Tivvù,
un satellite
per amico
Basta istallare una parabola sul proprio terrazzo per scongiurare
il pericolo di far parte della schiera dei generalisti.
Con un parabola puntata sulla costellazione di Eutelsat, cinque
staelliti collocati a 13 gradi est che fluttuano in orbita, si
possono ricevere i segnali delle tv che sfidano la trasmissioni
via cavo. Un'offerta che cresce e cambia vorticosamente, e ogni
volta ridisegna, le prospettive del piccolo schermo. Così tra le
zolle sollevate dal terremoto Tele+ e Stream, e nuovi canali
satellitari fare zapping potrebbe diventare un passatempo
impegnativo.
NASCE RAI MED. Dal 26 aprile un nuovo canale tematico sul
Mediterraneo. E mentre le tv generaliste si riorganizzano,
scoppiano le guerre stellari
GIULIA SBARIGIA
Un canale dedicato al Mediterraneo, Rai Med, è l'ultimo arrivato,
sarà visibile dal 26 aprile, in chiaro e in analogico. Annunciato
ieri a Salonicco dal presidente della tv pubblica Roberto
Zaccaria, trasmetterà inizialmente due ore quotidiane in italiano
e in arabo, sulla base di programmi prodotti dal canale
d'informazione satellitare Rainews24 (e infatti il direttore sarà
lo stesso Roberto Morrione), dal Tg3 e da Raisat. E si avvarrà
dell'esperienza della sede di Palermo che cura da anni il
programma Mediterraneo. Sfrutterà quindi la library
creata nelle precedenti produzioni Rai in attesa che intervengano
potenziali partner dai paesi arabi e dal bacino del mare
nostrum.
Si affaccia al piccolo schermo anche il Sole 24 Ore che
dal 14 maggio trasmetterà ufficialmente, (ma il debutto è
avvenuto già giovedì scorso), con la formula "all news", cioè
notizie continuamente aggiornate, e relativi approfondimenti su
old e new economy. La nuova emittente del gruppo editoriale che
fa capo alla Confindustria sarà completamente in digitale perché
in futuro - si augura il direttore Massimo Donelli - possa essere
accessibile anche dai terminali della comunicazione del futuro,
come il cellulare di terza generazione Umts.
Tra gli ultimi arrivati anche "Raisat fiction", un'emittente già
visibile dal primo marzo bouquet di Tele+. Un canale solo per la
fiction, dagli sceneggiati in costume tratti da famosi romanzi,
ai blitz delle squadre investigative, dalle storie commoventi
nelle corsie degli ospedali a quelle delle commesse di via
Condotti.
"Specificità" dunque è la parola d'ordine, perché il
telespettatore possa, o almeno abbia l'impressione, costruirsi un
proprio palinsesto il più aderente ai suoi intersessi. E c'è n'è
davvero per tutti i gusti, ma quello dal sapore più allettante
per i telespettatori italiani è sicuramente lo sport, e è anche
il motivo che ha costretto tanti appassionati a comprare decoder
e parabola - i dati dicono sei milioni e mezzo di persone - e
sottoscrivere un abbonamento alla pay tv - nel 2000 sono stati in
658mila a affrontare la spesa. Molti però hanno aggirato
l'ostacolo economico procurandosi una card pirata. Se ne trovano
sul mercato, quello nero, e funzionano finché un segnale non ne
decripta il codice d'accesso e sono la bestia nera di Tele+ e
Stream.
Sembra che a Napoli il "tecnico pirata" ti porti le sfogliatelle
per cercare amichevolmente un accordo sul prezzo
dell'aggiornameto del codice. Uno shock certo non poter vedere in
chiaro le partite del campionato o dei mondiali di calcio, lo
shock poi potrebbe diventare patologico se addirittura non ci
fosse la possibilità di assistere agli spettacoli sportivi
neanche a pagamento. La pay tv non vuole infatti comprare i
diritti dei prossimi mondiale di Giappone e Corea che Leo Kirch
mette in vendita a prezzi esorbitanti. Il bulimico australiano
Murdoch e la major francese Vivendi, fino a ieri concorrenti con
Tele+ e Stream, costituiranno un blocco unico per fare fronte
alle richieste del magnate tedesco, e già Jean-Marie Messier,
presidente di Vivendi, fa sapere di una possibile acquisizione
della società svizzera Isl che di diritti sportivi in tv si
occupa. Il tentativo è quello di lastricare una strada in
discesa, un po' come avviene negli Usa dove il "pay per view" è
orami nel dna dei telespettatori.
La Hbo, un colosso fra le emittenti americane, per esempio
gestisce direttamente in casa propria i diritti sportivi. Così è
stata in grado di trasmettere in diretta, in un orario
conveniente ai newyorkesi, il titolo mondiale dei pesi massimi
disputato sabato in Sudafrica alle cinque del mattino. E sembra
proprio che uno dei motivi che abbia messo al tappeto Lennox
Lewis, di cui la Hbo detiene i diritti, sia stato proprio il
jet-leg. In Italia, dove le socetà calcistiche sono quotate in
borsa e i presidenti talvolta sono proprietari di canali privati,
il passaggio non è automatico e allora per vedere le partite
bisogna pagare ancora molto o come nel caso dei mondiali 2002, se
riusciremo a vederli in diretta, sottostare alla dura legge del
fuso orario.
Intanto le piattaforme digitali di Tele+ e Stream, ormai in
imminente fusione, mentre cercano di piegare il forte potere
contrattuale dei club di serie A, e scongiurare i conti in
perdita, si sono fatte forza puntando su ricchi palinsesti di
cinema porno a quanto pare l'unica fonte di guadagno certa. Più
certa dell'operazione Grande fratello.