Accordo raggiunto

LAI CAMILLA

FILIPPINE
Accordo raggiunto
C.LA.

Ormai i ribelli Abu Sayyaf sono rimasti soli. Ieri in Malesia è stato firmato l'accordo di cessate-il-fuoco tra il governo di Manila e il Fronte Moro islamico di liberazione (Fmil). L'accordo, che fa seguito alla tregua raggiunta a giugno in Libia, pone fine a trent'anni di guerriglia per l'indipendenza dell'isola di Mindanao, a maggioranza musulmana, e sembra assicurare concrete prospettive di pace anche per la recente unione del Fmil con il Fronte Moro di liberazione nazionale (Fmln). Il cessate-il-fuoco sarà attentamente monitorato dagli osservatori dell'Organizzazione della conferenza islamica, perché il precedente accordo del 1997 era stato improvvisamente violato dall'allora presidente Joseph Estrada nel 2000. Il gruppo di Abu Sayyaf rimane quindi isolato e nonostante l'esercito nazionale riceva quotidiane e gravi critiche per non riuscire a sconfiggere i ribelli in un terreno che loro sembrano conoscere molto meglio, domenica sono stati liberati 13 ostaggi, di cui 7 bambini. Rimangono però nelle mani dei "Padri della spada" (Abu Sayyaf) che hanno appunto la brutale abitudine di decapitare i loro ostaggi, ancora 21 persone.

Addio, Banzer

E'Jorge Quiroga Ramirez, meglio conosciuto come "Tuto", il nuovo presidente della Bolivia. Resterà in carica un anno, fino al prossimo 6 agosto, quando sarebbe scaduto il mandato di Hugo Banzer, che lascia lo scettro per gravi motivi di salute. L'ex generale golpista che nel 1971 aveva spodestato il generale Juan José Torres, dopo 8 anni di dittatura, è stato l'unico dittatore sudamericano a tornare al potere con elezioni democratiche. Tuto, del partito di Azione democratica nazionalista (Adn), di cui Banzer ha mantenuto la presidenza, è già stato identificato come la nuova generazione politica dell'America latina. Economista educato negli Stati uniti, non avrà però un anno facile: la Bolivia è il paese più povero del Sudamerica, abbattuto da una grave e persistente crisi economica e dalla corruzione. Nonostante i successi ricordati da Banzer, solo il "Piano dignitad", lanciato per azzerare la produzione di coca, ha avuto successo. Ma già negli ultimi mesi i contadini della regione dello Yungas hanno cominciato una dura opposizione.

Onu/Khmer Rouge

Il consiglio costituzionale della Cambogia ha autorizzato un tribunale "semi-internazionale" per giudicare i massacri del regime Khmer Rouge: dei 5 giudici 3 saranno cambogiani e 2 stranieri. Il tutto con la supervisione dell'Onu, a cui la Cambogia si rivolse nel 1997. Manca ancora la firma del re e l'approvazione dell'Onu, ma dopo mesi di divergenze sulla legittimità di un (altro) tribunale internazionale per crimini passati, il più sembra fatto. Alcuni in Cambogia temono un ritorno alla guerra civile, visto che molti dei collaboratori più stretti di Pol Pot sono inseriti nell'attuale governo. Altri prevedono una semplice farsa, poiché a molti dei leader Khmer Rouge è stata concessa l'amnistia nel 1990. Se mai inizieranno, le udienze hanno già un super testimone: Kaing Kek Teu, l'ex capo della prigione S-21, attualmente in carcere, farà i nomi di chi l'ha "costretto" a uccidere brutalmente 16mila persone. Le stime ufficiali arrivano a contare quasi 2 milioni di persone massacrate nel paese in soli 3 anni ('75-'78), sospettati di essere intellettuali o di parlare una lingua straniera. O di portare gli occhiali.

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