L'INTERVENTO
Chi l'avrebbe mai detto che il fish and chips non è
d'origine inglese bensì un apporto della comunità ebraica
rifugiatosi a Londra durante la seconda guerra mondiale; e la
Mini, un'invenzione di un rifugiato cipriota; e gli
shopping malls che oggi popolano la periferia americana,
un'invenzione di Victor Gruen, rifugiato architetto austriaco; e
che il concetto tanto americano di business management fu coniato
da Peter Drucker, rifugiatosi dal nazismo, il primo a studiare
un'industria, la General Motors, nel lontano 1947; e uno
dei padri di Internet, un rifugiato della Nigeria, Philip
Emeagwali. Esempi che rivelano quanto le culture sono spesso il
risultato dinamico di elementi eterogenei sono infiniti.
Ritratti
che fanno
il mondo
NICOLETTA FAGIOLO *
L'Acnur ha lanciato, in occasione del cinquantesimo
anniversario, un progetto web, la Gallery of prominent
refugees, una serie di ritratti di rifugiati del passato e
del presente (www.Unchr-50.org). Eccone alcuni.
Yolande Mukagasana, ruandese tutsi, sopravvissuta al genocidio
del '94, ammonisce: "badate a non semplificare, io sono stata
salvata da una donna hutu". Attraverso la scrittura, (ha
pubblicato La Mort ne veut pas de moi, Fixot, 1997) è
riuscita ad esorcizzare il dolore e a rompere il silenzio.
Rifugiati, spesso vittime di una "storia monca", in esilio fanno
in modo che questa storia si arricchisca: scrittore e professore
di lingua e letteratura slava all'università La Sapienza di Roma,
Predrag Matvejevic, venuto in Italia nel 1991 per opporsi alla
guerra fratricida nella ex-Yugoslavia, denuncia e analizza quel
male, quella psicologia del nazionalismo e il suo ruolo nel
naufragio della sua ex patria. Un nazionalismo fabbricato che
nega le appartenenze multiple e riduce l'identità personale e
collettiva a una mera coscienza nazionalistica, incapace di
discernere fra realtà e mito. Testimonianze spinte dall'urgenza
di dire la verità nonostante le persecuzioni personali.
Habib Souaidïa, ufficiale nelle forze speciali algerine con un
recente best-seller in Francia, La Sale Guerre, ha
risollevato il dibattito sulla complessità della guerra civile
algerina. Souaidïa accusa di complicità l'esercito algerino nei
massacri dei civili, elenca una serie di notizie di reato e
chiede che sia istituita un' inchiesta internazionale. La sua
denuncia è sostenuta da numerose organizzazioni per i diritti
umani, ma nel suo paese, dopo la pubblicazione del libro, la
famiglia e gli amici hanno subito numerose intimidazioni.
Esilio come testimonianza politica e personale, come messa in
questione dell'identità, ma anche come processo di emancipazione.
Dépaysé, deslenguado, out-of-country, out of place, immigrato,
emigrato, extracomunitario, ma anche ibrido, bi-culturale, una
visione stereoscopica. Nelle parole dell'esule bulgaro Tzvetan
Todorov, che riprende le parole di Ugo di San Vittore, "solo è
perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che un paese
straniero".
* dell'Acnur