati, tagliati,
per facilitare il compito ai cecchini che controllano gli
insediamenti dei coloni. Il centro di Hebron, città millenaria, è
stato distrutto per far posto alle alte costruzioni dei coloni.
"Hebron è l'orrore dell'inferno. Sulle porte dei negozi
palestinesi è stata dipinta la stella di David: che amnesia
storica, come la croce uncinata".
La spirale di violenza richiede un intervento concreto
dell'Europa. Solo la fine dell'occupazione può portare a una
soluzione del conflitto, ma osservatori internazionali possono
intanto testimoniare che per ogni azione compiuta da un
palestinese, Israele punisce la collettività. Per ogni bomba
muore un bambino palestinese, invisibile, senza nome, senza
storia, che paga l'occupazione israeliana.
"I palestinesi ci hanno salutato così: 'Non avete idea di quanta
forza ci dia la vostra presenza qui. Ci tiene legati alla
speranza che non tutto il mondo è votato alla violenza e capisce
che non vogliamo la distruzione dello stato di Israele, vogliamo
solo i nostri diritti, vogliamo poter vivere, lavorare, cantare
nella nostra terra liberamente, senza che la nostra vita sia
dettata dai soldati'".