La forza
di Marley
A vent'anni dalla morte, il cantante giamaicano è ancora
un idolo dei poveri e dei diseredati nel terzo mondo ma resta una
voce di grande fascino e attualità
PIER TOSI
Era nato il 6 febbraio 1945 a Nine Miles nel cuore del country
jamaicano dalla relazione di Cedella Booker con il più anziano
Norval Marley, un funzionario bianco della amministrazione
coloniale britannica che comunque non rivestirà mai la figura di
vero padre per il piccolo Robert lasciando Ciddy nelle stesse
condizioni delle altre numerosissime "baby mothers" jamaicane.
Nonostante non recida mai i legami con il suo paese nel distretto
di St.Ann, Bob si trasferisce ben presto a Kingston, dove
nell'ottimismo che segue l'indipendenza dalla Gran Bretagna, la
musica è uno dei modi più stimolanti per guadagnarsi un futuro
migliore. Nel ghetto di Trenchtown sono tanti i ragazzi che
aspirano a diventare delle stelle della canzone e tra questi i
gli amici Peter Tosh e Bunny Livingstone, suoi futuri compagni
nella lotta verso l'affermazione. Al 1963 risalgono i primi
sforzi discografici di Bob Marley: lui ha solo diciotto anni ed
anche la musica jamaicana è molto giovane. Nel tentativo di
creare una industria musicale locale e superare le difficoltà di
approvvigionamento dei dischi Usa, lo swing ed il jazz suonati da
musicisti locali si colorano di umori dei tropici e reminiscenze
africane e nasce così lo ska. La Jamaica è una terra colonizzata,
una terra dove da sempre le influenze spagnole e degli inglesi si
fondono con una cultura popolare molto locale e molto vivace.
Questi ragazzi insieme a tanti altri come per esempio Alton
Ellis, Bob Andy o Jimmy Cliff sono innamorati della musica di Nat
King Cole, di Elvis Presley, di James Brown e di Curtis Mayfield,
subiscono la colonizzazione dagli Usa ma cercando di essere come
i loro eroi la rielaborano e contribuiscono alla nascita di una
forma musicale locale ibrida ma dalla enorme forza chiamata
reggae. Un contributo importantissimo a questa forza
vitale arriva dalle fasce più povere della popolazione, che si
rivolgono alla madre Africa riscoprendo con fierezza un passato
traumatico di schiavitù del quale ci si vergognava, spesso grazie
agli insegnamenti dei Rasta, considerati fino a pochi decenni
prima dei reietti, dei pazzi o dei criminali dall'establishment.
I Wailers di Bob, Bunny e Peter divengono uno dei gruppi vocali
di punta dello ska alle dipendenze della etichetta Studio One, la
culla di quasi tutte le future stelle del reggae. A quei tempi i
tre Wailers erano il gruppo più amato dai rude boys, gli
intransigenti ragazzi dei ghetti per i quali rappresentavano un
esempio di militanza contro un sistema ingiusto. Varie
vicissitudini portano dal declino dello ska alla nascita del
reggae attraverso la breve ma sublime epoca del rocksteady e
portano anche i nostri tre eroi a maturare artisticamente
attraverso un training di composizione di letteralmente centinaia
di canzoni, testimonianza del loro talento assai precoce.
Agli inizi degli anni settanta il sound jamaicano cambia
rapidamente preparandosi ad una stagione straordinaria e l'uomo
chiave per lo sviluppo dei Wailers è Lee Perry. Grazie alla
partnership con il produttore-genio Bob scrive alcune delle sue
migliori canzoni di sempre e il trio pubblica memorabili album
come Soul rebel, Soul revolution e African
Herbsman. Questi album usciti anche in Inghilterra
sull'etichetta Trojan contribuiscono a preparare il campo al
reggae come nuova forza della musica pop mondiale ed il talento e
la determinazione dei Wailers fa sì che siano i candidati numero
uno al ruolo di personaggi guida di questa esplosione.
E' la Island di Chris Blackwell che mette sotto contratto la band
e realizza nel 1973 il primo album Catch a fire, uno dei
primi grandi reggae album a godere di una distribuzione
internazionale. Dopo alcuni anni di ulteriori sacrifici per
promuovere la propria musica lontano dalla Jamaica, nel periodo
seguente l'uscita dell'album Burning i tre Wailers si
dividono prendendo strade separate: per Bob inizia un periodo
creativo assolutamente straordinario. Da Natty dread
(1974) al suo ultimo album Uprising (1980) realizza sette
stupendi album dando compimento ad una quasi incredibile vicenda
spirituale ed artistica prima di scomparire stroncato dal cancro
nel 1981.
Per spiegare tutto ciò si è spesso sconfinato nella agiografia e
nel soprannaturale, ma Bob Marley è stato semplicente un uomo
dalla sensibilità unica, un ragazzo in grado di entrare in
contatto con la magìa, l'energia ed il misticismo della sua terra
fondendoli ad una ancestrale tradizione africana e creare un
messaggio universale. Le sue origini povere, la consapevolezza
nella forza del suo messaggio, la grande dignità culturale della
tradizione che portava avanti ed il suo considerarsi portavoce di
una vera e propria "teologia di liberazione" hanno fatto di
Marley uno dei personaggi più autentici della scena musicale del
suo tempo, lontano anni luce dagli eccessi edonistici delle
annoiate rockstar miliardarie d'occidente.