Ali-Frazier, l'altra generazione
Laila Ali già si è scelta un soprannome, Madama Butterfly,
ed è subito evocazione, immediata. Non si può fare a meno di
nominare l'una senza pensare all'altro, il padre, lui che della
farfalla aveva la leggerezza e la rapidità, in un battito d'ali
un caleidoscopio di colpi. Anche Jacqui Frazier-Lyde si è trovata
il suo nome di battaglia, Sister Smoke, ed è ancora un padre a
correre in soccorso di una notorietà appena conquistata. Le due
figlie si sono incontrate ieri sera a Verona (stato di New York)
nell'arena dell'Oneida Indian Nation, e certo anche il match
aveva nel suo dna un filamento di cromosomi illustri, e infatti è
stato ribattezzato "Thrilla in Manila 4", come l'ultima delle tre
sfide tra Muhammad Ali e Smokin' Joe.
Laila, la figlia di Muhammad, si aggiudica la decima vittoria. Un
match in 8 riprese
GIULIA SBARIGIA
Ancora una volta a vincere è un Ali, Laila, che aggiunge al
palmares la decima vittoria, imbattuta fino a ora con 8 ko nella
sua carriera. Nell'arena piena di 6500 spettatori sale sul ring
Jacqui Frazier, 39 anni, avvocato criminale con 9 match alle
spalle, di cui 7 vinti per ko, e si fa attendere invece Laila,
mentre si scalda dietro le quinte. Otto riprese, equilibrate, con
Laila che sfianca l'avversaria muovendosi agile sul tappeto e
colpendola alla testa con fastidiosi diretti, e Jacqui in cerca
del colpo d'incontro sin da subito, provando a piazzare quel jab
sinistro che quando arriva si fa sentire. Nel terzo round, il più
acceso, Laila apre la guardia dell'avversaria con un gancio
sinistro che finisce sulla bocca di Jacqui, poi conclude la
ripresa con una bella combinazione a due mani e continua a
muoversi per il quadrato. Un'antica lezione, "danza come una
farfalla pungi come un'ape", il rif che acompagnava Muhammad
negli allenamenti, cioè cogliere il momento giusto per la pausa
tra una serie e l'altra, senza però mai fermarsi, rallentare,
perdere il ritmo. Assecondare la linea sinuosa dell'incontro e
della propria natura tumultuosa senza smettere di essere
aggraziati. La vittoria alla ventitrenne Laila, che prima di
dedicarsi alla boxe lavorava come manicure in un istituto di
bellezza, è stata assegnata con verdetto non unanime, quindi non
netta e schiaccinate, come si poteva pensare a giochi aperti. La
macroscopica differenza d'età, quando ancora le due erano in fase
preparatoria, e si lanciavano frecciate, digrignavano i denti una
contro l'altra tra una battuttaccia e una minaccia truce,
sembrava un fattore che avrebbe giocato in sicuro favore della
più giovane e invece la vittoria di Laila non è stata così
scontata. Frazier ha già annunciato di volere la rivincita. E
visto il successo anche mediatico del match c'è da scommettere
che la otterrà.
Nel "parterre de roi" c'è solo Joe a godersi lo spettacolo (non
si vede invece Muhammad), spera in una rivincita, dopo
trent'anni, è lì mentre nella memoria scorre il film dei tre
match. Il primo quello che immortalò il "re del mondo" bocconi al
tappeto, ma ancora capace di alzarsi per terminare in piedi la
quindicesima e ultima ripresa e perdere quindi ai punti. Poi la
rivincita che Ali si accaparrò in 12 round e l'ultimo match, il
30 settembre del 1975 a Manila, quando Frazier crollò dopo
quattordici gong. Poi più niente, i due non se le diedero più sul
quadrato, ma per anni continuarono la loro guerra verbale mai
sopita. Proprio nelle Filippine Ali, che andava pazzo per le
donne (il suo medico personale, Ferdie Pacheco, lo chiamava il
"missionario pelvico"), presentò la sua amante la modella
Veronica Porsche, la madre di Laila, come sua moglie (poco dopo
lo sarebbe diventata veramente). Belinda, che in quel periodo era
sposata al pugile, appena saputa la notizia come una furia prese
il primo volo per Manila, litigò e divorziò. Insomma le vicende
si incrociano, il presente prende spunto dalle sue radici che
tornano come un'eco prepotente. E allora ecco che balza dal
passato il super ego straripante del giovane Muhammad Ali,
energia e narcisismo all'ennesima potenza in grado ancora di
rubare la scena alle stelle della serata. Una zampata del leone
stanco, che dopo anni di inattività spinge a parlare sempre di
lui. Mentre le vecchie glorie della boxe, sedute ieri sera a
bordo ring, continuano a far precipitare la situazione in un
imperterrito flashback. Ci sono Sugar Ray Leonard, Leon Spinks e
Ken Norton, lo sparring partner di Frazier quando si preparava al
primo match con Ali e che del campione aveva imparato a simulare
i movimenti rapidi.