Silvio, il più migliore del mondo
Povera ma graffiante: la "docufiction" di Aurelio Grimaldi
GIULIA SBARIGIA -
ROMA
Venerdì 16 marzo 2001 nasce l'idea di Il più migliore
al mondo, l'istant movie di Aurelio Grimaldi, regista tra gli
altri di Nerolio e La donna lupo, presentato ieri
alla stampa. Il 16 marzo è il day after Satyricon,
l'intervista a Marco Travaglio di folletto inquieto di Luttazzi,
quando dagli scaffali remoti delle librerie passarono in vetrina
le copie del suo L'odore dei soldi scritto insieme a Elio
Veltri. Quella trasmissione ha dato l'input a Leonardo Giuliano,
produttore di film che viaggiano su una superficie alternativa
della visione. Il suo fervore contagia il regista, ci sono pochi
soldi, circa 300 milioni, tutti lavoreranno senza compenso, ma il
film parte e cresce senza copione o sceneggiatura. Il filo
narrativo è il film nel suo farsi, dalla telefonata del
produttore al rifiuto di partecipare di Nanni Moretti, Enzo
Iachetti e Piero Chiambretti. E l'unico canovaccio certo è la
domanda "dove ha preso Berlusconi i soldi per costruire il suo
impero?". Intorno a questo interrogativo si sviluppa la ricerca
di Grimaldi che con ironia porta avanti una macchina appassionata
e sgangherata, i mezzi tecnici sono essenziali e il tempo
ridotto, per scattare un'istantanea prima delle elezioni. Ne
viene fuori il lato oscuro della berlusconiana Storia
italiana. Così mentre il regista, nel ruolo di se stesso,
racconta in fieri il suo lavoro, si incrociano interviste alla
gente dei quartieri popolari di Roma e Palermo su chi voteranno,
e la storia delle vicende processuali e politiche di Berlusconi.
Le inchieste dei magistrati, i documenti che fanno luce sul
conflitto di interessi del cavaliere e su i suoi rapporti con
Craxi, e ancora il caso dell'All Iberian, di Telecinco, il
processo a Dell'Utri, la testimonianza di Cristiana Matragna, le
vignette di Vauro, le imitazioni dell'Ottavo nano, la
telefonata del cavaliere in diretta del Raggio verde per
rispondere a Travaglio e dire la sua sull'intervista a
Borsellino. Il pubblico cui la docufiction è destinata (fiction
solo perché Roberto Freak Antoni interpreta il produttore e
Massimo Ferroni recita l'interrogatorio di Berlusconi nel
processo Dell'Utri, tutto il resto è vero), non è quel "pubblico
italiano come un bambino di 11 anni e neanche tanto
intelligente", come lo definì il Cavaliere, ma quello del cinema
Pasquino di Roma, che proietta la pellicola da oggi a oltranza, e
poi, aspettando una distribuzione in home video, non protetta da
copyright e con la preghiera ai pirati di fare del loro meglio
per difondere i duplicati, a quello di Milano, Siracusa e
Catania.