L'Authority indaga sui "giochi pericolosi" de La7
L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato
gli accertamenti, in seguito all'esposto presentato dalla
Confconsumatori, per verificare le modalità e la regolarità dei
Call Game, i giochi interattivi in onda su La7. L'esposto
dell'associazione dei consumatori contesta le modalità di
conduzione della trasmissione e i costi delle telefonate con le
quali il pubblico da casa può partecipare al gioco. A destare
sospetti è la conduzione che induce il pubblico a telefonare più
volte (con la limitazione di massimo 10 telefonate per ogni
telespettatore/abbonato Telecom, proprietaria della rete), con un
costo a chiamata di un euro (2.000 lire circa), anzi "solo un
euro!" come dicono i presentatori puntando l'indice della mano
verso la telecamera. Tutti riescono a prendere la linea, basta
pagare, ma questo non dà la garanzia di partecipare ai quiz.
Soltanto uno (scelto misteriosamente dal computer, senza garanzie
di trasparenza come nella lotteria o nel gratta e vinci)
potrà dare la risposta (sempre facilissima) in diretta per poi
passare alla seconda fase della sfida: individuare i tre bollini
d'oro che farebbero vincere i 2 milioni annunciati. Ecco dunque
che si svela la vera natura del programma.
Avviati gli accertamenti per far luce sui "Call game". Ma
all'ex-Tmc il clima è euforico: "Soldi a palate" con le
telefonate
G. SBA.
Tutto è apparentemente molto facile e conveniente: prendere la
linea, rispondere esattamente al quiz, selezionare tre bollini,
un gioco da ragazzi. Ma poi in realtà chi chiama ha un unica
certezza: prendere la linea al costo di un euro. Se poi si
considera che i bollini d'oro sono solo 4 su 16, le probabilità
di indovinare la combinazione giusta si riducono drasticamente.
Se in più si aggiunge che i bollini non sono fissati su un
cartellone, ma appaiono come per magia da un pagina disegnata al
computer, senza che lo svelamento sia trasparente, la questione
si complica ancora. Ma nel palazzo de La7 il clima se pur non
esattamente disteso (gli accertamenti avviati dall'Authority
potrebbero infatti preludere un eventuale procedimento formale) è
comunque euforico. Il merito non è dello share, che si aggira
complessivamente sull'1,6% (troppo basso persino per i tempi di
magra estivi), ma è per la quantità di soldi - "a palate" dicono
dalla redazione -, che arrivano nelle tasche dell'emittente via
telefono. Allora l'Aran Endemol, che ha inventato il format, avrà
fatto bene i suoi calcoli accettando non di vendere il programma,
ma piuttosto di dividersi il ricavato delle telefonate con La7:
la scorsa settimana sono arrivate sette mila chiamate e il
traffico giornaliero corrisponde a circa 308 milioni di incasso.
La spesa poi per mandare in onda il programma è esigua si sente
dire nei corridoi: il montepremi per ogni conduttore è di 2
milioni e mezzo. Solo 500 mila lire in più del montepremi di ogni
singolo gioco, ma vincere i 2 milioni, appunto, è quasi
impossibile. E' allora comprensibile che, nonostante l'Authority
si aggiri nei paraggi, qualcuno gongoli.