La forza di Marley

PIER TOSI

La forza di Marley
A vent'anni dalla morte, il cantante giamaicano è ancora un idolo dei poveri e dei diseredati nel terzo mondo ma resta una voce di grande fascino e attualità
PIER TOSI

A venti anni dalla scomparsa di Bob Marley avvenuta a Miami l'11 maggio 1981 il mondo ha subito notevoli cambiamenti ma la forza della sua musica, del suo messaggio e la fascinazione della sua immagine sono ben lungi dal considerarsi esauriti. E' stato definito la prima superstar regalata alla cultura popolare mondiale dal 'terzo mondo', e la definizione è ancora più vera se si considera la centralità della eredità africana nel suo messaggio e nella sua vicenda artistica. Addirittura la sua immagine, elaborata sulle copertine dei suoi dischi da Neville Garrick, artista giamaicano formatosi in Usa alla scuola dei più famosi artisti della pop art, mantiene oggi inalterata la sua carica nonostante la saturazione mediatica dei nostri tempi.
Era nato il 6 febbraio 1945 a Nine Miles nel cuore del country jamaicano dalla relazione di Cedella Booker con il più anziano Norval Marley, un funzionario bianco della amministrazione coloniale britannica che comunque non rivestirà mai la figura di vero padre per il piccolo Robert lasciando Ciddy nelle stesse condizioni delle altre numerosissime "baby mothers" jamaicane. Nonostante non recida mai i legami con il suo paese nel distretto di St.Ann, Bob si trasferisce ben presto a Kingston, dove nell'ottimismo che segue l'indipendenza dalla Gran Bretagna, la musica è uno dei modi più stimolanti per guadagnarsi un futuro migliore. Nel ghetto di Trenchtown sono tanti i ragazzi che aspirano a diventare delle stelle della canzone e tra questi i gli amici Peter Tosh e Bunny Livingstone, suoi futuri compagni nella lotta verso l'affermazione. Al 1963 risalgono i primi sforzi discografici di Bob Marley: lui ha solo diciotto anni ed anche la musica jamaicana è molto giovane. Nel tentativo di creare una industria musicale locale e superare le difficoltà di approvvigionamento dei dischi Usa, lo swing ed il jazz suonati da musicisti locali si colorano di umori dei tropici e reminiscenze africane e nasce così lo ska. La Jamaica è una terra colonizzata, una terra dove da sempre le influenze spagnole e degli inglesi si fondono con una cultura popolare molto locale e molto vivace.
Questi ragazzi insieme a tanti altri come per esempio Alton Ellis, Bob Andy o Jimmy Cliff sono innamorati della musica di Nat King Cole, di Elvis Presley, di James Brown e di Curtis Mayfield, subiscono la colonizzazione dagli Usa ma cercando di essere come i loro eroi la rielaborano e contribuiscono alla nascita di una forma musicale locale ibrida ma dalla enorme forza chiamata reggae. Un contributo importantissimo a questa forza vitale arriva dalle fasce più povere della popolazione, che si rivolgono alla madre Africa riscoprendo con fierezza un passato traumatico di schiavitù del quale ci si vergognava, spesso grazie agli insegnamenti dei Rasta, considerati fino a pochi decenni prima dei reietti, dei pazzi o dei criminali dall'establishment.
I Wailers di Bob, Bunny e Peter divengono uno dei gruppi vocali di punta dello ska alle dipendenze della etichetta Studio One, la culla di quasi tutte le future stelle del reggae. A quei tempi i tre Wailers erano il gruppo più amato dai rude boys, gli intransigenti ragazzi dei ghetti per i quali rappresentavano un esempio di militanza contro un sistema ingiusto. Varie vicissitudini portano dal declino dello ska alla nascita del reggae attraverso la breve ma sublime epoca del rocksteady e portano anche i nostri tre eroi a maturare artisticamente attraverso un training di composizione di letteralmente centinaia di canzoni, testimonianza del loro talento assai precoce.
Agli inizi degli anni settanta il sound jamaicano cambia rapidamente preparandosi ad una stagione straordinaria e l'uomo chiave per lo sviluppo dei Wailers è Lee Perry. Grazie alla partnership con il produttore-genio Bob scrive alcune delle sue migliori canzoni di sempre e il trio pubblica memorabili album come Soul rebel, Soul revolution e African Herbsman. Questi album usciti anche in Inghilterra sull'etichetta Trojan contribuiscono a preparare il campo al reggae come nuova forza della musica pop mondiale ed il talento e la determinazione dei Wailers fa sì che siano i candidati numero uno al ruolo di personaggi guida di questa esplosione.
E' la Island di Chris Blackwell che mette sotto contratto la band e realizza nel 1973 il primo album Catch a fire, uno dei primi grandi reggae album a godere di una distribuzione internazionale. Dopo alcuni anni di ulteriori sacrifici per promuovere la propria musica lontano dalla Jamaica, nel periodo seguente l'uscita dell'album Burning i tre Wailers si dividono prendendo strade separate: per Bob inizia un periodo creativo assolutamente straordinario. Da Natty dread (1974) al suo ultimo album Uprising (1980) realizza sette stupendi album dando compimento ad una quasi incredibile vicenda spirituale ed artistica prima di scomparire stroncato dal cancro nel 1981.
Per spiegare tutto ciò si è spesso sconfinato nella agiografia e nel soprannaturale, ma Bob Marley è stato semplicente un uomo dalla sensibilità unica, un ragazzo in grado di entrare in contatto con la magìa, l'energia ed il misticismo della sua terra fondendoli ad una ancestrale tradizione africana e creare un messaggio universale. Le sue origini povere, la consapevolezza nella forza del suo messaggio, la grande dignità culturale della tradizione che portava avanti ed il suo considerarsi portavoce di una vera e propria "teologia di liberazione" hanno fatto di Marley uno dei personaggi più autentici della scena musicale del suo tempo, lontano anni luce dagli eccessi edonistici delle annoiate rockstar miliardarie d'occidente.

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